martedì 12 aprile 2011

Partita la ricerca per limitare i danni da capriolo.


L’Unione cacciatori dell’Appennino (Urca) informa che sono già stati installati, nel Parco regionale dell'Abbazia di Monteveglio, in 5 campi sperimentali, i recinti elettrificati appositamente studiati dall'Ispra per la prevenzione dei danni da capriolo a impianti vitivinicoli. In altri 5 campi, sempre investiti a coltivazioni arboree, verranno sperimentati diversi sistemi di dissuasione olfattiva.

Gli appezzamenti sono stati individuati in aree particolarmente problematiche, ad esempio in frangia a boschi dove i caprioli trovano più facilmente rifugio per cui le colture limitrofe sono maggiormente vulnerabili. Appezzamenti di eguale estensione e in condizioni analoghe sono stati scelti come test per valutare l'efficacia dei sistemi di protezione. Dal 15 aprile inizieranno i monitoraggi settimanali da parte dei tecnici dell'Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) per verificare eventuali danni e la funzionalità dei mezzi approntati. Un sistema di trappole fotografiche opportunamente mimetizzate, impermeabilizzate e dotate di sensori di movimento registrerà, in continuo, il comportamento degli animali nei due contesti, con e senza protezione.

La sperimentazione rientra in un progetto ad hoc finanziato dalla Regione Emilia-Romagna su proposta dell'Ispra e attuato, oltre che dagli esperti dell'Istituto nazionale, dal Parco dell'Abbazia e dal Servizio Tutela e Sviluppo Fauna della Provincia di Bologna.

Gli obiettivi sono particolarmente importanti considerato l'impatto che la specie produce su determinate coltivazioni di pregio del nostro territorio e di tante aree vocate alla viticoltura in ambito nazionale.

Lo studio sul campo verificherà l'efficacia dei diversi metodi, con particolare attenzione ai periodi critici determinati dalla sensibilità della coltura rispetto ai possibili danni (brucatura dei germogli, pulitura dei palchi e asportazione dei frutti) e sarà confrontata con i dati relativi alla popolazione della specie nell'area del parco e nei distretti limitrofi. La durata della sperimentazione consentirà di esprimere valutazioni precise sulla tenuta dei sistemi di protezione non solo nel breve periodo ma per un tempo adeguato, ovvero di individuare le cause e le condizioni che rendessero inefficaci determinati metodi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Anche se questi metodi salvassero le colture, non risolverebbero tutti gli altri problemi legati all'eccessivo numero di questi animali, incidenti stradali, proliferazione di zecche e conseguenti malattie tipo Borrelia burgdorferi, danni a zone non protette tipo tagliate e giardini, squilibrio ambientale ecc.
Occorre essere realisti anche se può non piacere, gli abbattimenti sono l'unica soluzione, ma vanno fatti in modo efficace senza timore, questa specie non è in pericolo estinzione, anzi.....