Capodanno nel passato per un nutrito gruppo di appassionati di storia antica che hanno colto l’invito della dottoressa Paola Desantis, direttrice del Museo Etrusco di Marzabotto, di passare il pomeriggio del primo giorno dell’anno in visita alla città etrusca. La visita era gratuita.
La direttrice ha guidato i visitatori lungo un percorso che ha condotto il gruppo in angoli particolarmente suggestivi, come la necropoli nord (nella foto), normalmente chiusa al pubblico, che si trova nel parco di villa Aria ed è fra i primi siti scoperti nell’ottocento dal Conte Aria durante la ristrutturazione della zona per realizzarvi un parco all’inglese, come era la moda del momento.
La magia del luogo e la sapiente esposizione della direttrice, dalla quale traspariva, oltre alla profonda padronanza della materia, anche la sua entusiastica passione per questo sito, hanno coinvolto i partecipanti all’incontro che si sono detti veramente stupiti che un gioiello così ricco di affascinanti reperti sia nascosto nel nostro Appennino. Purtroppo a volte siamo portati a trascurare ciò che ci è vicino e a portata di mano.
Il grande merito della dottoressa Desantis è proprio quello di adoperarsi con slancio a divulgare in modo semplice e accessibile a tutti il patrimonio custodito nel Museo di Marzabotto.
E’ proprio di questi ultimi mesi, ad esempio, l’occasionale incontro che ha portato ad un profondo legame tra il Museo e il coro della maestra Elide Melchioni che recentemente si è dato il nome etrusco di Farthan, che significava ‘genio, forza creativa. Una emozionante serata di musica all’interno del Museo fra i millenari reperti (nelle foto alcuni momenti dell’evento), nel mese di novembre ha suggellato questa collaborazione. Erano presenti anche il sindaco Romano Franchi e la vicesindaco di Marzabotto Simonetta Monesi.
Il coro è stato promosso ambasciatore della città etrusca di Kainua e in programma ha un brano in lingua etrusca. I coristi sono in procinto di avere dalla dottoressa Desantis il testo. L’impresa non sarà facile poiché le parole conosciute della lingua etrusca sono unicamente quelle ricavate dalle iscrizioni tombali ma tutti confidano nella passione della direttrice che sicuramente saprà ottenere il piccolo miracolo.
La Desantis ha spiegato che l’idea del brano in lingua etrusca è nata durante una delle esibizioni del coro: “Fu presentato un brano in lingua sconosciuta per cui venne spontaneo rilevare che c’è una lingua conosciuta e usata dagli antenati dei marzabottesi che è quella etrusca. L’idea fu accolta con entusiasmo e stiamo lavorando per presentare più opzioni entro le quali il coro sceglierà la più idonea”, ha detto.
Intanto un prossimo appuntamento al Museo e all’area archeologica è per il giorno dell’Epifania in cui sarà possibile la visita per l’intera giornata (dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 17.30).
Prossimamente, in collaborazione con la Soprintendenza e con la Fondazione Cassa di Risparmio, il Gruppo Archeologico di Bologna organizza al Museo di Marzabotto l’iniziativa delle cosiddette ‘interviste impossibili’. Sotto i riflettori nientemeno che Tutankhamon e l’Uomo di Neanderthal.
Una nota della Soprintendenza:
Il Museo Nazionale Etrusco Pompeo Aria di Marzabotto illustra la storia del sito archeologico che si estende nell’ampio parco circostante.
La consistenza dei resti dell'antica città, che occupò il Pian di Misano e la sovrastante altura di Misanello dalla fine del VI alla metà del IV sec.a.C., fanno di Marzabotto un caso unico nel panorama dei centri abitati etruschi. L’abbandono garantì la conservazione dell’impianto urbano nel suo disegno originale così che ancora oggi possiamo percorrere le antiche strade lungo le quali si snodano abitazioni, aree artigianali ed edifici sacri.
Nel museo collegato all'area archeologica si conservano gli elementi più significativi recuperati durante le campagne di scavo. Sono esposti i reperti rinvenuti nelle necropoli (vasi attici, bronzi, segnacoli tombali, balsamari) e i materiali dai vecchi e nuovi scavi nell’abitato, sull’acropoli e nel santuario fontile, fra i quali spicca per eccezionalità la testa di kouros in marmo greco. Una piccola sala ospita due corredi funebri, di cui uno con segnacolo marmoreo, rinvenuti nel 1969 nel vicino centro di Sasso Marconi.
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