Sergio Marzocchi e Lamberto Lambertini |
Una intensa emozione ha ridestato nel pubblico
numeroso del teatro di Marzabotto il film-documentario sulla tragedia di Monte
Sole ‘Ninni’ di Lamberto Lambertini e Sergio Marzocchi , presentato sabato scorso alla presenza degli
autori, dei sindaci di Marzabotto e Monzuno Franchi e Mastacchi e di alcuni dei
protagonisti involontari di quegli eventi storici legati all’occupazione
tedesca durante l’ultima guerra.
Una ripresa con un militare intervistato. |
Sono 48 minuti di testimonianze raccolte da
Lambertini, in 23 anni di ricerche, con una telecamera amatoriale. Spinto
inizialmente dal desiderio di indagare sulla uccisione di un suo amico,
compagno di scuola e di giochi, Anselmo Tomesani, chiamato Ninni appunto,
sfollato a Sperticano da Bologna con la famiglia per sfuggire ai bombardamenti
sulla città e barbaramente trucidato all’età di 13 anni in uno dei
rastrellamenti che funestarono il tristissimo autunno del ’44 a Monte Sole,
Lambertini ha poi continuato a raccogliere materiale intervistando i superstiti
ancora in vita e raccogliendo le storie di famiglie, di singole persone, di
bambini, donne, partigiani, religiosi
che ebbero la sventura di trovarsi in quei luoghi. Storie diverse ma con lo
stesso tragico epilogo, con lo stesso terribile destino.
I due autori con i sindaci e con il presidente Comitato Vittime. |
Tutto il materiale era di oltre 30 ore di
registrazione su nastro magnetico ed è stato necessario trasportarlo sui
moderni supporti digitali e restringerlo a meno di un’ora. In questo è subentrata l’opera del regista Sergio Marzocchi che, con le musiche originali di Sandro
Comini, ha trasformato gli spezzoni di
registrazione in un toccante racconto di fatti e sentimenti che, senza retorica
né enfasi ma con la semplicità del linguaggio della gente comune sa giungere dritto al cuore, sa commuovere
profondamente, sa essere la condanna più severa della guerra con tutte le sue
conseguenze.
In platea, don Dario Zanini con Lucia Sabbioni, una superstite |
Lambertini non l’ha fatto per spettacolarizzare
quegli episodi, non solo per interesse storico. L’ha fatto per cercare di
metabolizzare quelle tragedie. Essere superstiti non è facile, ha spiegato
Marzocchi. Non basta tutta la vita per superare il ricordo di quelle ore, dei
minuti, di attimi di terrore e orrore.
Come hanno sottolineato nei loro interventi i due
sindaci, questo prezioso lavoro potrà essere divulgato, fatto conoscere alle
giovani generazioni anche tramite le scuole, rimarrà un documento
importantissimo perchè raccolto direttamente dalle persone ancora vive che sono stati testimoni di un momento di storia
tra i più bui di queste terre.
A
Lambertini (nella foto) abbiamo chiesto:
Come
ha saputo della fine di Ninni, fatto che l’ha spinto a intraprendere le sue
ricerche?
Lessi nel libro di Jack Olsen ‘Silenzio su Monte
Sole, innanzitutto dove è successo il fatto e come morì: fu rastrellato insieme
ai familiari e ad alcuni parenti e amici che si trovavano nella stessa casa,
Ca’ Roncadelli di Sperticano. Furono tutti trasportati vicino a un ruscello e
colpiti dalle fucilate. Cominciai le ricerche e seppi dai testimoni che Ninni,
colpito allo stomaco, morì dopo un’agonia di quasi due giorni. Questa tragedia mi ha spinto a cercare altri
particolari e altri episodi della storia di Monte Sole.
Dei
testimoni che lei è riuscito a intervistare, quanti sono ancora in vita?
Pochi,
dei 27 che appaiono nel filmato, attualmente sono vivi poco più di una decina. Tra essi anche la sorella di
Ninni, Marisa che si salvò perché si gettò, ferita, nell’acqua rossa di sangue
del piccolo torrente e la credettero morta
La
sua ricerca è un importantissimo documento perché raccoglie documentazioni
senza intermediari, dai testimoni diretti. Si è reso conto subito di cosa
potesse diventare?
Ho
iniziato spinto solo dalla grande curiosità di conoscere cosa è successo. Non
ho pensato che potesse diventare importante ma l’ho fatto d’istinto. Ora mi
rendo conto che conoscere i fatti può essere lo stimolo ad aiutare a ‘costruire un percorso di pace’, ad evitare
che si ripetano eventi tanto tragici
Lei
è riuscito a intervistare anche dei soldati stranieri che erano qui nel ‘44.
Come li ha trovati? Avevano superato l’orrore della guerra?
Ne
ho rintracciati parecchi, da una parte e dall’altra del conflitto anche se
molte testimonianze non hanno potuto essere inserite nel documentario. Si sono
trovati tutti in una bolgia dove dovevano assolvere ciascuno a un compito e in
seguito, rendendosi conto di cosa era successo si sono chiesti ‘ma cosa abbiamo
mai fatto?’ Alcuni sono pentiti, altri meno. Chi è convinto di avere eseguito degli
ordini non si dice pentito.
Cosa
vuole aggiungere?
Un
ringraziamento particolare lo voglio rivolgere alle mie ‘guide’, a coloro cioè
che mi hanno accompagnato nella ricerca: Francesco Pirini, Luigi Fontana e la
Pubblica Assistenza di Vado col presidente Franchini, don Dario Zanini e Tommaso
Ballotta.
Ci
siamo rivolti poi al regista Sergio
Marzocchi (nella foto):
Lei è riuscito in qualcosa che molti suoi
colleghi che hanno realizzato lavori su questo periodo non sono riusciti a fare
e cioè ha saputo mantenersi neutrale lasciando che ogni racconto fosse fatto da
ciascuno secondo il proprio punto di vista e mantenendo l’obiettività che
dovrebbe avere il ricercatore storico.
Era un suo obiettivo fin dall’inizio o lo ha trovato nel corso dell’opera?
L’ho
scoperto e pensato dopo aver visto le riprese di Lamberto. Ho pensato che
l’unica chiave di lettura fosse di non avere una voce fuori campo e un testo
esterno alle dichiarazioni. Abbiamo scelto la linea di riportare solo il
racconto storico, la neutralità. E l’abbiamo mantenuta
Ritiene
che possa essere esaustivo oppure con il materiale rimasto si potrebbero
realizzare altri documentari?
Sì,
avremmo materiale per realizzare altri documentari ma bisogna verificare se la
qualità tecnica dei filmati è sufficientemente valida per essere all’altezza
del primo. Il materiale è comunque di grande interesse.
Stupisce
la profonda religiosità dei superstiti. Stupefacente l’atteggiamento di quella
superstite che racconta della mamma che resasi conto della fine imminente le raccomandava
‘Recita l’Atto di dolore’. E’ una scelta della selezione o una costante
nell’atteggiamento delle persone semplici, arricchite da una grande fede?
La seconda cosa, assolutamente.
Non
trapela odio in nessun racconto, né dei civili, né dei soldati o dei partigiani.
E’ anche questo frutto di una selezione o è il grande cuore della gente, tutte
vittime di un destino più forte di loro?
E’
proprio questo ciò che ho trovato nelle riprese e che era evidente in tutte le
interviste. Questa
pacatezza comunque rivela ancora una grande sofferenza Sono soddisfatto che
emerga chiaramente dal filmato.
Anche
la musica riesce a creare una grande suggestione. Sandro Comini (nella foto), compositore
delle musiche ci dice:
La
musica è determinante perché si deve amalgamare con le immagini senza
sovrapporsi ai racconti dei protagonisti. Questo è stato il mio intento. Ciò che
mi ha ispirato la musica è stato proprio sentire Lamberto quando nel raccontare
di Ninni legge la sua letterina di Natale. Ho seguito il mio istinto e chi l’ha
ascoltato mi ha detto che sono riuscito a ‘narrare’ lo struggimento che io
stesso ho provato.
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