venerdì 26 giugno 2015

CACCIA IN EMILIA ROMAGNA. POMPIGNOLI (LEGA): “SUBITO UNA REVISIONE DEL CALENDARIO VENATORIO. LO STORNO VA CACCIATO”.



Riceviamo e pubblichiamo: 

“Valutare l’opportunità di rivedere i termini e le prescrizioni del calendario venatorio regionale 2015/2016 per quanto concerne le specie cacciabili, le forme, i carnieri e le giornate di prelievo, tenuto conto delle obiezioni e delle proposte avanzate dai cacciatori emiliano romagnoli e delle specificità di alcuni esemplari di fauna selvatica migratoria che ne consentirebbero la caccia fino alla prima decade di febbraio e/o un maggior prelievo”. Lo chiede alla giunta regionale il gruppo della Lega Nord con una risoluzione a prima firma Massimiliano Pompignoli, presidente della 1° commissione  Bilancio,  invitando Bonaccini a reintrodurre lo storno tra le specie cacciabili al fine di contenerne i danni alle colture e alla flora selvatica.
“La Legge Regionale 15 febbraio 1994, n.8 (Disposizioni per la protezione della fauna selvatica e per l’esercizio dell’attività venatoria) – spiega Pompignoli -  disciplina la gestione, la protezione e il raggiungimento ed il mantenimento dell'equilibrio faunistico ed ecologico in tutto il territorio regionale e ne regolamenta il prelievo venatorio programmato. A tal fine la Regione Emilia Romagna, di concerto con le Provincie, coordina la programmazione delle attività di gestione della fauna selvatica, esercita il controllo dei prelievi negli ambiti territoriali in cui è consentito l'esercizio venatorio e stila il cosiddetto calendario venatorio regionale che fa da cornice alla redazione dei singoli calendari venatori provinciali”
“Rispetto alle prescrizioni contenute nel calendario – spiega il consigliere di Lega Nord  - ci sono pervenute molteplici osservazioni e rimostranze che certificano il clima di contestazione rispetto a un quadro normativo fortemente restrittivo e incapace di recepire le istanze avanzate dai cacciatori emiliano romagnoli. E’, ad esempio, emersa con insistenza la necessità di reintrodurre in calendario la specie dello storno, anche in base all’orientamento favorevole espresso dall’Ispra, e ai forti danni alle colture agricole e ai frutteti che questa specie causa su tutto il territorio regionale”.
”In più – continua il presidente della Commissione Bilancio -, a partire dalla stagione 2008/2009 si è registrato un crollo irreversibile dei cacciatori emiliano romagnoli determinato da molteplici fattori tra i quali anche il costo vertiginoso della licenza - circa 500 euro - che si aggiunge a quello per l’iscrizione a ciascun ATC”.
“Per questo – sostiene – sottolineando che la caccia adeguatamente regolamentata ha importanti valenze di interesse pubblico sia per la tutela ambientale e degli ecosistemi naturali, sia per l’economia dei territori, ho chiesto alla giunta di rivedere i termini e le prescrizioni del calendario venatorio regionale 2015/2016 per quanto concerne le specie cacciabili, le forme, i carnieri e le giornate di prelievo, tenuto conto delle obiezioni e delle proposte avanzate dai cacciatori emiliano romagnoli e delle specificità di alcuni esemplari di fauna selvatica migratoria che ne consentirebbero la caccia fino alla prima decade di febbraio e/o un maggior prelievo. A Bonaccini e alla sua squadra – conclude – chiedo anche di reintrodurre lo storno tra le specie cacciabili in Emilia Romagna al fine di contenerne i danni alle colture e alla flora selvatica intervenendo in maniera preventiva e di promuovere un contenimento dei costi per il rilascio della licenza di caccia e l’iscrizione agli ATC, affinché si inverta la tendenza di un calo drastico degli appassionati all’arte venatoria valutando anche l’ipotesi di rivedere il numero complessivo degli ATC emiliano romagnoli in un’ottica di riordino e semplificazione”.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Occorre con urgenza mettere fra le specie cacciabili anche alcuni uccelli ittiofagi come il cormorano e l'airone, quando questi invadono zone fuori da quelle tipiche per questi uccelli. La loro eccessiva presenza in zone non a loro adatte come la montagna sta portando all'estinzione di alcune specie acquatiche come il gambero nostrano di ruscello e molte razze di pesci, il cavedano che fino a poco tempo orsono era una delle specie più comuni e numerosa è ormai introvabile, nell'ultimo censimento a cui ho partecipato nel Savena alto non ne è stato trovato nemmeno un esemplare. Ovviamente i vari animalisti e falsi ambientalsti che capiscono meno di nulla si scandalizzeranno per questa richiesta.

Anonimo ha detto...

Fra le specie da cacciare, nel senso mandare via da qui, ce ne sarebbe anche qualcuna che si confonde con il genere umano per sembianze, ma purtroppo cosi non è, ragion per cui diviene molto insidiosa per la civile convivenza e per un sano rapporto fra umani e fra umani e ambiente inteso in senso lato.