Da Dante
Franchi con la precisazione: “ E' utile la pubblicazione di questi
spunti della professoressa di diritto Costituzionale Lorenza
Carlassare ( nella foto) , che già ha partecipato all'evento tenutosi a Marzabotto
i 30 marzo dello scorso anno, sulle riforme costituzionali.
La
professoressa propone importanti elementi di approfondimento e di
riflessione che potranno divenire particolarmente importanti in vista
del fatto che i Cittadini saranno chiamati ad esprimere il loro
parere nel referendum confermativo delle riforme in via di definitiva
approvazione".
Ecco il testo
della nota di
Lorenza Carlassare dal titolo "INCROCIO
PERICOLOSO”.
1. Un’occasione perduta. Mi dispiace
che si debba arrivare al referendum . Si è persa un’occasione.
Questioni in discussione da tempo si potevano agevolmente risolvere ;
nessuno difendeva il bicameralismo paritario, l’accordo sulla sua
modifica era praticamente unanime. Bastava procedere seguendo le vie
indicate dalla Costituzione, dopo una riflessione approfondita e un
confronto serio tra le diverse posizioni per giungere al risultato
condiviso richiesto dall’art. 138.
Le
Costituzioni sono fatte per durare, non le si può cambiare secondo
gli umori della maggioranza del momento, la quale può esprimere,
legittimamente, il proprio indirizzo politico nelle leggi, non nella
Costituzione che è di tutti. Per questo sono previsti procedimenti
più articolati e complessi che coinvolgano le minoranze e non
consentano a chi governa di disporre della Costituzione. E sempre per
questo è previsto infine un referendum , a disposizione di chi si
oppone a modifiche non condivise per salvare l’integrità della
Costituzione.
Ho
sperato fino all’ultimo in un ripensamento , nell’attenzione ai
rilievi altrui, in un sussulto di ragionevolezza ; la folle corsa
verso il risultato ha travolto invece il rispetto per le minoranze e
la dialettica democratica in un percorso dominato dalla velocità.
Ogni proposta diretta migliorare la legge costituzionale rendendola
accettabile sono state arrogantemente respinte o addirittura
drasticamente escluse dalla discussione : la riflessione critica,
evidentemente, non abita qui!
Tutto
sembra irragionevole, ma è solo apparenza : gli obbiettivi diventano
più chiari e decifrabili man mano che il disegno complessivo prende
forma.
2.
La composizione del Senato, i cittadini senza ‘voce’. Partiamo
dalla composizione del Senato. In un momento in cui si registra uno
scollamento fra popolo e istituzioni , sarebbe logico aspettarsi
dalla politica la ricerca di soluzioni dirette ad attenuare la
distanza e a far sentire ai cittadini che hanno voce nelle
istituzioni , che trovano ascolto e non sono ‘fuori’, estranei a
un sistema lontano . Di fronte al desiderio forte e diffuso di
‘partecipare’, pensando a un Senato delle Regioni, sarebbe stato
particolarmente importante coinvolgerli nella scelta dei senatori ,di
coloro che dovrebbero rappresentare a livello centrale le esigenze di
ciascuna Regione .Non è stato così.
Cos’è accaduto,invece?
I
canali di trasmissione delle domande sono stati drasticamente recisi
da una ‘riforma’ che si comprende solo innestandola in un disegno
complessivo il cui perno non è la legge costituzionale ma la legge
elettorale, approvata con la stessa frenetica velocità,
contingentando tempi e impedendo il dibattito, cosa inspiegabile, per
una legge destinata ad entrare in vigore solo in tempi futuri. Anche
questo sembra irragionevole ma non lo è. Bisognava infatti approvare
subito l’Italicum perché senza di esso la legge costituzionale non
sarebbe servita a raggiungere l’obiettivo vero : verticalizzare il
potere e gestirlo senza ostacoli e limiti da parte di nessuno,
cittadini compresi.
E
i cittadini, alla fine, sono rimasti senza voce: con un Senato non
più eletto dal popolo ma dai Consiglieri regionali ( che si eleggono
fra loro!) ; con Provincie abolite che però funzionano ma senza il
Consiglio Provinciale che i cittadini eleggevano e una Camera non più
‘rappresentativa’ dominata da una maggioranza artificiale creata
alterando l’esito del voto. Una Camera che una minoranza, anche
esigua, è in grado di dominare , dominando insieme le istituzioni
tutte senza trovare limiti politici -le altre forze sono ridotte
all’irrilevanza- né limiti giuridico-costituzionali. L’influenza
della potente maggioranza artificialmente creata può estendersi
infatti alle stesse istituzioni di garanzia.
3.
L’Italicum ,la soglia e il trucco del ballottaggio. Una minoranza
anche esigua può prendere tutto. La soglia del 40% prevista
dall’Italicum per ottenere il premio in seggi è del tutto
fittizia, scritta sulla carta all’ unico fine di non contrastare
apertamente la sent. n.1 del 2014 che, dichiarando illegittimo il
Porcellum, condiziona la legittimità dell’attribuzione del premio
all’indicazione di una ‘soglia’. Ecco allora che l’Italicum
la stabilisce al 40%; ma è una soglia di fantasia , un semplice
schermo, perchè in realtà non interessa a nessuno: se non la si
raggiunge, interviene il ballottaggio. Il trucco è qui ; attraverso
il ballottaggio il legislatore ha aggirato la sentenza costituzionale
. Al ballottaggio, infatti, sono ammesse le due liste più votate
qualunque sia la percentuale ottenuta, senza che sia prevista alcuna
soglia per partecipare . Sicché, pur ottenendo un risultato modesto
( il 20%, ad esempio,o anche meno) , chi vince piglia tutto.
I
ricorsi presentati contro l’Italicum sono già molti ed è
presumibile che la Corte dichiari illegittima anche questa nuova
legge elettorale.
4.Il
ruolo di un Senato legislatore sconnesso dal popolo. Tornando al
Senato, i sostenitori della legge costituzionale tendono a
minimizzarne l’importanza, a minimizzarne compiti e ruolo : conta
poco -si ripete- non è dunque il caso di discutere tanto sulla sua
composizione. Un’altra falsità, un’altra ipocrisia! Al nuovo
Senato, mal costruito, sono affidate funzioni di carattere
costituzionale, ad esempio l’elezione di due dei cinque giudici
costituzionali eletti, ora, dal Parlamento in seduta comune: oltre
seicento deputatine eleggeranno tre, cento senatori ne eleggeranno
due! Il divario di potere è evidente, com’è evidente l’intenzione
del governo di mettere le mani sulla Corte anche attraverso un Senato
manipolabile ( già la Camera lo sarà, vista la nuova legge
elettorale). Funzioni importanti, di carattere costituzionale: il
Senato infatti è un (co)legislatore, partecipando alla funzione
legislativa con gli tessi poteri della Camera -esattamente come oggi-
nelle leggi di revisione costituzionale, ma non solo. Devono essere
approvate da entrambi secondo le normali regole del bicameralismo
paritario anche leggi ordinarie del massimo rilievo, leggi
d’indirizzo politico e non leggi legate alla sola dimensione
regionale.
Ma
la sovranità -disse Meuccio Ruini alla Costituente- “spetta tutta
al popolo” e “il fulcro dell’organizzazione costituzionale” è
nel Parlamento “che non è sovrano di per sé stesso, ma è
l’organo di più diretta derivazione del popolo: e come tale… ha
la funzione di fare le leggi”. E’ un concetto di sempre che
spetti al popolo o ai suoi rappresentanti fare le leggi, un concetto
ribadito nel modo più chiaro da Marsilio da Padova nel Defensor
Pacis del 1324: soltanto il corpo di tutti i cittadini (civium
universitsas) ha l’autorità di fare le leggi perché ogni
cittadino dev’essere libero e non soggetto al dispotismo altrui
come avverrebbe se uno o pochi facessero le leggi ”auctoritate
propria supra civium universitatem”; sarebbe “aperta la strada
all’oligarchia” se si concede il potere legislativi a “pochi”,
o alla “tirannia” se “si concede il potere legislativo a un
solo uomo”.
E
“non sarebbe cosa sicura affidare la funzione legislativa alla
discrezione di pochi”; potrebbero guardare più al vantaggio
privato che al vantaggio comune, mentre la legge “che solo il corpo
dei cittadini ha l’autorità di fare”, non è fatta “per essere
utile all’amico o nociva al nemico, ma in universale”. Amo
Marsilio e lo cito spesso; dovrebbero rileggerlo i nostri
“riformatori”!
Accennerò
soltanto a un altro importante rilievo, già approfondito in
particolare da Gaetano Azzariti: l’argomento più convincente a
favore della riforma del Senato era la semplificazione del
procedimento legislativo. Tutto invece si è complicato: al posto di
uno, abbiamo sei o sette procedimenti.
La
presenza-assenza del Senato nella varietà delle previsioni, ha
generato una complicazione incredibile! Senza contare l’ altra
decisiva variante, il nuovo potere del governo di intervenire nel
procedimento legislativo, determinando il contenuto delle leggi.
5.
Cambia le forma di governo, cambia la forma di stato. Chi vuole
difendere la legge costituzionale cui ci opponiamo, non si stanca di
ripetere che non viene toccata la forma di governo come invece
avveniva nella riforma del centro-destra, bocciata dal popolo col
referendum del 2006 . Il testo non ne parla, è vero, ma è di nuovo
l’intreccio perverso fra riforma costituzionale e Italicum a
tornare in gioco; negli ingranaggi del sistema complessivo si
nascondono le peggiori deformità.
Il
punto centrale, la chiave che apre tutte le porte, sta ancora una
volta nel ballottaggio attraverso il quale si arriva in modo traverso
all’elezione diretta del Premier. Al ballottaggio partecipano due
liste; essendo una competizione a due avrà necessariamente un
vincitore che tenderà ad attribuire al voto popolare il valore di
un’investitura personale, anziché presentare il ballottaggio per
ciò che dovrebbe essere: la fase terminale di un procedimento
finalizzato ad eleggere i membri della Camera dei deputati. In base a
quell’interpretazione del voto, il futuro Premier potrà anche
definirsi -come si definiva Berlusconi- l’unto del Signore; sarà
difficile, dopo, togliergli “l’unzione”!
Senza
mutare il testo, si arriva così all’abbandono della forma di
governo parlamentare stabilita nella Costituzione. E non certo per
avvicinarsi al modello presidenziale americano -che rispetta in modo
rigoroso il principio della separazione dei poteri e i limiti
reciproci- ma al modello autoritario novecentesco che, a suo tempo,
l’Italia ha felicemente esportato.
Ma
non è la sola forma di governo che finirà travolta; in assenza di
limiti e controlli, senza contrappesi politici e istituzionali, si
uscirà dalla stessa forma di Stato, dalla democrazia costituzionale
.
C’è
un filo sotterraneo che lega ogni cosa. Gobetti accusava il potere di
allora di non voler portare il conflitto sociale in Parlamento, di
non volere che affiorasse nelle istituzioni, entrando nel dibattito
parlamentare dove lo scontro tra interessi diversi poteva comporsi
coi metodi della democrazia: alla Camera, come altrove, si voleva il
‘pensiero unico’!
Anche
a questo serve una legge elettorale iper maggioritaria."