giovedì 6 ottobre 2011

Stefano Zanni, figlio di Carlo, parla del padre morto durante un incendio.

“Me a son semper bel” diceva spesso Carlo Zanni e il figlio Stefano ora la ricorda con maggiore rimpianto poiché il padre non c’è più.

Carlo è rimasto ucciso per un infarto che lo ha colto mentre tentava di domare le fiamme che stavano divorando il suo bosco a Sanguineda di Vergato. “E aveva ragione: era ‘bello’ anche nella morte”, dice Stefano. “Non volevo andarlo a vedere dopo il passaggio delle fiamme. Ci sono andato e ho fatto bene. Era bello anche nella morte. Ieri siamo andati per le formalità del riconoscimento e ho notato ancora che era bello”, rimarca Stefano nel suo affettuoso parlare del padre Carlo, nel tentativo di alleggerire il dolore del taglio definitivo. E’ evidente che inconsciamente forza alla consolazione del ricordo per alleggerire il peso della mancanza. Il ricordo è già padrone della sua esistenza e entra nella nuova realtà senza resistenza “Era un ragazzo di 79 anni. Mi aiutava e mi seguiva spesso. Veniva a vedere il mio lavoro ed era orgoglioso di me. Non lo ha mai detto che era compiaciuto , ma lo confessava chiaramente il suo atteggiamento. E ciò mi riempiva di soddisfazione”.

Stefano gestisce una catena di negozi per acconciature ed estetica. La sua riuscita imprenditoriale aveva ancora reso più forte il legame con il padre che lo ha educato e che a tal proposito definisce con un termine che oggi appare negativo. “Era un padre-padrone, ma, assieme a mia madre Tina, ha saputo indirizzarmi verso quei principi che poi sono stati utili alla mia carriera professionale ed alla mia esistenza. Può sembrare una educazione di altri tempi che però mi vanto di aver ricevuto”.

Alla domanda se è certo che il decesso di Carlo sia avvenuto per infarto, risponde: “La certezza assoluta ancora non c’è poiché non c’è stata l’autopsia, ma i medici non hanno dubbi: papà è stato trovato con le mani al petto, il viso gonfio, la lingua tra i denti, tutti indicatori che portano a questa deduzione”. Poi Stefano si lascia a una considerazione. Si toglie un sassolino da una scarpa. “C’è stato qualche ‘cinico’ che ha addebito alla sua imperizia nel dare fuoco a sterpaglie la causa del decesso. Mio padre non era imprudente e aveva preso tutte le precauzioni utili in questi casi. Un cambio improvviso del vento ha allargato le fiamme domate dai Vigili del Fuoco. Non è comunque morto né per le fiamme né per soffocamento dai fumi. Chi esprime dubbi, non lo conosceva e parlare, facendo addirittura accuse senza sapere, è indice di superficialità non scusabile”.

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