Dal
Comando Provinciale dei Carabinieri
I
componenti della banda smantellata dai Carabinieri di Bologna e
Napoli la notte del 30 settembre scorso, con l’esecuzione delle
misure restrittive scaturite dall’indagine 'Avvoltoio' (v.
comunicati stampa del 30 settembre 2016), hanno subito nuovi
provvedimenti restrittivi che sono stati loro notificati (in carcere
o ai domicili dove si trovano agli arresti domiciliari) dai
Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di
Bologna, con la collaborazione di quelli di Napoli, che hanno
eseguito quattro ordinanze di custodia cautelare, emesse dai
GIP presso i Tribunali di Napoli e Roma (con l’accusa di
associazione per delinquere finalizzata alle truffe aggravate)
e Piacenza e Modena (che hanno invece contestato la truffa
aggravata in concorso).
I
provvedimenti si riferiscono ai medesimi episodi già esaminati
dall’ordinanza eseguita lo scorso 30 settembre, che le diverse
Autorità Giudiziarie hanno riesaminato nella propria competenza
territoriale, emettendo i provvedimenti cautelari che hanno
raggiunto gli otto malviventi, alcuni dei quali colpiti da più
di un provvedimento.
I
dispositivi emanati attestano, se ce ne fosse stato ancora bisogno,
la pericolosità sociale di questo gruppo di truffatori, responsabili
di decine di colpi in danno di persone anziane e disabili.
30
SETTEMBRE 2016 - TRUFFE AGLI ANZIANI
La provincia di
Bologna, da circa un anno, è tra le più colpite a livello nazionale
da fenomenologie delittuose legate all’età avanzata delle vittime.
In particolare, alcuni malfattori, spacciandosi per “avvocati”
e “appartenenti alle Forze di Polizia”, hanno perpetrato
numerosissime truffe in danno di anziani: le vittime, contattate
telefonicamente da un “sedicente avvocato”, vengono
indotte a credere che un parente sia coinvolto in un sinistro
stradale e che, per non avere pagato in tempo l’assicurazione, è
trattenuto in una “Caserma dei Carabinieri”. Per rendere
il tutto più credibile, la conversazione viene indirizzata ad un
finto “Maresciallo dei Carabinieri”, che le rassicura
sulle buone intenzioni dell’“avvocato”, carpendone così
definitivamente la buona fede ed inducendole a consegnare ad un altro
complice, presente nelle vicinanze ed in contatto diretto con
l’”avvocato”, denaro o preziosi, per pagare il
bollettino dell’assicurazione.
Questa truffa, di
apparente semplicità esecutiva, richiede invece un accurato studio
preparatorio, articolato su tre fasi:
-
“raccolta illegale di informazioni personali”. Questo
momento concerne l’illecita acquisizione, per esempio, di dati sia
anagrafici che medici, delle abitudini quotidiane e dell’età,
mediante l’esecuzione di telefonate, di pedinamenti o di quesiti ai
vicini di casa, impersonando pubblici ufficiali (carabinieri,
finanzieri, amici, tecnici riparatori ecc. ecc.);
-
“utilizzazione delle informazioni raccolte”. Questa
circostanza è utilizzata per scegliere la truffa che meglio si
adatta alla vittima;
-
“scelta del momento e del luogo ideale”. La
consumazione di questo tipo di truffe è legata inequivocabilmente ad
un orario in cui un condominio o un vicinato sono meno frequentati o
in cui la vittima è sola in casa, o se in piena strada, simulando
una situazione di emergenza, come per esempio un incidente.
Dal febbraio 2016 i
Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di
Bologna e della Compagnia Bologna Centro hanno avviato una complessa
indagine finalizzata a disarticolare un sodalizio criminale dedito
appunto alle truffe con la cosiddetta “tecnica della
cauzione”.
Le investigazioni,
condotte sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di
Bologna – Dottor FORTE - e svoltesi anche con l’ausilio di
intercettazioni telefoniche e servizi di osservazione e pedinamento,
hanno permesso di individuare l’esistenza di un’organizzazione
criminale specializzata nelle truffe alle persone anziane, con sede
esecutiva a Napoli, composta da una pluralità di “batterie”,
attive sul territorio nazionale in maniera autonoma. Nello specifico,
è stata individuata una “batteria” riconducibile al clan
“Marsicano-Esposito” di Casoria, composta da soggetti
suddivisi stabilmente in “aliquote specializzate”:
-
“cellula di telefonisti/terminalisti”, normalmente
tre soggetti, stanziali a Napoli, incaricati di:
·
individuare
e contattare come “avvocato”
le potenziali vittime, grazie a siti web che abbinano l’indirizzo
al numero del telefono fisso (“www.paginebianche.it”
o “www.inelenco.com”);
·
provocare il contatto con il finto Carabiniere, spesso presentato
come “Maresciallo Primo”, per rassicurare la vittima,
invitata a comporre un numero di telefono della caserma dei
Carabinieri, senza rendersi conto che il truffatore, in realtà, non
interrompe mai la comunicazione;
-
’“aliquota di emissari”, due soggetti, presenti sui
luoghi delle truffe, in contatto diretto con i telefonisti, a cui
suggeriscono gli indirizzi e che riscuotono le finte cauzioni dalle
vittime.
Le indagini hanno
permesso di accertare che l’organizzazione criminale in questione è
collegata al clan “Contini” di Napoli, a cui corrispondono una
tangente, che nel corso delle conversazioni è invocata in maniera
convenzionale con i termini di “pesone” o “carosiello”, ed il
cui pagamento, a titolo di protezione, è ritenuto indispensabile per
poter operare in tutta “tranquillità” e “sicurezza”.
In particolare, il
“canovaccio” abituale era un sedicente avvocato, che si
presentava come “avvocato Molinari”, componeva numeri di
telefono di abitazioni di una medesima via/quartiere reperendoli da
siti internet, fino a quando non s’imbatteva in una persona anziana
in casa da sola.
L’avvocato cercava
di convincere l’anziano che l’unico modo di risolvere la
situazione del suo parente coinvolto in un sinistro stradale e
trattenuto in una caserma dei Carabinieri evitando quindi l’arresto,
era pagare una determinata somma, generalmente qualche migliaio di
euro, da consegnare ad un suo collaboratore che si sarebbe
presentato quanto prima presso l’abitazione.
Per rendere il tutto
ancora più credibile, la conversazione veniva indirizzata, seguendo
la modalità tecnica prima riferita e cioè senza interrompere mai la
comunicazione, al “finto” maresciallo dei carabinieri, che
si presentava come “Maresciallo Primo”, con il compito di
“rassicurare” la vittima sulle buone intenzioni
dell’avvocato e, pertanto, carpirne definitivamente la fiducia.
La truffa si
consumava quando la vittima consegnava al “collaboratore
dell’avvocato”, che nel frattempo stazionava nei pressi della
via/quartiere preso di mira per la circostanza, il denaro chiesto.
In molte
circostanze, poiché le persone anziane non detenevano in casa grandi
somme di contante, i truffatori si facevano consegnare anche gioielli
o preziosi.
Le indagini hanno
acclarato che alle truffe partecipavano, direttamente o
indirettamente, componenti di intere famiglie, uomini, mogli, madri e
figli, non solo con compiti operativi ma anche di collegamento con
gli emissari, intervenendo all’occorrenza anche in prima persona,
e/o logistici, reperendo numeri di telefoni cellulari ed autovetture
con cui spostarsi, trasformando l’attività illecita in un vero e
proprio “affare di famiglia”, dal quale tutti traevano
sostentamento.
L’indagine ha
avuto una decisa accelerazione quando, il 13 aprile 2016 in Bologna,
nel corso di uno degli innumerevoli servizi di osservazione condotti
dai Carabinieri per contrastare il dilagante fenomeno, venivano
individuati due “collaboratori dell’avvocato”, che
tentavano di farsi consegnare del contante da alcuni anziani
incappati nella truffa, bloccati e tratti in arresto in flagranza di
reato:
-
NERESINO Domenico, nato a San Gennaro Vesuviano (NA) il
14.05.1996;
-
VINCITORE Giuseppe, nato a Napoli il 29.12.1993.
Il GIP del Tribunale
di Bologna – D.ssa Ines RIGOLI, recependo le risultanze
investigative, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare
nei confronti di 9 soggetti, dei quali 4 da restringere in carcere e
5 agli arresti domiciliari, ravvisando nelle condotte dei
correi il reato di cui all’art.416 C.P.. Si tratta di una
contestazione assolutamente originale, innovativa ed efficace
rispetto alla fattispecie delittuosa: aver fatto emergere la matrice
ideativa comune ed aver individuato gli elementi fattuali costitutivi
di un’associazione finalizzata a commettere una serie elevatissima
ed indeterminata di truffe pluriaggravate in danno di anziani, con
condotta protratta nel tempo ed ancora in essere, agendo mediante
ripartizione dei compiti, con carattere di continuità e stabilità,
ha permesso di aggredire in modo incisivo fenomeni delittuosi nei cui
confronti, se presi singolarmente, la normativa vigente non offre
strumenti di contrasto efficaci ed adeguati
Alla batteria
vengono al momento contestate 43 truffe tra tentate e consumate,
nelle città di Bologna, Ferrara, Modena, Parma, Catanzaro, Roma,
Cosenza, Bari e Avezzano (AQ).[…]
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