Il
grave disastro ambientale che ha colpito di recente la Valle del
Reno, causato dalle operazioni di svaso alla diga di Pavana, riporta
alla luce il problema dei rapporti tra gestore ed enti locali
di
Carmine Caputo
I
sindaci dei comuni dell’Unione dell’Appennino bolognese si sono
confrontati sui
gravi disagi provocati dallo sversamento di fango nelle acque del
Limentra e del Reno, dovuto
alle operazioni di svaso realizzati da Enel Green Power nel bacino di
Pavana, che ha causato la morte di moltissimi pesci e a danni ancora
da quantificare all'intero ecosistema fluviale.
Al
di là delle singole responsabilità anche penali, sulle quali
indagherà la magistratura, quello che i sindaci proprio non riescono
a digerire è l’atteggiamento della dirigenza di Enel Green Power,
che ha in gestione i bacini di Pavana come di quelli di
Suviana, di Santa Maria e del Brasimone: un atteggiamento di chiusura
e scarsa disponibilità al confronto. Si aggiunga poi che i
sindaci lamentano come negli anni anche da parte della Regione
Emilia-Romagna il tema sia un po' stato trascurato, con poche
conferenze dei servizi e mancata approvazione dei piani di
gestione. L'accaduto deve essere l'occasione per un'
inversione di rotta.
Preoccupa
inoltre la possibilità che sia chiamato a risolvere i problemi
generati chi per prima ne è stato causa o comunque non è stato
capace di impedirli.
Il
sindaco di Castel di Casio Marco Aldrovandi conosce
bene il problema, perché la parte destra del bacino di Pavana è
nel comune di Castel di Casio, mentre la parte sinistra è nel comune
di Sambuca Pistoiese.
«Di
fronte a un disastro come quello a cui abbiamo assistito le
responsabilità sono evidenti» ha dichiarato il sindaco.
«L’attuale dirigenza locale di Enel Green Power ha
dimostrato di non essere in grado di gestire una operazione di svaso,
e questo mi preoccupa perché se un piccolo bacino come quello di
Pavana ha causato un disastro da cui chissà quando ci riprenderemo,
proviamo a immaginare cosa potrebbe accadere gestendo con la stessa
superficialità anche gli altri bacini. Ci aspettiamo un ricambio ai
vertici perché è il minimo dopo un tale scempio».
Un
altro tema emerso durante l’incontro riguarda la difficoltà
di avere un’interlocuzione costante ed efficace con Enel
Green Power, che pure sarebbe auspicabile: questo rapporto,
secondo i sindaci, negli ultimi anni si è profondamente deteriorato.
Al di là di operazioni complesse come gli svasi dei bacini per
procedure di messa in sicurezza, che coinvolgono autorità e agenzie
regionali, sono tante le questioni per i quali gli amministratori
locali gradirebbero essere ascoltati da Enel, come conferma l’altro
sindaco direttamente interessato al bacino di Suviana, cioè Marco
Masinara di Camugnano:
«Non
dimentichiamo che Enel gestisce i bacini, e come tale il
confronto con i sindaci del territorio sarebbe doveroso. Sono tanti i
temi che mi piacerebbe affrontare con loro, dallo sfalcio dell’erba
e alla rimozione di ramaglie sui territori di loro proprietà alla
manutenzione generale delle sponde, sino alla questione delle
competenze e delle responsabilità di ciascuno. Purtroppo però
parlare con loro non porta soluzioni concrete».
A
questo punto l'intenzione dei sindaci è far si che agli incontri con
Enel Green Power facciano seguito soluzioni più efficaci di quelle
messe individuate sinora.
2 commenti:
Sempre dopo. Sempre dopo.
Bisogna scegliere.
O il business per pochi o l'interesse di tutti e del paese.
Bene la presa di posizione.
Certo, anche i sindaci ora non possono fare altro che piangere sul latte versato di fronte alla più che giusta riprovazione delle comunità locali.
Forse loro anche in questo caso sono l'ultimo anello di politiche ultradecennali operate altrove, che però fino a qui si sono ben guardati anche solo dal metterle in discussione.
Ora però purtroppo anche in questo caso come in altri i danni sono fatti e in molti casi sono anche irreparabili. Si pensi a quando l'intollerabile e rapace gestione di beni pubblici produce addirittura morti come nel caso di Genova.
Sempre più spesso ci si trova davanti a danni, spesso irreparabili, che si scaricano sull'intero paese. Deve far riflettere il fatto che anche i governi, nazionali o locali che siano, arrivano sempre dopo a che i guai sono fatti. Questo dimostra inequivocabilmente che sui beni pubblici e comuni affidati al privato e resi fonte di business, non esiste un controllo costante e preventivo adeguato.
Sarebbe ora di ripensare le politiche di privatizzazione dei servizi pubblici e dei beni comuni.
Anzi, come dimostrano i fatti, è già tardi.
x 10 agosto 2020 07:31
COSA NECESSITA ASSOLUTAMENTE FARE :
A) Rendere pubblica mediante confisca penale la Banca d’Italia, confiscando quindi anche quel 15% circa della BCE di proprietà della Banca d’Italia e aprendo così gli occhi del mondo sul signoraggio primario e causando quindi le condizioni per poterli eliminare;
B) Eliminare il signoraggio secondario (lucro sui prestiti di denaro altrui)eliminando l’anatocismo, l’accredito differito dei versamenti, le commissioni di massimo scoperto (e altre diavolerie analoghe), e pareggiando i tassi attivi a quelli passivi, in modo che gli interessi vadano ai proprietari dei soldi (e allo Stato in relazione agli interessi frutto dei prestiti realizzati mediante il moltiplicatore monetario), e giammai alle banche che, non essendo proprietarie dei soldi, hanno diritto solo al compenso per i servizi.
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