Crescono le coltivazioni di erba medica, soia e orticole. Boom colture da seme in Romagna.
Confagricoltura
informa:
Perde terreno il
granaio Emilia-Romagna: caleranno le superfici coltivate nel 2024, passando da 250 a 220 mila ettari complessivi. Si stima
una flessione più accentuata per il duro rispetto al tenero, nell’ordine del - 15-20%,
configurando uno scenario decisamente in controtendenza rispetto all’andamento
degli ultimi anni.
Il grano duro registra infatti
una netta battuta d’arresto nella terza regione d’Italia per ettari investiti:
una disaffezione dovuta sia alla carenza di seme certificato (maltempo e
inondazioni ne hanno ridotto la produzione negli areali tradizionalmente vocati
come la Romagna), sia all’elevata volatilità dei mercati nonché scarsa
redditività della coltura.
«Bisogna sostenere il
comparto produttivo e la filiera regionale di eccellenza della pasta made in
Italy - avverte Confagricoltura Emilia Romagna - potenziare il sistema dei contratti
di filiera e promuovere strumenti di tutela del reddito per contrastare le fluttuazioni
shock dei prezzi, soprattutto nell’attuale contesto geopolitico che permane
altamente instabile. Sul fronte commerciale, potrebbe giocare a favore la diminuzione
degli stock mondiali di grano duro, per via dell’eccesso di piogge in Europa e,
al contempo, della grave siccità abbattutasi sul continente nordamericano».
Nel Ferrarese il calo
delle superfici a grano duro sarà probabilmente compensato da un incremento di
terreni a soia e orticole. In Romagna si prevede una crescita delle colture da
seme (girasole, barbabietola, radicchio) e delle orticole come cipolle e patate
visto il trend commerciale positivo della passata campagna. Nell’areale che va da
Bologna a Modena e Reggio Emilia si conferma in crescita la superficie
coltivata a grano tenero di forza (varietà Rebelde e Bologna o simili), sulla
spinta di quotazioni soddisfacenti tuttora in tendenziale rialzo.
«Ci attendiamo nel 2024
– precisa infine l’organizzazione agricola - un leggero balzo in avanti della
superficie investita a erba medica un po’ ovunque, su tutto il territorio
regionale, in virtù del fatto che la coltura è in grado di garantire una buona
redditività, trainata anche dalla domanda estera sempre piuttosto vivace».
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