domenica 9 novembre 2014

Olivo, un altro 'tesoro' dell'Appennino poco conosciuto e da difendere.




Un oliveto di collina
Un esito produttivo di olive molto incoraggiante, perciò  in netta controtendenza rispetto all’andamento mondiale, quello di Mongardino e ciò ha convinto i soci del consorzio ‘degli olivilcoltori dei colli bolognesi’ a riprendere l’attività con  maggiore determinazione.
E’ stata una vera iniezione di energia constatare che la mosca dell’olivo ha risparmiato diverse coltivazioni dell’Appennino, come appunto quelle di  Mongardino,  dove la quantità di prodotto è stata anzi riconfermata se non addirittura incrementata. La terribile nemica degli olivicoltori deposita le uova all’interno della
drupa (il frutto dell’olivo, o oliva come più comunemente conosciuta) che schiudendosi danno vita a una larva. Il nuovo nato si nutre del frutto rendendolo inutilizzabile.
“Per fare qualche paragone che esalta l’olivicoltura appenninica” , precisa Maria Grigatti consigliere del consorzio, “la Spagna, maggior produttore del mondo,  quest’anno ha perso il 50 %  del suo prodotto e l’Italia circa il 40 %. Considerando l’intero globo disponiamo di una produzione ridotta di circa il 17 %. Si salvano un po’ i  paesi nord africani e quelli del medio oriente”.

A cosa è dovuto questa attacco tanto impattante?

“L’andamento climatico anomalo dell’ inverno  scorso, in cui la temperatura difficilmente è andata sotto lo 0 e  una estate particolarmente mite ne hanno favorito il proliferare. Nel primo caso non si sono  prodotte le morie naturali dell’insetto, nel secondo   si è favorito la riproduzione della larva e il suo facile trasferimento. Le due anomalie  hanno portato sull’ulivo un numero tale di mosche olearie da produrre questo pessimo risultato”.

Voi siete stati risparmiati, perché ?

“Una discreta ventilazione nella nostra zona ha disorientato gli insetti, l’uso di un numero efficace  di disorientatori a base di ferormoni e il fatto che in Appennino gli appezzamenti di ulivo siano ancora contenuti hanno risparmiato l’arrivo dalle terribili mosche.”

Come sarà quindi il futuro dell’olivo in Appennino “

“Dovremo stare molto attenti perché quando  le mosche ti scoprono  non ti mollano più.  Purtroppo tutto fa pensare che le anomalie climatiche diventino una costante”.

Il consorzio cosa farà?

“Dovrà rendersi più disponibile come punto organizzativo della categoria per avviare una attività di prevenzione armonica ed efficace. Inoltre essere  veicolo di comunicazione fra gli olivicoltori. La collaborazione è una delle carte vincenti”. 

Maurizio Garagnani nel suo oliveto di Le Mingarine a Mongardino



1 commento:

angelo ha detto...

Gradirei conoscere dove acquistare questo olio.Grazie Angelo