sabato 27 settembre 2014

Roberto Balzani risponde a Legambiente.



Roberto Balzani, in lizza alle primarie del Pd di domani, domenica 28 settembre, risponde  alle domande sui progetti amministrativi e sui temi più cari a Legambiente.

Recentemente, molti economisti hanno confutato le basi ‘utilitaristiche’ di una dinamica economica centrata sul mercato concorrenziale e sullo sviluppo senza limite. Tale modello di sviluppo è ritenuto la causa, non la soluzione, dei problemi più gravi che oggi abbiamo di fronte: la povertà, l’ineguaglianza, l’esaurimento delle risorse naturali.

In questo quadro, oltre alle azioni specifiche, di seguito sviluppate in risposta ai singoli punti, è necessario riorganizzare la fiscalità, al fine di favorire attraverso adeguati incentivi e penalizzazioni investimenti rivolti alla riqualificazione degli edifici, alla manutenzione del territorio e alla conversione delle attività produttive, al fine di favorire il percorso di disaccoppiamento tra crescita e consumo di risorse.

·        Consumo di suolo. Le previsioni contenute dei Piani Urbanistici comunali, se realizzate, porterebbero ad un raddoppio di quanto finora già costruito. E’ una ipotesi che questa regione può permettersi? Che strumenti si metteranno in atto? Quali azioni avviare la rigenerazione delle città?

Dopo avere consumato suolo agricolo al ritmo di 8 ettari al giorno, la Regione deve invertire la rotta e fare proprio l'obiettivo europeo del consumo netto di suolo zero anticipando la sua applicazione dal 2050 al 2030 attraverso l'elaborazione di una nuova legge di governo del territorio e l'introduzione del principio della compensazione ecologica preventiva per le opere infrastrutturali. Consumo netto di suolo zero non significa congelare le città, ma attivare un circuito virtuoso di rigenerazione urbana e di ricucitura del tessuto insediativo favorendo il recupero dell'esistente e subordinando ogni nuova occupazione di suolo al ripristino ad uso agricolo o di verde urbano di aree impermeabilizzate inutilizzate, di superficie pari o superiore a quella occupata. L'obiettivo è quello di garantire un saldo zero, se non una riduzione delle superfici impermeabilizzate, rendendo più conveniente la riqualificazione edilizia rispetto alla costruzione su aree libere anche mediante una rimodulazione degli oneri di urbanizzazione. Il vincolo del consumo netto di suolo zero deve diventare il motore per la rigenerazione del patrimonio immobiliare in termini di adeguamento sismico, risparmio energetico, qualità dell'abitare. Va inoltre favorito il recupero e riutilizzo degli inerti derivanti dalle demolizioni con un'adeguata leva fiscale sui materiali di estrazione. Consumo netto di suolo zero significa anche recupero del territorio agricolo periurbano per una sua valorizzazione in termini di fruizione sociale e turistica e di produzione agricola di prossimità (filiera corta). 

·        Su quale modello di trasporti dovremo puntare per il 2020? Ed in merito a questo, la futura giunta intende portare avanti tutti e 5 i progetti di autostrade che si sono mantenuti in vita finora, oppure intende aprire una seria valutazione sui costi e benefici ?

I progetti autostradali vanno rivisti alla luce dei reali fabbisogni, di un'attenta analisi costi-benefici, della valutazione di alternative meno costose e impattanti, compresa l'alternativa zero, dando comunque priorità, nell'allocazione delle scarse risorse regionali, agli investimenti su ferro, in particolare per le reti di trasporto metropolitano, e alla manutenzione e adeguamento della rete stradale esistente. 

·        Chi decide sui servizi pubblici? Quali strumenti garantiranno autonomia e potere di scelta ai comuni rispetto alla situazione di potenziale conflitto tra l’essere “azionista” e contemporaneamente custode del bene collettivo?

Nell'ambito dei servizi pubblici locali due sono le priorità che continuano a rimanere indefinite:
o   piano di finanziamento degli investimenti necessari per garantire l'erogazione e la qualità dei servizi idrico integrato e rifiuti;
o   regolazione tariffaria attraverso autorità indipendenti e strumenti di verifica dell'efficienza gestionale.
Riteniamo semplicistica l'assunzione che ricorrendo al mercato e alla concorrenza si potranno superare i disservizi e la frammentazione delle gestioni attuali. In realtà, ricorrendo al mercato, al netto della maggiore efficienza, gli investimenti necessari si tradurranno in un adeguamento esponenziale della tariffa. Infatti, gli investimenti dei privati sono garantiti attraverso un metodo tariffario che riconosce in maniera precisa tutti i costi, inclusi i costi di capitale. Difficile immaginare che vi sia la disponibilità di capitali privati se questi non sono adeguatamente remunerati. Assumendo quindi che non vi sia una pressione sul costo del lavoro, la gestione di natura pubblica o quella privata, lasciano irrisolti i due nodi principali: investimenti e tariffe. Inoltre, una gestione privatistica dei servizi, senza adeguate strutture di regolazione e controllo, sposta il peso delle decisioni sui gestori.
Riorganizzare le società multiutility e la regolazione dei servizi pubblici, che sono e saranno un elemento chiave per le politiche ambientali, sono obiettivi non procrastinabili. A nostro parere è necessario un nuovo modello per i servizi pubblici locali, un modello in cui le amministrazioni pubbliche si dedichino unicamente al ruolo di controllo e programmazione dei servizi, nell’ottica di realizzare investimenti anche se non sono legati a un chiaro ritorno economico diretto. Questa programmazione di investimenti può essere realizzata efficacemente solo se la proprietà dei beni comuni rimane completamente pubblica. Completamente pubblica deve essere la proprietà delle reti, degli impianti e tutte le infrastrutture necessarie a realizzare in maniera universale e capillare il servizio. La gestione, invece, dovrà essere affidata al mercato, con le forme e i modi definiti da procedure competitive aperte.

·        Quali scelte territoriali di prevenzione dei rischi vanno fatte sulla costa?

il decreto Sblocca Italia permette, anzi incoraggia, semplificandone le procedure, le attività di estrazione  di petrolio e metano in tutto il territorio nazionale e in particolare in Emilia-Romagna e nell'Adriatico. Inoltre, il decreto non prende in considerazione la necessità di creare una cultura del risparmio energetico e più in generale della sostenibilità, in pieno contrasto con la politica energetica della Comunità Europea.

Circa l’estrazione delle nostre esigue riserve di combustibili fossili, riteniamo debba esserci una concertazione con la Regione, per contemperare scelte di scala maggiore con il progetto di  efficienza, risparmio energetico e sviluppo delle energie rinnovabili, che per noi sono la via maestra per stimolare una reale innovazione nelle aziende, sostenere l'occupazione, ridurre l'inquinamento, evitare futuri aumenti del costo dell'energie, ridurre la dipendenza energetica dell’Italia da altri paesi e custodire l'incalcolabile valore paesaggistico delle nostre terre e dei nostri mari. Un accordo bilaterale con la Croazia, all’interno di un quadro condiviso degli effetti dello sfruttamento dei giacimenti adriatici, potrebbe rappresentare un obiettivo ragionevole.

·        Quali strumenti forti per ridurre il bisogno di impianti di smaltimento rifiuti?

Un incremento del 15% della quota di riciclo a livello nazionale si traduce in circa 600 milioni di euro di risparmi sui costi energetici, di riduzione della tariffa del servizio e di riduzioni di costi ambientali e sanitari.  La maggior parte dei vantaggi economici non sono a diretto beneficio del gestore del servizio, ma della comunità e del sistema economico nel suo complesso. Anzi, il gestore del servizio, se orientato a principi di efficienza economica e industriale, privilegerà quelle attività a maggiore marginalità economica diretta, ovvero il recupero di energia (incenerimento), a danno del sistema economico nazionale. E' quindi necessario definire meccanismi di regolazione e incentivazione rigorosi, che consentano di garantire contemporaneamente la massima efficienza economica delle imprese di gestione dei servizi, ma anche l'incremento del recupero di materia e del riciclo.
Ulteriori economie si potrebbero raggiungere con la prevenzione, ovvero riducendo le quote di materiali non riciclabili immessi a consumo, e aumentando le percentuali di materiale intercettato, attivando i meccanismi di responsabilità estesa al produttore.
In questo quadro, le seguenti azioni, qualora realizzate attraverso una transizione sostenibile dal punto di vista economico-sociale e la conversione dei sistemi di raccolta differenziata, porterebbero all’annullamento dello smaltimento in discarica, alla riduzione dell'incenerimento e alla realizzazione di impianti di recupero:

1.     Separazione tra i gestori del servizio di raccolta e gestori dello smaltimento dei rifiuti.
2.     Proprietà pubblica degli impianti di smaltimento.
3.     Gestione orientata alla massima efficienza economica dei servizi di raccolta e smaltimento.
4.     Regolazione dei costi standard dei gestori, attraverso parametri omogenei e verificabili.
5.     Riorganizzazione del sistema dei consorzi CONAI e regolazione pubblica dei contributi per immettere a consumo gli imballaggi con valori inversamente proporzionale alla loro riciclabilità. 
6.     Piano di prevenzione rifiuti, con obiettivi di riduzione degli impianti di smaltimento e di realizzazione di impianti di recupero, attraverso adeguati incentivi fiscali.


·        Il Delta del Po, principale area umida del paese e patrimonio di bellezza inestimabile, può ancora essere gestito con due parchi regionali distinti, ostaggio dei Comuni, o dovrà avere una guida unitaria?

La gestione unitaria è certamente auspicabile, perché le normative del Veneto e della Emilia-Romagna sono diverse in molti aspetti, e, impediscono quindi di realizzare azioni efficaci e condivise. Inoltre, la pianificazione  (in ambito urbanistico) del parco è di natura sovraordinata (non comunale) e si scontra troppo spesso con questa frammentazione di competenze. Una gestione unitaria e sovra-regionale, realizzata sulla base di obiettivi e risorse condivise è un ottimo esempio di semplificazione amministrativa, che è uno degli obiettivi comuni e trasversali del nostro programma.


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ancora con le interviste ai candidati in campagna elettorale?
Pubblicate anche il tracciato della macchina della verità, fatto all'intervistato mentre rispondeva, altrimenti è la solita solfa. Gli eletti mantengono le promesse solo per i propri interessi, stipendi altissimi pagati dalle tasse degli altri,baby vitalizi altissimi senza contributi, soldi a go go per spese pazze, più le entrate della politica sottobanco, più lauti contratti dai privati a fine carriera, ecc ecc. Gli unici politici che mantenevano le promesse sono stati "terminati" dai sicari dei poteri forti,e di politici disposti a vivere indossando il giubbotto antiproiettile non ce ne sono.

Anonimo ha detto...

Certo che Balzani a Sasso è proprio sostenuto dal nuovo che avanza, Fabbriani in primis, che si è sempre speso nella nostra città per due fuoriclasse come Salamone e Fortuzzi, per non parlare dell'appoggio interno al PD costituito dalla vecchia guardia migliorista del PCI Stefano Osti e da Luciano Russo della vecchia guardia della Margherita... una bella ventata di aria fresca, non c'è che dire...