Riportiamo
questo articolo di ‘il Giornale.it’, segnalato da un lettore, per sorridere un po’ dopo un anno che ha riservato poche
occasioni per farlo e per
far riflettere sulla opportunità offerte ai burloni dalla informatizzazione di
molte procedure.
Ecco l'articolo:
Abbiamo iscritto Benito Mussolini al
Pd. A sua insaputa, ovviamente. Come pare accada spesso, almeno a Roma. Gli eredi del Duce inorridiranno, ma per poco:
è questione di poche ore. L'iscrizione è valida per tutto il 2014 e
probabilmente non la rinnoveremo. Il tutto ci è costato 15 euro. Cinque euro al
giorno per la Renzi-experience . Ma che volete: la provocazione intellettuale
non ha prezzo. Per tutto il resto c'è la carta di credito.
È quella - infatti - l'unica cosa
vera della nostra iscrizione, che perfezioniamo in quattro minuti quattro sul
sito del Pd, trovandoci alla fine democratici per interposta persona e
sbigottiti perché inizialmente convinti che l'intelligenza digitale del più
grande partito italiano prima o poi ci avrebbe posto davanti a qualche ostacolo
insormontabile per noi burloni nemmeno troppo smanettoni. E invece niente.
Tutto liscio. Al massimo un paio di captcha , quei codici alfanumerici
leggermente distorti da ridigitare che servono semplicemente a dimostrare che
alla tastiera c'è un essere in carne e ossa e non un «bot», ovvero un computer.
E la moral suasion di un avvertenza: «Dichiaro che i dati inseriti sono
autentici, completi (...) di non aver compiuto altre iscrizioni al Pd e sono
consapevole che il conferimento di dati non conformi al vero o l'effettuazione
di plurime iscrizioni verranno considerati alla stregua del rilascio di false
dichiarazioni in scrittura privata, dando luogo alle relative responsabilità
anche di natura penale». Ma i nostri dati sono autentici e completi, in fondo.
E certo Mussolini non era già socio del Nazareno.
Per il resto, la procedura
elettronica di iscrizione al Pd richiede poche informazioni: l'indicazione di
una sezione (per il nostro scegliamo quella di Predappio, selezionandola da un
menu a tendina che indica tutti i circoli sul territorio) e l'indicazione di un
nome utente, di un nome e cognome, del sesso, di una data e di un comune di
nascita. Digitiamo tutti i dati veri di Mussolini (Predappio, 29 luglio 1883) e
da questi estraiamo con un semplice programma disponibile a tutti online un
codice fiscale, che si limita a postdatare l'anno di nascita al 1983. Quindi
ecco MSSBNT83L29H017H. Poi alcuni agili passaggi sulla residenza (piazza
Venezia 1, Roma), l'indicazione di una carta d'identità per la quale mischiamo
a caso i numeri della nostra, un paio di numeri di telefono inventati, la
nostra mail (vera) per ricevere l'autenticazione. Che arriva rapidamente e,
dopo un paio di passaggi, tra cui la modifica della password temporanea in una
a nostra scelta (optiamo per: faccettanera ) ci consente di ultimare
l'iscrizione con la scelta della cifra da versare (il minimo è 15 euro se non
si vuole la tessera Gold), i dati della carta di credito e quelli per la
fatturazione. Il sistema approva, ci invia una mail di conferma («Gentile
Benito Mussolini, questa email ti viene inviata a seguito del completamento del
tuo tesseramento online al Partito Democratico») e la tessera digitale
temporanea che vedete riprodotta a fianco, con tanto di numero di serie (99982014|15605173)
e in alto a destra la firma del segretario nazionale. Cioè Matteo Renzi.
Finito? Finito. Così facile? Così
facile. Iscriversi alla «più grande forza riformista del Paese», come recita il
sito, è più o meno come acquistare un paio di mocassini in saldo su Zalando .
L'unica differenza è che in questo caso le scarpe si fanno al Pd.