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Di Piergiovanni Alleva
consigliere
regionale l'Altra Emilia - Romagna
Condividiamo
pienamente la posizione della Fiom -Cgil che mette il dito
nella piaga quando spiega che la “divisione del lavoro” tra gli
impianti italiani e quello romeno era ben chiara e prevedeva che le
produzioni di alta gamma avessero luogo in Gaggio Montano mentre ora
sono trasferite o in corso di trasferimento in Romania.
Non
si tratta solo di una denuncia politica, fondatissima, ma anche di
un'indicazione preziosa in tema di legittimità giuridica perché
violare un accordo che prevedeva che un certo tipo di produzione si
svolgesse a Gaggio Montano con ricaduta occupazionale evidente
significa, da un punto di vista legale, un contratto in favore di
terzi quali sono appunto i lavoratori che in base a quell'intesa, che
ora viene rinnegata, hanno trovato occupazione e l’hanno mantenuta
fino ad ora.
Ogni
terzo, ossia ogni lavoratore, ha dunque il diritto, a mio
avviso, di essere risarcito per la violazione della clausola che da
subito istituiva una sua condizione di "vantaggio" dal
punto di vista giuridico di cui si può chiedere il mantenimento
ovvero l’equivalente risarcitorio.
Naturalmente,
se i lavoratori sono, come io credo, titolari di un diritto di
risarcimento per violazione di una clausola contrattuale in loro
favore ciò comporta anche che nel loro insieme ben potrebbero
chiedere garanzie giurisdizionali di tali crediti ad esempio tramite
un sequestro conservativo degli impianti e degli altri
insediamenti italiani dell’impresa debitrice.
Questa
prospettiva contenziosa non è quella immediatamente preferibile,
dovendosi piuttosto privilegiare una soluzione di carattere politico,
ma è importante aver presente che certe clausole stabilite durante
“la luna di miele” della fase di insediamento produttivo non
possono essere impunemente violate.
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