lunedì 27 febbraio 2023

Gli agricoltori aspettano collaboratori

 Servono continuamente risorse umane per il settore primario: bisogna colmare il vuoto di competenze anche digitali. Presentati i dati della ricerca sulla manodopera, che ha coinvolto oltre 600 aziende associate, alla presenza degli assessori Vincenzo Colla e Alessio Mammi 


 di Barbara Bertuzzi

 

L’agricoltura emiliano-romagnola è alla continua ricerca di manodopera. Nel 2021 le assunzioni hanno raggiunto quota 130 mila unità, di cui la stragrande maggioranza a tempo determinato, incluso l’apprendistato e il lavoro somministrato, mentre solo 1.100 a tempo indeterminato. Il numero di attivazioni sale poi a 133 mila unità stimate nel 2022. Bisogna sottolineare che nell’ultimo quinquennio gli assunti a tempo indeterminato sono cresciuti, passando dalle 910 unità del 2018 alle 1.307 del periodo ottobre 2021 settembre 2022 (fonte: elaborazione OML Agenzia regionale per il lavoro su dati Siler). 

Se n’è parlato a Bologna al convegno “L’agricoltura dalla manodopera alla robotopera: i profili ricercati in Emilia-Romagna”, promosso da Confagricoltura Emilia Romagna in collaborazione con Umana, fra le principali agenzie per il Lavoro in Italia, che ha presentato i risultati dell’indagine svolta in regione tra le aziende socie di Confagricoltura, più di 600 rappresentative delle varie province. 

Oltre la metà delle imprese coinvolte (il 57%) prevede nuove assunzioni nei prossimi mesi, sia a tempo determinato sia a tempo indeterminato, ma fatica a reperire forza lavoro. Il 52% non trova operai agricoli specializzati, dal potatore al raccoglitore all’operatore agricolo esperto di agricoltura di precisione, ma risultano di difficile reperibilità, almeno per il 27%, pure i trattoristi o conduttori di macchine agricole anche 4.0 per semina, aratura e concimazione dei terreni. 

Dall’analisi di Umana emerge che in un contesto caratterizzato dalla ricerca di competenze sempre più profilate, le aziende del settore prediligono il canale formativo degli Istituti agrari o Professionali e (per il 23% degli intervistati) cresce l’attenzione verso gli ITS-Istituti tecnici superiori. 

Si evince inoltre che più del 45% del personale impiegato usa già strumenti innovativi: impianti di irrigazione e fertirrigazione per il risparmio idrico, macchine da raccolta meccanica, sistemi di automazione delle operazioni di allevamento e robot intelligenti di alimentazione e mungitura. Il 91% degli intervistati ritiene che l’impatto delle nuove tecnologie sul comparto agricolo sia quanto meno significativo ma solo il 52% dichiara di aver fatto negli ultimi 5 anni investimenti importanti in tale direzione. 

I driver di crescita per il futuro? La competitività fa rima con produttività per il 29% delle aziende intervistate e con innovazione per il 28%. Ma è necessario pensare a una strategia di “industry branding” poiché la maggioranza degli intervistati (83%) afferma di non aver mai sviluppato alcuna attività con l’obiettivo di attrarre nuovi dipendenti.

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