Ai
timori per la secca anticipata deve seguire ora una riflessione
costruttiva sugli interventi da fare lungo quei 652 chilometri… Ma
nessuno ne parla. Andare verso un sistema di barriere mobili per
regimare i livelli del fiume
Da
Confagricoltura Emilia Romagna:
Bene
l’attenzione profusa nei confronti delle grandi opere (in stallo da
qualche decennio, non solo da qualche mese). «Eppure c’è un
illustre dimenticato: il fiume Po. Ai timori per la secca anticipata
e la grave siccità estesa ad affluenti, laghi e invasi
montani, causata da un mix nefasto di eventi
atmosferici - carenza di neve quindi di riserve idriche e penuria di
piogge in pianura -, deve seguire ora una riflessione costruttiva
sugli interventi da fare lungo quei 652 chilometri… Ma nessuno ne
parla. Bisogna mettere mano ai progetti, già presentati, per la
regimazione del fiume attraverso la costruzione, ad esempio, di
traverse che possano garantire sia la captazione che la navigabilità
delle acque oltre all’apertura di nuovi impianti idroelettrici. E
allora, perché non intervenire sulla principale arteria d’Italia?».
Si chiede la presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, Eugenia
Bergamaschi, lanciando un monito-provocazione alla politica nella
giornata mondiale per il clima.
«La
traversa (diga) di Isola Serafini, nel comune di Monticelli d’Ongina
(Piacenza), inaugurata un anno fa e costata pressappoco 47 miliardi
di euro, è nata con l’obiettivo di ripristinare la navigazione
del Po da e per Piacenza nel quadro delle strategie di sviluppo del
sistema idroviario. Però - prosegue la presidente – serve a poco
se non si costruiscono le altre 5 barriere previste dal progetto.
Così adesso la grande opera vede transitare, sì e no, una barca al
giorno».
Confagricoltura
Emilia Romagna guarda a un progetto “multifunzionale”. Lo spiega
il dirigente Franco Dalle Vacche,
presidente del Consorzio
di Bonifica Pianura
di Ferrara: «Un
sistema di “barriere mobili”, quindi apribili a settori durante
le fasi di piena significativa, che consenta nel contempo di regimare
i livelli del fiume, conservandone quote stabili analogamente a
quanto avviene in diversi grandi fiumi europei. Si creerebbe un ampio
invaso, la navigabilità commerciale e turistica 365 giorni all’anno
- che oggi non esiste -, produzioni di energia idroelettrica,
irrigazione certa e meno onerosa grazie al minor utilizzo degli
impianti idrovori, ma soprattutto un reale beneficio per ogni
comparto produttivo».
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