lunedì 10 febbraio 2014

Le Foibe in mostra.




Come da programma,  Sasso Marconi ha celebrato il ‘Giorno del Ricordo’, dedicato alle vittime delle Foibe, con  la deposizione di una corona, a Borgonuovo  da parte del sindaco Stefano Mazzetti e del consigliere comunale Eugenio Salamone.
 E’ stato poi aperta al pubblico la mostra ‘Fascismo Foibe Esodo’ organizzata nella Sala Giorgi del capoluogo   che espone  immagini e documenti d’epoca legati alle vicende che portarono al massacro delle Foibe.  

La mostra sarà visitabile fino al 15 febbraio.  

Eugenio Salamone ha poi chiesto al sindaco di farsi interprete presso la dirigenza scolastica per trovare il modo più idoneo a consentire  incontri con le scolaresche finalizzate a far  conoscere ai giovani la triste e celata pagina di storia relativa allo sterminio delle Foibe, affidando tali incontri al Presidente dell’A.N.V.G.D. (Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia) di Bologna, Marino Segnan. 




3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma cosa ricordano questi? Il gruppo di potere che ha causato e finanziato i fronti opposti delle due guerre mondiali con il tragico corredo di violenze disumane, quelle dei vincitori misconosciute ma orrende come quelle dei perdenti, questo gruppo di potere è ancora saldamente sul trono di comando, più cinico ed insaziabile che mai e con ambizioni ancora più devastanti, che solo la nostra classe politica segaiola non vede.

Anonimo ha detto...

Mi pare che da questo titolo Fascismo Foibe Esodo manchi un'altra parola fondamentale e cioè: COMUNISMO

Anonimo ha detto...

Gli storici non considerano le foibe come un atto di vendetta, ma solo come un puro e semplice progetto di pulizia etnica ai danni di italiani di ogni posizione sociale e idea politica che avevano la sola colpa di essere italiani. I partigiani comunisti di Tito hanno trucidato fra gli altri anche centinaia di esponenti del CLN e di partigiani italiani e coloro che hanno lasciato la propria terra per entrare entro i nuovi confini dello stato, sono stati etichettati dall'allora pci italiano come "fascisti in fuga", senza ricevere dal proprio paese alcun tipo di riconoscimento per oltre 60 anni. Parlare quindi dei crimini di guerra italiani non è solo fuorviante e sbagliato tecnicamente, ma anche offensivo nei confronti di chi ha vissuto sulla propria pelle quella tragedia.
Eugenio Salamone