sabato 31 luglio 2021

L’agrifood regionale ha dimostrato resilienza nell’anno del Covid: PLV +8%; occupazione agricola + 13%

 Ma l’impennata dei costi di produzione riduce il guadagno dell’agricoltore anche nelle filiere traino.


 

 

di Barbara Bertuzzi 

 

 

 «Il sistema agroalimentare dell’Emilia-Romagna ha dimostrato resilienza nell’anno del Covid: cresce del + 8%, su base annua, il valore complessivo della produzione agricola regionale e aumenta l’occupazione agricola (+ 13%, 82 mila unità), confermando la rilevanza del settore primario per la tenuta sociale del territorio, nel periodo più difficile dal secondo dopoguerra. Tuttavia, l’impennata dei costi di produzione riduce all’osso il guadagno dell’agricoltore anche nelle filiere traino dell’economia e delle esportazioni del Paese, ossia quella del latte (+20% di Plv) che vede nel 2020 la più alta produzione di Parmigiano-Reggiano mai raggiunta, pari a 3,95 milioni di forme, e quella dei cereali (+11,6% di Plv) grazie all’aumento delle rese e delle quotazioni, e a soddisfacenti contratti di coltivazione del grano duro e tenero». Il presidente di Confagricoltura Emilia-Romagna, Marcello Bonvicinicommenta i dati del Rapporto agroalimentare di Regione e Unioncamere e, osserva, «da qui bisogna ripartire per programmare il prossimo PSR 2023-27, scongiurando eventuali tagli alla dotazione finanziaria regionale nonostante la riduzione dei fondi Pac».

 

Fa il punto: «Per garantire una maggiore redditività e dare un futuro alle aziende agricole, occorre procedere con una analisi specifica dei costi di produzione (materie prime, adempimenti amministrativi, certificazioni ecc.), capire qual è l’effettivo margine di guadagno dell’impresa e aiutare l’agricoltore a sostenere gli investimenti strutturali necessari al raggiungimento dei migliori standard produttivi. È pertanto essenziale indirizzare le risorse verso nuovi modelli di valorizzazione delle materie prime locali». E lancia un monito: «Gli oneri non possono ricadere sempre sull’anello debole della filiera quando sono proprio i prodotti 100% italiani, quali pasta e parmigiano reggiano, a riscuotere grande successo sui mercati».

 

Infine serve assolutamente un approccio nazionale condiviso tra Governo e Regione per ridare impulso a settori chiave in grave sofferenza come il frutticolo, il suinicolo e l’agriturismo. In particolare nel comparto frutta dove i danni produttivi del 2020 si sommano a quelli dell’annata in corso. Risultato: «Se lo Stato non interviene subito con contributi a fondo perduto, le aziende muoiono», incalza Bonvicini. Le carni suine hanno chiuso l’anno della pandemia con un meno 14% di Plv (crollo delle macellazioni di capi da allevamenti regionali del -8% e dei prezzi medi intorno al -7%). «È partita la richiesta da parte delle regioni Emilia-Romagna e Lombardia affinché sia convocato con urgenza il tavolo suinicolo nazionale ma ad oggi – lamenta il presidente regionale di Confagricoltura – non è stata data risposta». L’agriturismo, che registra un calo di turisti del 40% nel 2020sconta le perdite dovute alle misure anti-Covid ed ha anch’esso bisogno di misure di sostegno immediate per superare la crisi.  

 

«Dal Rapporto si evince la valenza dell’agricoltura, la sua capacità di creare reddito e occupazione stabile soprattutto in situazioni emergenziali quali la pandemia da Covid e adesso – conclude il presidente Bonvicini – dobbiamo mettere a punto un piano strategico per rilanciare le produzioni emiliano-romagnole, i comparti più deficitari; un sistema coeso che possa contare sul sostegno della politica e delle istituzioni».  

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