Il Sindacato Nazionale Autonomo Medici scrive a Sindaci, Prefetto, Consiglieri Comunali e Ministri sulla proposta di riordino del 118
Il dottor Roberto Pieralli e la dottoressa Anna Esquilini hanno scritto:
La presente per segnalare le ragioni che ci portano a ritenere inaccettabile il piano proposto dall’ Azienda USL di Bologna in discussione il prossimo 3 Agosto in sede di CTSS rispetto al riordino del Servizio di Emergenza Sanitaria Territoriale della provincia, piano caratterizzato da modelli organizzativi che riteniamo possano influenzare negativamente la sicurezza dei pazienti che necessitano di soccorso pre-ospedaliero tempo-dipendente in emergenza.
Apprendiamo che sotto l’egida di uno spacciato
“rimodellamento” e “potenziamento”, sarebbe intendimento aziendale operare in
concreto tagli ai mezzi di soccorso avanzato, quelli veramente e concretamente
in grado di garantire risposte “avanzate”, in quanto dotate di equipe completa
di Medico ed Infermiere, ottenendo paradossalmente de facto un depotenziamento
della risposta clinica.
Dall’analisi del documentale, l'AUSL di Bologna
intenderebbe modificare l'attuale assetto di automediche secondo il seguente
schema riassuntivo:
• Bologna Città: da 2 automediche 24h su 24 che
coprono in prima battuta anche i comuni limitrofi (Casalecchio, San lazzaro,
Zola Predosa, Ozzano Emilia etc…) ad un nuovo assetto nel quale rimarrebbero
un’automedica 24h e un’automedica 12h diurne che si troverebbero inoltre ad
ampliare il territorio di competenza in ragione delle intenzioni contestuali di
chiusura delle automediche di Bazzano, Budrio e la serale di Bentivoglio.
• in Area Nord: da 3 automediche complessive: 2 di
queste h24 (San Giovanni in Persiceto e Budrio) e una h16 (Bentivoglio)
vorrebbero a perdersi quella di Budrio totalmente e quella di Bentivoglio nella
fascia SEZIONE PROVINCIALE DI BOLOGNA Sindacato Nazionale Autonomo Medici
Italiani – Bologna PEC: Bologna@pec.snami.org – email: info@snami.bologna.it 2
serale 20-24, ottenendo a regime la presenza di soli due mezzi medicalizzati
diurni ed un solo mezzo notturno per tutta l’area. Tutto ciò comporterebbe
prevedibili problemi in caso di più emergenze in contemporanea o anche
semplicemente qualora gli ospedali dell’area richiedessero, come spesso
avviene, trasferimenti interopsedalieri di pazienti critici con accompagnamento
medico. Questa prefigurata situazione ci appare ancora più grave se si prende
in considerazione che l’Automedica Budrio 108 si trova spesso a intervenire nel
territorio di Imola e di Argenta (in questo caso a causa della recente chiusura
dell’Ambulanza Medicalizzata di Argenta) e che l’Automedica Persiceto 153 si
trova spesso impegnata ad intervenire anche nella provincia di Modena oggi in
sofferenza a causa della carenza di professionisti.
• in Area Sud-Appennino, l’AUSL di Bologna
intenderebbe passare dalle 5 automediche con operatività h24 (Bazzano 104,
Setta157, Loiano134, Marano 149 e Sambro122) ad un assetto di 2 automediche con
operatività h24 (Marano 149 e Setta 157) e 1 automedica con operatività di sole
12h diurne (Loiano 134) con quindi una soppressione totale di due automediche
(Bazzano e Sambro) e, parrebbe di capire dal documento anche di parte di quella
di Loiano.
Tutto quanto sopra evidenziato determinerebbe la
rarefazione e quindi la presenza di pochissimi mezzi medicalizzati a copertura
di un territorio vastissimo e anche montuoso che si estende dalla pianura al
comune di Bologna fino al confine con la Toscana, con enormi tempi di
percorrenza ovviamente del tutto incompatibili con svariate situazioni cliniche
di tempo-dipendenza, legati, vale la pena ricordarlo, anche alle condizioni
meteo e stradali (neve, pioggia o frane etc..). Si basti considerare che in
caso di una contemporaneità di emergenza, quotidianamente presente in ogni fascia
oraria, su pazienti critici geograficamente distanti gli uni dagli altri, si
renderebbe estremamente difficoltoso assicurare con ragionevole certezza
l’arrivo in tempi contenuti di un medico dell’emergenza con l’equipe avanzata
completa, anche considerando che l’Elisoccorso, per quanto celebrato (forse non
a caso) non puo’ intendersi la soluzione spesso paventata in quanto soggetto a
importanti limitazioni di operatività dovuta al meteo che lo stesso decreto
ministeriale 70/2015 ha ritenuto di dover tenere in considerazione, definendolo
appunto mezzo “integrativo e non sostitutivo” della risposta su gomma.
La rimodulazione proposta dai piani in progetto
renderà di fatto distante il raggiungimento del rapporto ottimale che prevede
un mezzo di soccorso avanzato (MSA) ogni 60.000 abitanti per non più di 350 km2
previsto dal DM (Salute) 70/1025, dove per MSA si intende un veicolo con a
bordo personale medico ed infermieristico di cui il DM del 5 novembre 1996. E’
infatti importante che tutti gli attori politici siano a conoscenza del fatto
che tanti, se non tutti, i problemi di organizzazione del sistema 118 si basano
su interpretazioni più o meno allargate del concetto di Mezzo di Soccorso
Avanzato.
Il normativo in questo ambito ha creato molteplici
fumosità sebbene le stesse siano chiaramente ed evidentemente interpretabili, a
nostro giudizio in un solo modo, dato che le alternative interpretazioni
porterebbero a paradossi che in seguito brevemente si espongono. Secondo AGENAS
– Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali - nella proposta
analistica per la riorganizzazione del 118 nelle Regioni in piano di rientro
prevedeva due ipotesi: la prima con un criterio che attribuiva su territorio
regionale un’ambulanza medicalizzata ogni 60.000 abitanti per un territorio non
superiore a 350km2 e una seconda, piu’
complessa, che teneva in considerazione sia i mezzi medicalizzati (MSA) che
quelli con infermiere (MSAB) dividendo la popolazione ed il territorio tra
quello montano e quello pianeggiante. Di queste due proposte quella adottata al
punto 9.1.3 del Decreto 2 aprile 2015, n. 70 “Regolamento recante definizione
degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi
all'assistenza ospedaliera”.
(GU Serie
Generale n.127 del 04-06-2015) fu comunque la prima, ovvero un mezzo di
soccorso avanzato ogni 60.000 abitanti per non oltre 350km2 di territorio con
riferimento alla popolazione e superficie regionale. Anche recentemente
tuttavia, la Delibera della Giunta Regionale n° 1206 del 17/07/2023 ha
sostenuto che la loro interpretazione di MSA non sia quella di un mezzo con
equipe completa di medico e infermiere ma che possa alternativamente ed
equivalentemente ai fini organizzativi considerarsi con il medesimo termine tanto
quello con il solo infermiere quanto quello con il medico quanto quello con
medico e infermiere. Un paradosso che porta addirittura a definire che “La Regione Emilia-Romagna dispone di 1
MSA/29.839 abitanti, rispetto a un parametro nazionale, previsto dalla
classificazione del DM 70/2015, di n. 1 MSA/60.000 abitanti”. Un calcolo
parametrico paradossale che porta quindi la Regione Emilia-Romagna a sostenere
di avere ben oltre il doppio dei mezzi richiesti dal parametro normativo”.
A noi professionisti, e non solo a noi, appare
macroscopico che proprio per questa alterazione interpretativa nel significato
si stiano contando “lucciole per lanterne”, e che sia evidente come questa
interpretazione del termine MSA porti a un paradosso come questo raddoppio
delle risorse che non ci risulta siano giustificate da un’epidemiologia di
eventi critici tale da necessitare di spendere appunto il doppio delle risorse
definite dal DM70 a livello nazionale.
La questione interpretativa nascerebbe dall’aver
utilizzato ai fini del calcolo l’elenco delle tipologie di Mezzi di Soccorso di
cui al Decreto 17 dicembre 2008 Istituzione del sistema informativo per il
monitoraggio delle prestazioni erogate nell'ambito dell'assistenza sanitaria in
emergenza-urgenza. (GU Serie Generale n.9 del 13-01-2009), che tuttavia va solo
a definire delle tabelle di record informatico utili a raccogliere i dati di
attività e che peraltro, per paradosso, andrebbero a distinguere automediche ed
elicotteri come entità diverse dai mezzi di soccorso avanzato ai fini della
raccolta dei dati delle prestazioni erogate.
Se questo può apparire a prima vista come un problema
di solo conteggio, nella realtà ha enormi effetti concreti sulla pratica
clinica, sulla sicurezza delle cure e sulla funzionalità del sistema di
emergenza territoriale. Non si può infatti pensare che due mezzi con infermiere
facciano un mezzo con equipe avanzata con medico e infermiere: questo
renderebbe la pratica clinica ed il soccorso ai pazienti una banalizzazione
ulteriore e inaccettabilmente rischiosa. Ritenendo i mezzi di soccorso
“intercambiabili” secondo questa stravagante interpretazione, si giungerebbe ad
altri paradossi come quelli nei quali potremmo avere addirittura solo mezzi con
medico o solo mezzi con infermiere.
Salta agli
occhi come tale organizzazione generi un altro paradosso, ovvero quello di
generare statisticamente con più frequenza ed ordinarietà il verificarsi di uno
“stato di necessità”, forse utile e funzionale a quella visione che vorrebbe
trasferire compiti e funzioni propri della professione medica ad altre figure
professionali. Riteniamo per questo motivo che la interpretazione del concetto
di MSA –Mezzo di Soccorso Avanzato - non possa che essere quello di un mezzo
con equipe completa di medico e infermiere dell’emergenza, ogni 60.000 abitanti
per non oltre i 350km quadri su popolazione e area territoriale regionale, al
fine di garantire sia la risposta ordinaria in tempi contenuti e adeguata alla
criticità presunta, sia l’intervento in tempi contenuti di un mezzo
territorialmente adiacente quando quello di zona già impegnato, sia la
possibilità di soccorso rapido anche in circostanze di maxi emergenza o di
incidenti con più feriti gravi contemporanei. Come riportato nel documento
stesso dell’Azienda USL nella proposta di riorganizzazione, il rapporto dei
mezzi medicalizzati risulterebbe per contro andare da andare da 1: 88.000
diurno e 1: 95.000 notturno fino, secondo il documento a un rapporto di fino a
1: 176.000 (pag. 8 fig.4 del documento di riordino) nelle ore notturne e senza
alcuna specifica della misura della superfice territoriale. Quando si fa
riferimento un servizio delicato come quello dell’automedica o dei mezzi di
soccorso avanzato, questo deve essere garantito sempre secondo AGENAS
prescindendo dal numero di interventi rilevati, anche in virtù del fatto che
dall'attivazione del mezzo alla chiusura del singolo servizio possono
trascorrere anche delle ore.
Infatti, non sono tanto i volumi di intervento a
contare, ma i tempi di arrivo del mezzo con la capacità assistenziale adeguata
alla criticità presunta dalla chiamata al 118 (o 112) e la ridondanza nel caso
il mezzo di zona sia già impegnato. A tal proposito riteniamo doveroso e
fondamentale ribadire come “un criterio semplicistico di riduzione delle
postazioni soltanto sulla base della quantità degli interventi e/o dei
chilometri percorsi, non è percorribile in quanto porterebbe a dei gravi
squilibri di copertura territoriale” (Agenas - Monitor 27/2011): si ritiene
quindi necessario dare la giusta importanza ad ogni singolo evento in termini
di chance, beneficio e probabilità di sopravvivenza per il paziente. Appare
l’occasione di evidenziare come il progetto non parrebbe nemmeno comportare un
risparmio per i contribuenti in quanto sarà necessario procedere con l’acquisto
di nuove ambulanze e assumere ulteriore personale da impiegare su questi mezzi.
Ovviamente, il tutto prevederà l’impiego di ingenti
oneri a carico dell’Azienda USL sia per i mezzi che per il personale. Inoltre,
la chiusura delle automediche non comporterà un aumento delle risorse da
impiegare nei Pronto Soccorso in quanto il personale medico convenzionato 118
non potrà essere adibito a funzioni di pronto soccorso, ma eventualmente
spostato su altre automediche/elicotteri già oggi coperti da colleghi
anestesisti-rianimatori anch’essi non adibibili a funzioni di pronto soccorso
ospedaliero in quanto non equipollenti e acini alla relativa branca
disciplinare ospedaliera. Appare difficile comprendere come si possa pensare di
mantenere elevati standard qualitativi e di sicurezza per i pazienti, già di
per sé assolutamente non sostituibili da tele-consulti e tele-prescrizioni
dalla Centrale Operativa 118, dovendo aggiuntivamente considerare i lunghi
tempi di percorrenza per raggiungere i pazienti a fronte della nuova
riorganizzazione. I pochi medici che rimarrebbero in servizio vedrebbero un
ulteriore scadimento delle condizioni di lavoro oltre alla probabile snervante
sensazione derivante dall’insinuarsi di quel dubbio per il quale che “se fossi
arrivato in tempo” avrei potuto forse fare di più o garantire maggiori chance.
Facile intuire come questo allontanerebbe e
spingerebbe all’abbandono i professionisti, come già avvenuto in altre realtà.
O forse è proprio questo che si vuole ottenere? Come Sindacato teniamo a
precisare e rassicurare rispetto al fatto che la dotazione di personale medico
in forza all’ Azienda USL di Bologna attuale, ma anche prospettivamente in
considerazione dell'arrivo di nuovi Medici di Emergenza Territoriale entro la
fine dell'anno, sia sufficiente a coprire tutti i turni dell'attuale assetto
delle automediche di provinciali, con possibilità di copertura h24 di tutti i
mezzi medicalizzati oggi presenti, garantendo in questo modo, elevati standard
professionali e massimizzando la sicurezza e qualità delle cure oltre che
mantenendo anche gli spazi per la formazione dei nuovi professionisti che
viceversa non troverebbero sufficienti posti per un tirocinio formativo.
Non va infatti dimenticato il ruolo chiave del 118
nell’assolvimento di funzioni di formazione del personale medico addetto
all’emergenza sia territoriale che ospedaliera. Il nuovo assetto ipotizzato
renderebbe di fatto impossibile assolvere e rispondere alla crescente richiesta
di formazione derivante dall’ampliamento dei posti di formazione al corso di
laurea in medicina e ai posti delle scuole di specializzazione e formazione 118
previsti. Riteniamo in definitiva che la proposta dell'Azienda USL di Bologna,
sia improponibile, ancor prima che incondivisibile ed inapprovabile, per le
evidenziate criticità incidenti in modo decisamente deteriore sulla efficacia
di risposta e di intervento del sistema dell’emergenza, con gli evidenziati
riflessi riverberantisi in primo sui pazienti oltre che per la stessa attività
di tutti gli operatori coinvolti nell’erogazione del servizio di emergenza
pre-ospedaliera.
Ci attiveremo, come già con la presente, per mettere al corrente il Ministero della Salute ed il Ministero dei Trasporti rispetto la tematica in oggetto, al fine di addivenire a chiarimenti definitivi e dirimenti che pongano certi parametri di medicalizzazione territoriale al pari di quanto già avviene per la Medicina di Famiglia e la Continuità Assistenziale, dato che risulta quanto meno paradossale che esistano chiari e cristallini parametri per queste figure non deputate ad interventi tempo dipendenti, mentre per l’emergenza vi siano questioni interpretative come quelle sopra menzionate.
5 commenti:
La riduzione del servizio di automedica è sicuramente da scongiurare, altresì è vero che è un servizio enormemente oneroso per Asl e perciò deve essere utilizzato a pieno regime, tradotto gli operatori devono lavorare sempre come avviene in tante realtà del territorio e non aspettare una chiamata che in alcuni casi avviene due volte al giorno senza fare nulla nel frattempo. Potrebbero fornire un servizio assistenziale alla cittadinanza in casa della salute oppure operare SEMPRE presso l'ospedale. Questo purtroppo non sempre avviene (es. Setta 157) altre volte si (es. Bentivoglio 105), si tratta a mio avviso di ottimizzare massimo una risorsa importante è molto costosa.
Direi inevitabile in uno stato che ha ca. tremila miliardi di euro di debito.
Anzi, mi meraviglio che con la casse rapinate, sfondate, che ti risucchiano dentro tanto sono vuote, ci sia ancora qualcosa che funzioni.
Purtroppo non conosco i contenuti del piano riordino del Servizio di Emergenza Sanitaria Territoriale e mi inserisco solo per esprimere una mia opinione in merito.
Chi avanza ipotesi di riorganizzazione/semplificazione/efficientismo NON può non tener conto della necessità di salvaguardare/proteggere chi necessità di interventi sanitari non prorogabili. NON può avvalersi di tabelle dati aggregati disinvoltamente ed interpretarle in modo avulso da ciò che il cittadino si aspetta da un servizio di soccorso avanzato.
Il soccorso avanzato MSA, OVVERO SOLO QUELLO CHE PREVEDE MEDICO INFERMIERE EQUIPAGGIAMENTO ADEGUATO, vuol dire SALVARE o RIDURNE LA GRAVITÀ degli eventi straordinari e spesso inattesi dai cittadini.
Non sono accettabili altre motivazioni che compromettano la NOSTRA salute.
La SANITÀ si misura ANCHE nella puntualità/qualità del soccorso , i cittadini hanno il DIRITTO all'eccellenza in tutti i settori della sanità stessa.
Il resto sono elucubrazioni di "tecnici politici " che, non dimentichiamolo, sono stati da noi eletti per ottemperare ciò che i cittadini richiedono/necessitano, non mi pare sia così.
In tempi non sospetti alcuni anni fa ebbi da discutere, accalorandomi anche troppo, per le paventate sorti della automedicha Setta 157 con un esponente dell'allora amministrazione comunale di Sasso Marconi, come risposta mi fu detto chiaramente che ciò che sarebbe stato adottato era per EVIDENTI OPPORTUNITÀ POLITICHE, UNO DEI DUE NON AVEVA CAPITO COSA STAVA SUCCEDENDO.
Ribadiamo a voce alta e piglio austero che la SANITÀ in tutti i suoi aspetti, in un paese civile e sviluppato, DEVE ESSERE SOLO ECCELLENTE.
Le efficienze si facciano altrove trovando risorse dove sono e riducendo le spese ove sono inutili per la stragrande maggioranza dei cittadini onesti.
Antonio
Sareste un buon politicante.
Come potrebbe essere eccellente con pochi fondi, con popolazione anziana in forta aumento, con istruzione (dei lustri passati) che ha fatto e fa acqua da tutte le parti, etc. ?
Li mette lei i denari per far andare avanti la baracca?
Chi paga i fornitori, infermieri e medici?
Mi sembra di leggere il gatto e la volpe che spiegano a Pinocchio la Sanità dei Miracoli.
Una sanità eccellente richiede quantità enormi di risorse e di eccellenti conoscenze e competenze.
Non c'è nessun diritto, c'è solo la realtà e i limiti reali.
Signor anonimo delle 23:03,
no non è politica come la intende lei, è una visione con obiettivi certamente raggiungibili cambiando paradigma;come esempio lampante attuare ora cambiamenti concreti per il clima.
Alcuni, pochi paesi nord europei e la Russia, hanno una visione della sanità che viene considerata prioritaria per il buon governo delle loro popolazioni, non saranno perfetti ma da imitare.
Per quanto riguarda le risorse Lei probabilmente, come faccio io, paghiamo le tasse ed i servizi generali spesso con il mal di pancia constatando quanto incidono gli sprechi, la corruzione, l'incompetenza.
Lei ed io non sopportiamo l'evasione fiscale e le elusioni accompagnati da trasferimenti di aziende solo per loro convenienza economica.
Lei ed io condividiamo le spese per armamenti sapendo che non siamo nulla nei confronti delle super potenze ?
Quanti soldi potremmo destinare ai servizi ai cittadini se usassimo a tutti i livelli il buon senso del padre di famiglia ?
Sono vecchio e ne ho vissute, tutte esperienze che ti fanno vedere un mondo da riformare profondamente.
Grazie per il tuo commento che accetto per meglio chiarire la mia opinione.
Buona giornata
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