Ci sono sempre meno negozi di beni tradizionali: libri e giocattoli -31,5%; mobili e ferramenta -30,5%; abbigliamento -21,8%. E ci sono sempre più servizi e tecnologia (farmacie +12,6%; computer e telefonia +10,8%), attività di alloggio (+43,3%) e ristorazione (+4%). E' quanto emerge dall’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio “Demografia d’impresa nelle città italiane”
Dubbio segnala
In 10 anni, tra il 2012 e il 2022, in Italia sono spariti oltre
100mila negozi. Ci sono sempre meno negozi di beni tradizionali: libri e
giocattoli -31,5%; mobili e ferramenta -30,5%; abbigliamento -21,8%. E ci sono
sempre più servizi e tecnologia (farmacie +12,6%; computer e telefonia +10,8%),
attività di alloggio (+43,3%) e ristorazione (+4%). E' quanto emerge
dall’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio “Demografia d’impresa nelle
città italiane”. In particolare, si legge nel rapporto, sono sparite oltre
99mila attività di commercio al dettaglio e 16mila imprese di commercio
ambulante. In crescita alberghi, bar e ristoranti (+10.275). È cresciuta anche
la presenza straniera nel commercio, sia come numero di imprese (+44mila) sia
come occupati (+107mila), e si sono ridotte le attività e gli occupati italiani
(-138mila e -148mila)
E'
quanto emerge da uno studio di Confcommercio sulla demografia di impresa nelle
città italiane dal 2012. Cambia anche il tessuto commerciale all'interno dei
centri storici "con sempre meno negozi di beni tradizionali" (libri e
giocattoli -31,5%, mobili e ferramenta -30,5%, abbigliamento -21,8%) e
"sempre più servizi e tecnologia" (farmacie +12,6%, computer e
telefonia +10,8%), attività di alloggio (+43,3%) e ristorazione (+4%). "La
desertificazione commerciale non riguarda solo le imprese, ma la società nel
suo complesso perché significa meno servizi, vivibilità e sicurezza. Occorre
accelerare la riqualificazione urbana con un utilizzo più ampio e selettivo dei
fondi europei del Pnrr e il coinvolgimento delle parti sociali", commenta
il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli.
Nel
rapporto si parla anche del rischio di desertificazione commerciale delle
nostre città, alimentato dalla modificazione e riduzione dei livelli di
servizio offerto dai negozi in sede fissa: negli ultimi 10 anni, nei comuni la
densità commerciale è passata da 9 a 7,3 negozi per mille abitanti (un calo di
quasi il 20%). “Per evitare gli effetti più gravi di questo fenomeno – dice
Confcommercio –, per il commercio di prossimità non c’è altra strada che
puntare su efficienza e produttività anche attraverso una maggiore innovazione
e una ridefinizione dell’offerta”
“La crescita delle attività di alloggio e ristorazione non compensa le riduzioni del commercio, ma modifica in misura rilevante le caratteristiche dell’offerta nelle città e nell’economia in generale. Complessivamente, la doppia crisi pandemica ed energetica sembra avere enfatizzato i trend di riduzione della densità commerciale già presenti prima di tali shock. L’entità del fenomeno non può che destare preoccupazione”, dice Confcommercio.
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