“Siamo costretti a strappare i marroni di bocca ai cinghiali. Ciò che solo poco tempo fa era impensabile è divenuta una realtà. Se tornasse al mondo mio padre crederebbe di aver sbagliato secolo. Qui non si progredisce, non si può progredire”.
E’ l’ultimo sfogo di un agricoltore della media collina bolognese di nome Giacomo che ha negli ultimi anni riportato alla produzione consistenti appezzamenti di castagneto e che puntava sul reddito di questa coltura per ridare economicità al suo impegno imprenditoriale.
La delusione è tanta: “La vespa cinese e la siccità hanno ridotto la produzione in modo più che consistente, probabilmente da noi dell’80-90 per cento e quei due frutti che cadono se li mangiano i cinghiali durante la notte. Al mattino, invece dei marroni troviamo i resti del pasto degli animali”.
E proprio sulla presenza dei cinghiali, ritenuta di nuovo eccessiva, su punta il dito: “Contro la siccità c’è poco da fare, ma i cinghiali sono stati incrementati di numero volutamente e la loro presenza è un flagello per i castagneti. Anche se si recinta con il dissuasore elettrico”, precisa ancora Giacomo. “Non ha effetti perché la forza del branco lo abbatte. Il primo urta il filo, ma gli altri animali dietro lo spingono fino a rompere la recinzione.”
Giacomo poi racconta che negli anni precedenti si era giunti a una presenza di cinghiali finalmente sopportabile. Quest’anno il loro numero è di nuovo lievitato in modo esponenziale fino a far registrare una nuova emergenza.
Giacomo spiega poi che all’origine dell’incremento vi sarebbero probabili immissioni di animali in ambiente libero e la possibilità data ai cacciatori di ‘pasturare’ durante i periodi di chiusura della caccia. Ciò avrebbe procurato ai cinghiali una tale abbondanza di cibo da rendere le femmine sempre pronte a figliare.
Spiega ancora l’agricoltore che gli animali si autoregolano nella riproduzione a seconda della disponibilità di cibo. Quando questa è carente le femmine ‘vanno in calore’ con frequenza bassa. In caso contrario con maggiore frequenza. “Quest’anno le femmine entravano in calore quasi subito dopo aver figliato. Erano sempre incinte”.
Poi conclude amaramente:
“La castanicoltura non ha considerazione, mentre dovrebbe essere valorizzata per la sua importanza sia dal punto di vista ambientale, in quanto mantiene puliti i boschi, le strade e regimentate le acque e sia dal punto di vista culturale in quanto tiene vive tradizioni alimentari salutari che rischiano ora di andare perse. Infine, non ultimo, per una promozione turistica delle bellezze della nostra collina. Ma come sempre, tutti coloro che hanno responsabilità gestionali parlano in un modo e agiscono in un altro”.
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