mercoledì 27 maggio 2020

Evangelisti: “Cinghiali, pericolo sottostimato dagli enti”

Dubbio da 'Città Metropolitana di Bologna'


L’episodio occorso a Casalecchio si va ad aggiungere all’avvistamento di altri esemplari qualche sera prima lungo la ciclabile dello stesso Comune, che avrebbe potuto sortire lo stesso risultato. Di qualche settimana fa invece l’episodio mortale di San Lazzaro. Ma di cosa ci stupiamo?” chiede la Consigliera metropolitana Marta Evangelisti che sul problema ha depositato una nuova interpellanza, in risposta alle argomentazioni poco convincenti ricevute in precedenza e a fronte dei nuovi accadimenti.
“Già perché ormai, nonostante in Città metropolitana neghino, la fauna selvatica è davvero un problema e un pericolo in tutta la provincia, dalle porte delle Città alla Montagna, i cinghiali in particolare. Le misure anche recentemente adottate non sono adeguate e frutto di una visione unidirezionale che lascia pensare o a una scarsa conoscenza del territorio e del tema, oppure, se si volesse mal pensare, ma non vogliamo farlo, a finalità che poco hanno a che fare con la risoluzione del problema, dei pericoli e dei danni” riferisce la consigliera. “I cinghiali sono anche in città ma gli abbattimenti e le attenzioni da parte delle amministrazioni sembrano concentrarsi in Montagna, purtroppo però questi animali ancora non si spostano né in treno né in monopattino. C’è bisogno di intervenire a 360 gradi. Come, è presto detto” prosegue la stessa “il Piano Faunistico Venatorio regionale andrebbe rivisto, e andrebbe concentrato anche sulla città”.

“È in questa organizzazione che si dovrebbe trovare l’equilibrio, quindi a fianco del Referente di Distretto ci dovrebbe essere per il territorio di competenza il Caposquadra o chi per lui, che collabora in sinergia e individua le vere problematiche indirizzando la gestione. Ancora, andrebbe trovata una regolamentazione condivisa con gli attori principali per definire quali sono i veri obbiettivi: solo in questo modo si amplia la platea di chi lavora e mettendo da parte chi pensa che la caccia sia solo un passatempo.
La Città metropolitana invece ha adottato recentemente un protocollo, sulla cui legittimità ci sono forti dubbi: è del tutto evidente che le motivazioni degli operatori interessati rimangono alte se di pari passo c’è un percorso di coinvolgimento nelle scelte decisionali. Inutile mandare ad abbattere i capi dove c’è meno necessità, o peggio, chi non ha conoscenza diretta, peraltro in assenza di un nuovo regolamento e con l’utilizzo delle fascette dell’anno precedente, così allo sbaraglio, determinando anche situazioni di pericolo. È necessaria invece una pressione venatoria maggiore proprio dove i rischi sono più elevati quindi, a ridosso delle città, cercando di dirigere lì i cacciatori o aventi diritto (selettori) e non come si sta cercando di fare nei distretti montani, solo perché sono iscritti lì. Questo purtroppo sottrae risorse preziose che potrebbero risolvere i problemi dove realmente sono.

“In poche parole” conclude Evangelisti “l’attenzione deve essere rivolta al territorio, ai cittadini, agli agricoltori, al risarcimento dei danni, forse anche cambiando un po’ più spesso la composizione delle commissioni tecniche e lasciando in secondo piano la filiera della carne che poco attiene alla risoluzione di questi problemi ma magari soddisfa altro e altri. Per troppo tempo non vi è stato un vero controllo anche da parte degli Amministratori, sempre politicamente allineati a queste scelte calate da non si sa chi: oggi però qualcuno dovrà rispondere di quanto sta accadendo”.

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