Necessario facilitare al massimo, con una sburocratizzazione d’emergenza, le assunzioni di chi è arrivato e cerca lavoro. Molte le offerte e disponibilità dal mondo del turismo, dell’impresa, del commercio per profughi che magari si ricongiungono con parenti qui in Italia, e deve essere fatto in modo che chi vuole assumere lo possa fare velocemente e senza lacci burocratici
di Luca Molinari
Accelerare il riconoscimento di quei vaccini che ad oggi non lo sono, come CoronaVac e Sputnik, per evitare, a fronte della necessità di vaccinare i profughi ucraini, il rischio di trovarci di fronte a un blocco insuperabile di tipo sanitario.
A chiederlo, in
un’interrogazione, è Michele Barcaiuolo (Fdi) che
ricorda come “in Ucraina, secondo il grafico elaborato dalla Fondazione Gimbe,
il 63,8% della popolazione non ha ricevuto neanche una dose di vaccino. Questo,
secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, potrebbe determinare una
sensibile ripresa dell’incremento giornaliero di contagi. I vaccini a
disposizione in Ucraina sono tre: AstraZeneca, Pfizer e CoronaVac (di
fabbricazione cinese). Quest’ultimo non riconosciuto dall’UE, eccezion fatta
per la Francia, che ha garantito qualche riconoscimento ai vaccinati con
farmaco cinese”.
Da qui l’atto ispettivo per sapere dall’amministrazione regionale “come l’Emilia-Romagna si ponga in merito alla questione dei profughi sprovvisti di green pass che potrebbero già essere collocati nel mondo del lavoro, se la Regione Emilia-Romagna intenda sottoporre i profughi destinati al nostro territorio a una campagna vaccinale e se questi dovessero già essere stati vaccinati, come si ponga nei confronti dei vaccini non riconosciuti”.
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