giovedì 13 ottobre 2016

Castanicoltura. La vespa cinese è ormai sotto controllo. Si teme ora l'arrivo del Calabrone Killer.


Dall'Unione dei Comuni Appennino Bolognese:

I castanicoltori possono tirare un sospiro di sollievo: la lotta alla vespa cinese ha avuto un ottimo successo in tutta l'Italia settentrionale e l'esperienza dell'Appennino bolognese lo conferma. Il parassita è oggi molto diffuso in Asia e negli Stati Uniti. In Europa è stata assente fino al 2002, anno in cui è stato accidentalmente introdotta in Italia in una zona a sud di Cuneo. In Emilia-Romagna è arrivata del 2008 e ha avuto un impatto lacerante nella produzione di castagne e marroni.
La lotta è stata attuata con introduzioni nei castagneti (i cosiddetti "lanci") dell'antagonista Torymus sinensis, un altro insetto che limita la proliferazione della vespa cinese, nutrendosi delle larve di quest'ultima.
Il Servizio Fitosanitario della Regione Emilia-Romagna conferma che nel 2016 la presenza di galle di vespa cinese in castagneto è ridotta ai minimi termini e anche la salute globale delle piante e la produzione sono in forte ripresa. L'inversione di tendenza, cominciata nel 2014 (anno terribile per la castanicoltura nell'Appennino bolognese), si vede quindi confermata.

La situazione non è però altrettanto rosea nel resto d'Italia. Specie nel centro sud, infatti, nelle zone in cui la castanicoltura è più professionale e in cui si eseguono trattamenti insetticidi per la difesa dalle tortrici, la lotta biologica non sta ottenendo i risultati previsti, le galle sono numerose e la produzione ne risente. Questo perché l’uso di antiparassitari chimici inevitabilmente colpisce anche il parassitoide Torymus, vanificando sforzi e investimenti.


L'orizzonte della castanicoltura non è ancora del tutto sereno. Una nuova minaccia potrebbe approdare sull'Appennino: la temuta vespa velutina ( nella foto) , spesso evocata in maniera enfatica come “calabrone killer” o calabrone asiatico. La specie oggi è segnalata soltanto in Piemonte e in Liguria mentre in Emilia-Romagna non è ancora presente. L'insetto è particolarmente pericoloso non solo per l'apicoltura, perché si nutre di api, ma purtroppo anche per le persone, per le reazioni allergiche anche gravi che la puntura può causare. Tuttavia ha uno spostamento lento e gli esperti non prevedono la comparsa in Emilia-Romagna nel breve termine.
Ci si sta muovendo per non essere colti impreparati: il sito http://www.vespavelutina.eu, un progetto che coinvolge università, enti di ricerca, associazioni, apicoltori e cittadini, mira a monitorare la presenza della vespa e intercettare tempestivamente l'arrivo dell'insetto nei nuovi territori, anche fornendo consigli su come produrre delle trappole economiche e semplici da installare. Non esistono infatti ancora esperienze efficaci di lotta biologica alla vespa velutina.
Di questi e di altri argomenti si discuterà sabato 5 novembre a Capugnano (Alto Reno Terme), alle 9.30, nel corso del convegno dal titolo: "La castanicoltura: una risorsa troppo a lungo sottovalutata" cui interverranno, tra gli altri, la dottoressa Nicoletta Vai e il dottor Massimo Bariselli, del Servizio Fitosanitario Regione Emilia Romagna.

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