A
cinque anni dall'inizio dell'emergenza Covid-19, la disillusione ha preso il
posto della speranza tra i medici ospedalieri italiani. Il 76% ritiene che il
Servizio sanitario nazionale sia peggiorato e il 58% giudica negativamente
l'evoluzione della propria professione.
È
quanto emerge dal dossier "Dimenticati - Ritratto dei medici ospedalieri a
cinque anni dall'inizio dell'emergenza Covid-19", pubblicato dalla
Federazione Cimo-Fesmed sulla base di un sondaggio che ha coinvolto 2.168
camici bianchi. I dati delineano un quadro critico: il 72% dei medici lavora
oltre le 38 ore settimanali, il 38% ha accumulato più di 50 giorni di ferie non
godute, mentre le aspettative di crescita professionale e salariale maturate
durante la pandemia si sono drasticamente ridimensionate.
Turni massacranti e carenza di personale
L'indagine
fotografa un sistema sanitario sotto pressione, con organici ridotti all'osso:
il 76% degli intervistati lavora in reparti con personale insufficiente. Per
garantire la copertura dei turni, il 52% supera abitualmente le 48 ore
settimanali e il 20% lavora oltre questo limite. Anche le ferie restano un miraggio:
il 45% ha tra 11 e 50 giorni di ferie arretrate, il 23% tra 51 e 100 giorni,
mentre il 15% ne ha accumulati più di 100.
Stress e rischio di errore in aumento
Le
condizioni di lavoro pesano sul benessere psicofisico dei medici: il 57% si
sente molto stressato e solo il 2% riesce a conciliare adeguatamente vita
privata e professionale. Il 38% valuta pessima la propria qualità della vita e
il 57% denuncia un rapporto eccessivo tra carico di lavoro e rischio di errore.
Fuga dal pubblico: cresce la tentazione di emigrare
Il
malcontento spinge molti a guardare altrove: il 33% ritiene che all'estero il
lavoro medico sia più valorizzato, il 18% vede nella libera professione una via
d'uscita, il 10% guarda al settore privato e il 7% si orienta verso il lavoro a
gettone. Solo il 32% considera l'ospedale pubblico il luogo più gratificante
per esercitare la professione.
L'allarme di Cimo-Fesmed: "Senza medici, non c'è salute"
"Quel
che emerge dall'indagine è disarmante" commenta Guido Quici, presidente di
Cimo-Fesmed. "Speravamo che la pandemia avesse fatto comprendere
l'importanza del ruolo del medico e del SSN, ma a soli cinque anni di distanza
ci sentiamo dimenticati. I medici sono sempre più stremati e delusi, e temiamo
che le nuove generazioni si allontanino sempre più dal pubblico. Occorre
rendere nuovamente attrattivo il lavoro negli ospedali, altrimenti ben presto
non ci saranno più medici e senza medici non c'è salute".
· Fonte: quotidianosanita.it
1 commento:
A parlarne è il noto medico legale spagnolo Manuel J. Rodriguez che sconfessa totalmente la narrazione raccontando il dramma delle reazioni avverse da vaccino nei bambini.
'Dalle autopsie non è stato trovato nulla di quello che attribuiscono al Covid. Nulla di nulla. Prima trovavamo coaguli di 5 o 6 cm al massimo, adesso i coaguli sono di 1 metro'
'Nei bambini patologie mai viste, fegati distrutti, patologie intracerebrali' GRAZIE MEDICIEROI.
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