giovedì 31 dicembre 2009

La Finanziaria non ha dimenticato la montagna

La replica del consigliere regionale del PDL, Alberto Vecchi, alla accusa del PD al Governo centrale di aver abbandonato la montagna:


La legge finanziaria varata nei giorni scorsi dall’esecutivo è da ritenersi la risposta più efficace alle contingenze socioeconomiche attuali. Viste le note difficoltà che da due anni affliggono l’economia mondiale, vista la crisi economica che ancora oggi purtroppo attraversa il globo come il nostro Paese, le misure prese dal ministro Tremonti sono senza alcun dubbio la strada migliore per proseguire nella ripresa che il 2010 speriamo renda ancora più concreta.

Poco più di nove miliardi di euro di giro complessivo, l’uno per cento del bilancio, quattro o cinque miliardi di spostamenti da una posta di bilancio all’altra e, soprattutto, niente tasse e un accordo con le Regioni per la Sanità che è fondamentale per stabilizzare il sistema su un patto triennale. Una scelta di fondo importante, visto che l’attuale governo ha ereditato un paese con il più alto indebitamento d’Europa, che non può permettersi altri passi falsi. Una scelta di responsabilità: fare più debiti avrebbe portato più rischi, più tassi e più tasse. La crisi - spiega il consigliere Vecchi – causa in sé un’imposta che vale tra dieci e quindici miliardi di euro. Una persona seria non fa discorsi di deficit addizionale: in questo contesto quello che abbiamo basta e avanza”.

Ottimo il provvedimento dello scudo fiscale: è di ieri la notizia del rimpatrio di 95 miliardi di euro, di cui 6 direttamente nelle casse dello Stato, che verranno investiti immediatamente nelle aziende, nelle occupazioni e nel territorio. Lo scudo fiscale è stato un successo, tanto che si è deciso di prorogarlo sino al 15 aprile prossimo, aumentando ovviamente la penale. Si prevede il recupero di altri 35 miliardi di euro.

Ma c’è dell’altro. Nella nuova finanziaria il sociale non è più solo uno slogan. Il PDL ha attivato un percorso che Vecchi definisce affascinante dal punto di vista dei principi e delle idee.” Tarpare le ali alla speculazione finanziaria e al consumo dell’ambiente e favorire le famiglie con bambini”. Molto dipenderà da quando e da come si uscirà dalla crisi economica. Ma l’Italia se la sta già lasciando alle spalle: “Il nostro paese ha dimostrato che è in grado di farcela quando a livello mondiale soffiava un forte vento di tempesta. Il sistema nel suo complesso ha tenuto e terrà, ma non è un segreto per nessuno che ci sono settori, situazioni, persone che hanno difficoltà. A questi più che a altri è rivolta oggi l’attenzione dell’esecutivo e della maggioranza.

“Siano pane e lavoro le priorità”, ha affermato qualche settimana fa l’ex ministro degli Interni Giuseppe Pisanu. Questo è l’obiettivo prioritario della finanziaria.

Fondamentale è anche la ripresa economica. A questo riguardo il consigliere Vecchi cita le parole del capogruppo PDL in commissione Lavoro al Senato Maurizio Castro, che in un’intervista al Secolo d’Italia di qualche giorno fa ha ben individuato le strade da seguire fin dagli esordi del prossimo anno: il sistema Italia ha tutte le credenziali per uscire meglio degli altri paesi dalla crisi perché, ha dichiarato Castro, “il nostro sistema competitivo è fondato sui prodotti tradizionali e con forte vocazione di export. Questo ci ha consentito di reggere, nel 2010 dovremo essere ancora più bravi e accelerare in due direzioni. Una verticale ossia completare il nostro riposizionamento nei mercati di nicchia più alti qualitativamente; aumentare, quindi, la gamma del cosiddetto lusso contemporaneo, dove lusso non indica il prezzo ma l’esclusività della storia del prodotto. Moda, arredamento, legname, enogastronomico sono tutti settori in cui abbiamo più competenza e abilità distintive. Dobbiamo essere più bravi nell’intensificare il valore di ciò che esportiamo. Abbiamo ulteriori margini di miglioramento nell’espansione sui mercati internazionali, quella che definisco direzione orizzontale. Se fino ad oggi siamo stati germanocentrici o rivolti verso gli USA, oggi dobbiamo diventare più Marco Polo e intercettare mercati nuovi – Brasile, India, Cina – che nei prossimi 50 anni sono quelli che avranno più consumi imitativi ma svilupperanno una specificità d’acquisto. Se riusciremo a penetrare in questi mercati, allora potremo anche parlare di nuovo Rinascimento”.

Come vedete, a fronte dei “becchini” del PD, che descrivono un’Italia allo sfascio, come dirigente del PDL e del territorio, pur riconoscendo le grandi difficoltà che stiamo attraversando, ritengo importante dare un messaggio di fiducia e di speranza.



Vecchi entro nello specifico scrivendo:



Che per l’agricoltura questo sia un periodo molto difficile non è una novità per nessuno; che nel 2013 l’Unione Europea ridurrà drasticamente i contributi per il settore è cosa certa e nota da tempo: quest’anno il Governo ha giustamente inserito nella Finanziaria risorse per 1,15 miliardi di euro. Il piano strategico anticrisi del Popolo della Libertà ha risposto prontamente alle richieste del mondo agricolo, inserendo in finanziaria il 70% dei finanziamenti richiesti dagli agricoltori; visto il difficile momento economico, di più non si poteva fare. È stato concesso il fondo di solidarietà nazionale di 877 milioni di euro, quello per l’accesso al credito di 20 milioni, i 10 milioni per la stagionatura del formaggio e gli altrettanti 10 a favore dei consorzi di Confidi. Ancora, i 100 milioni a valere sulle disponibilità dei Fondi infrastrutturali che il CIPE può destinare per le necessità del settore agricolo e la proroga al 31 luglio 2010 delle agevolazioni contributive per le imprese nelle aree montane e svantaggiate con un’autorizzazione di spesa di 120,2 milioni di euro. In totale, un’imponente manovra da un miliardo e 115 milioni di euro per il triennio 2010-2012.

Come vice coordinatore regionale del PdL, sono consapevole che questi provvedimenti arrivano su un settore che attraversa una crisi senza precedenti, avendo perso circa 2 miliardi di euro negli ultimi 5 anni. Il reddito reale per lavoratore agricolo, inoltre, secondo Eurostat, nel 2009 si è ridotto del 25,3% sull’anno precedente. Quest’ultimo dato è l’effetto diretto del crollo dei prezzi all’origine, scesi dell’11% (a novembre, sul 2008) per il mercato dei cereali, rileva l’Ismea (-22% frumento duro; -14% frumento tenero; -15% la frutta; -8,4% l’olio d’oliva; -5% il latte). La forbice con i costi di produzione è sempre più larga: questi ultimi sono aumentati del 25,8% rispetto al 2000, a fronte di ricavi che sono cresciuti mediamente soltanto del 7,1%. La domanda inoltre continua a flettere.

Ora la vera partita si sposta a Bruxelles e sono certo che il Governo adempirà ai suoi obblighi, presentando un’idea strutturata di sostegno per il settore agricolo. La Comunità Europea nel 2010 ridefinirà le risorse da destinare; si tratta di un momento cruciale, in cui verrà ripensato il complesso delle politiche agricole comunitarie. Arrivare in ritardo, in questa fase, sarebbe un danno enorme per tutto il comparto agroalimentare. Il centrodestra si farà trovare preparato.

Alberto Vecchi

consigliere regionale PdL

vice coordinatore regionale Emilia-Romagna del PdL

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