domenica 28 ottobre 2012

CACCIA INTESA COME GESTIONE FAUNISTICA: l’opinione di chi conosce la materia.




Franco Odorici
Pubblichiamo l’editoriale di Franco Odorici, consigliere dell’Unione Regionale Caccoatori dell’Appennino (URCA), pubblicato nel periodico dell’associazione.

 Nel momento stesso in cui la caccia non è stata più indispensabile per procurare all’uomo le risorse alimentari di cui aveva necessità, vi è stato chi ha cominciato chiedersi se avesse senso continuare a cacciare esclusivamente per diletto infliggendo agli animali inutili sofferenze e nei casi estremi contribuire all’estinzione di alcune specie. Porsi questa domanda è sicuramente ragionevole in quando nessun essere vivente del pianeta ne uccide un altro per puro divertimento, ma solo per necessità alimentare o per difendere la propria incolumità e quella della prole. Larga parte della popolazione condivide questa visione delle cose e non mancano certo anche opinioni autorevoli in proposito.
Dall’altra sponda vi è un mondo  venatorio che reclama i diritti di chi la pensa diversamente ed il rispetto delle tradizioni.
Le cose assumono tutto un altro aspetto quando alcune specie di fauna selvatica raggiungono densità che non possono essere più considerate compatibili con un uso multiplo del territorio da parte dell’uomo che peraltro questo territorio ha modificato nel corso di diverse migliaia d’anni. Se questo fenomeno assume dimensioni preoccupanti, la collettività deve intervenire per ripristinare condizioni accettabili sotto il profilo ambientale ed anche economico in particolare qualora siano seriamente a rischio le coltivazioni agricole. Ad un auspicabile obiettivo tendente a ripristinare e mantenere nel medio e lungo termine un equilibrio faunistico-ambientale in grado di non compromettere la conservazione delle popolazioni degli animali selvatici ma nel contempo di tutelare alcune importanti attività economiche, può corrispondere la necessità di intervenire nell’immediato in quelle situazioni che non possono essere oltre procrastinate. Il problema assume quindi connotati precisi per quanto concerne modalità di intervento e costi.
E’ a questo punto che giganteggiano le figure di Aroldo Tolomelli fondatore dell’URCA e Silvano Toso direttore dell’l’INFS che a suo tempo individuarono nella parte più responsabile del mondo venatorio i soggetti che debitamente formati dai tecnici faunistici potevano garantire a costo zero per l’intera collettività una corretta gestione della fauna selvatica nell’interesse generale.
E’ nel 1990 che passione per l’ambiente, per gli animali e per la caccia si incontrano e nasce nel nostro Appennino la figura del selecontrollore (cacciatore di selezione) che sarà determinante per impostare la gestione conservativa della fauna selvatica basata essenzialmente sulla conoscenza delle densità della fauna, in particolare degli ungulati, attraverso appositi censimenti.
Premessa la debita considerazione e comprensione per tutti coloro che dalla fauna selvatica subiscono danni, si può oggi ragionevolmente sostenere che il cacciatore moderno che segue i dettami scientifici della corretta gestione faunistica, dovrebbe essere una figura centrale di riferimento su questa materia, egli infatti la conosce perfettamente e sa come operare, lavora gratuitamente tutto l’anno, contribuisce economicamente alla conservazione della fauna in forma diretta anche per animali protetti, quindi di nessun interesse venatorio.
Circa la parte più controversa che riguarda l’esigenza di abbattere animali quando necessario, coloro che criminalizzando il cacciatore hanno finora su questo argomento costruito le loro fortune in termini di pubblico consenso debbono essere inchiodati alle loro responsabilità e sollecitati a darci la loro ricetta alternativa che sappiamo tutti non esistere.
Purtroppo, anche coloro che avrebbero il dovere, l’autorevolezza e i mezzi per sostenere e divulgare questa realtà, preferiscono spesso alimentare anch’essi la disinformazione generale parlando alla pancia (in questo caso al cuore) anziché alla testa dei cittadini.

28 commenti:

Anonimo ha detto...

Che cartolina questo signore!
Virtuoso ed attarente il quadro che ci propina.
Perchè questo quadro non dovrebbe fare proseliti fra i miscredenti che non hanno acora capito il grande contributo che arriva ai territori, all'ambiente, agli agricoltori e persino alle specie da proteggere, da parte dei sedicenti selecontrollori?
Se questo signore si impegnasse a disegnare un quadro un pò meno idilliaco ed un po più completo, meglio aderente alla realtà perciò, forse non convincerebbe molti ugualmente ma di certo aumenterebbe il suo grado di credibilità.
Se invece continuerà ad omettere colpevolmente di raccontare anche tutte le degenerazioni che sono scaturite dalla scelta di affidare un compito di pubblico interesse quale è il controllo e la gestione ottimale della fauna, a privati, portatori di un elevato numero di interessi privati appunto, egli non centrerà di certo l'obiettivo che si prefigge con queste belle storie a lieto fine.
Ci provi signore. La racconti tutta e non solo la parte che le fa comodo.....esca dalla propaganda ed entri nel confronto....

Anonimo ha detto...

Vorrei ricordare che la maggior parte della attuale fauna selvatica non trova le sue origini nella naturalità di questi luoghi, ma nel desiderio di esercitare la pratica venatoria.

Quanti ungulati ospitava l'intero comprensorio di Monte Sole prima guerra? E i voraci ed ipertrofici cinghiali di oggi sono i figli di quelli di allora?

Gli unici competenti a gestire la fauna selvatica sono i contadini, perché ne hanno l'interesse, perché ne condividono l'habitat, perché ne subiscono i danni.

E invece "chissà perché", se un contadino si difende da un devastatore di coltivazioni è vincolato a burocrazia ben più temibile di quuella richiesta ha chi si diverte a sparare ad animali, fili elettrici ed intonaci delle case...

Franco Zappia

Danilo ha detto...

I cacciatori amano così tanto gli animali che li uccidono per sport. Questo signore, e altri come lui, vogliono solo trovarsi un alibi per ammazzare in tranquillità. Abbiano almeno il pudore di non volerci anche convincere.

Danilo Zappaterra
Movimento 5 Stelle Loiano

Anonimo ha detto...

Se si tratta di trovare persone disposte ad abbattere cinghiali, cervi e caprioli in esubero è facile trovare dei volontari, ma per volpi, cornacchie grigie, gazze e ghiandaie un po' meno. Per non parlare dell'intollerabile presenza in montagna del devastante e stupidamente protetto (in ambito montano) airone cenerino che ha distrutto le ultime famiglie di gambero autoctono (specie in via di estinzione) e sterilizzato alcuni corsi d'acqua minori. E se vogliamo aggiungere, sempre in montagna, la dannosa presenza di altri animali di valle che creano squilibrio come il cormorano ed il gabbiano, si può vedere come le specie da abbattere siano diverse, ma alcune purtroppo senza interesse venatorio, e a queste chi ci pensa?

Anonimo ha detto...

Penso che sia ora di finirla, nel 2012, di inventare scuse per sparare ad animali per divertimento. Questa è la realtà, poi la potete mettere in tutte le salse che volete, mascherarla o nasconderla, ma questa rimane. Sono sicuro e conosco persone che ogni anno subiscono danni da animali come cinghiali, picchi e via dicendo, ma per questo esistono fondi di risarcimento. Certo, l'iter burocratico non aiuta (siamo in Italia) ma i fondi arrivano, e se non a coprire tutto almeno a risarcire in parte il danno. E i tubi di irrigazione forati da sedicenti cacciatori che non rispettano le norme? Animali uccisi quando non si potrebbe o in zone protette? Quelli chi li risarcisce?? C'è modo di controllare effettivamente l'attività di un cacciatore? Non credo. Ma intanto lui se ne va in giro con un fucile in mano e fa quello che gli pare. Fanatici a volte, anziani che non conoscono, non comprendono o fanno finta di non capire le regole attuali, e così le infrangono. Ogni tanto capita che si sparano fra di loro, ma quello è il rischio del mestiere. Senza contare che con un esame banale, spesso farlocco e pilotato, si rilascia una licenza e un arma, senza preoccuparsi tanto di cosa uno può poi farci. Ma tanto chissene frega, l'importante è il business: quanti soldi ci stanno dietro ad armi, munizioni, permessi, licenze, rinnovi??
Cari amici cacciatori, che vi definite paladini della natura e amici degli animali (e non so come fate a non piegarvi dalle risate mentre fate di queste affermazioni) volete eliminare un animale davvero dannoso, che in poco più di 30.000 anni ha sovvertito l'ordine naturale di un pianeta che di anni ne ha 5 miliardi? Cominciate dall'uomo.
MM

Anonimo ha detto...

L'unico vero (ed eticamente corretto) "selezionatore" è il Lupo. Lui non guarda se il soggetto ha un bel palco che gli permette una medaglia...
Seleziona i più deboli...
La selezione degli umani dipende molto da quanto si può spendere per prendere quel DETERMINATO soggetto..
Se si hanno soldi da spendere perchè prendere un Cervo subadulto "puntuto" mentre si può avere la possibilità di prendere un "glorioso" 22 punte? Mah..

Franco Odorici ha detto...

Lo scopo dell'editoriale era quello di far discutere l'argomento e sembra che ci siamo riusciti.

Il giornale è appena uscito e sicuramente avremo modo di leggere altri commenti anche meno condizionati dall'ideologia anti caccia.

Invito tutti i nostri lettori a cogliere l'importanza dell'occasione che ci viene offerta per dare anch'essi il loro contributo.



Franco Odorici

http://notiziefabbriani.blogspot.it/2012/10/caccia-intesa-come-gestione-faunistica.html

Unione Regionale Cacciatori dell'Appennino ha detto...

U.R.C.A.

Gestione Fauna e Ambiente








Sezione Provinciale di Bologna

Via di Corticella 183/6

40128 BOLOGNA

Tel. 340-2558909 Fax 051-0549550

e-mail: urca.bologna@tiscalinet.it

e-mail: urca.bologna@libero.it

www.urca.it





L'editoriale sul nostro periodico del presidente Franco Odorici invita indubbiamente tutti a porsi una domanda su quale debba essere innanzitutto il nostro comportamento per una convivenza civile con il mondo animale. L'articolo in questione segnala una contrarietà molto diffusa ad una caccia esercitata puramente per divertimento e segnala invece l'ineluttibilità di abbattere alcune specie animali quando queste raggiungono densità incompatibili con la sicurerezza dei cittadini nonchè un forte impatto sull'economia spesso vitale del mondo agricolo.

Sarebbe utile nell'interesse di "bestie e cristiani" se riusissimo tutti a ragionare senza pregiudizi verso il modo venatorio su un argomento complesso che causa in molti cittadini particolarmente amanti degli animali una sofferenza interiore che va rispettata.



URCA Bologna

gianluca carrer ha detto...

A tutti i vari "Anonimo" e anche agli altri commentatori "talebani" che più coraggiosamente si firmano: proponete voi una soluzione alternativa al controllo selettivo, altrettanto applicabile, tecnicamente valida, ed economica. E invece di pontificare dal divano di casa venite ad aiutare i cacciatori cattivi a realizzare recinti per protezione colture, a fare i censimenti e gli interventi di prevenzione danni etc. Pagando delle tasse per il privilegio di lavorare gratis. Poi esistono i bracconieri, che vanno perseguiti duramente. Ma bracconiere non è sinonimo di cacciatore, anzi. Il bracconiere non ha bisogno di licenze, permessi, di rispettare regole, calendari, orari, pagare tasse, lavorare gratis. Può essere l'autoctono agricoltore o un professore universitario.
Ma smettere di fare le guerre di religione e informarsi e documentarsi preima di dire o scrivere fregnacce è così difficile ?
Gianluca Carrer

Dante Franchi ha detto...

Il sig Carrer, quando chiede a chi scrive di metterci la faccia, fa una richiesta giusta a mio avviso.

Penso ad esempio che il primo commento di questa lunga sequenza sarebbe stato più efficace se avesse recato la firma del suo estensore.

Dico questo perchè colgo in quel commento un aspetto che condivido pienamente e che perciò riprendo per portarlo all'attenzione di chi chiede proposte concrete per la gestione della fauna.

Io sono fra quelli che ritengono che di una qualche forma di gestione vi sia infatti certamente bisogno ma che al contempo non ritiene che una pratica tanto delicata e difficile da controllare possa essere delegata a una parte interessata come sono i cacciatori, ma andrebbe esercitata da soggetti pubblici e impegnati a stare al di sopra da interessi di parte e/o personali.

Perchè ad esempio non si dovrebbe affidare questo compito alle guardie provinciali?
Con una gestione oculata dei capi "prelevati" sono certo che si ricaverebbero le risorse economiche per retribuire questo impegno.

Non credo infatti che chi lo fa ora si accontenti di pagarsi le cartucce che spara no?

alberto ha detto...

alberto
la fede talebana animalista si nota subito
dai commenti
solo accuse a nessuna soluzione
e soprattutto tante parole ma loro dei soldi per pagare danni non ne tirano fuori
sarebbe ora che le associazioni venatorie si deecidessero a fare campagne di informazione ed anche ribattere a certi servizi, come quello di Stoppa su Striscia la notizia , dove anche la caccia al colombaccio regolarmente effettuata è passata quasi come una caccia illegale

alberto ha detto...

x Dante franchi
ha ragione se non fosse che la caccia di selezione non viene regolamentata dai cacciatori ma dalla provincia con la supervisione dell'Ispra
che i danni vengono pagati con i soldi versati dai cacciatori sia con la tassa regionale che con la tassa ATC
che far abbattere dalle guardie provinciali migliaia di caprioli decine di migliaia di cinghiali e centinaia di cervi( basta guardare il numero dei capi da abbattere ogni anno per fare un conto esatto) la vedo dura dovrebbero lavorare 24 ore al giono e costerebbe alla provincia migliaia di euro più i mancati introiti dei cacciatori visto che animalisti ed ambientalisti non pagano nulla

Anonimo ha detto...

Rispondo all'URCA che certi animali non sono in eccesso, semplicemente non ci dovrebbero essere perché sono stati introdotti solo per essere cacciati.

Rispondo a Gianluca Carrer che nel mio primo intervento avevo già indicato a chi compete il ruolo di limitatore dell'eccesso di fauna selvatica: ai contadini.
Loro ne subiscono i danni ed è giusto che loro ne controllino la popolazione (e, perché no, ne godano i benefici).
Franco Zappia

Mauro Sighinolfi ha detto...

Il selecacciatore svolge un 'attività difficilmente comprensibile se si parte dai valori su cui si basa la maggioranza di noi tutti;mi spiego meglio:
oggi tutto è finalizzato al profitto mentre il selecacciatore lavora gratuitamente giornate intere per prevenire danni all 'agricoltura,partecipa ai censimenti, paga per cacciare un animale in esubero assegnatogli con precise caratteristiche di sesso ed età che non sempre riesce a prelevare, in questo caso intervengono le Guardie Provinciali che abbattono un animale di quella specie senza tener conto di sesso ed età, sparando anche di notte e dal fuoristrada con somma gioia dell' animale abbattuto e di quel Signore che auspica tali azioni.
Frequentemente le carcasse degli animali abbattuti dalle Guardie Provinciali passano dall ' inceneritore poiché il prezzo imposto al pubblico non è competitivo rispetto alle carni provenienti dall 'estero.
Torniamo al selecacciatore; continuiamo dicendo che paga pure tasse e permessi creando fondi con cui vengono risarciti danni agli agricoltori causati dagli animali che restano sul territorio con soddisfazione sia dei selecacciatori che degli animalisti ma quest 'ultimi a differenza dei primi non scuciono un centesimo per alleviare le sofferenze del mondo agricolo.
Conosco molti pietosi e sensibili animalisti anticaccia che non si sforzano per conoscere l' attività di gestione del Territorio,li capisco!Se conoscessero meglio questo mondo per coerenza dovrebbero sostenerlo correndo il pericolo di subire il giudizio di chi proprio non intende ragioni e pontifica nella più comoda e colpevole ignoranza.Se mi è consentito vorrei concludere passando per i corsi di formazione:non è affatto vero che siano banali,tutt 'altro,piuttosto la maggior parte degli anticaccia non conoscono la differenza fra capriolo daino e cervo:sono tutti "BAMBI".
Su una critica fatta da un "anonimo"sono daccordo e cioè la selezione la si dovrebbe fare sugli animali più deboli e non sui trofei più prestigiosi.Qui c' è molto da fare!

Mauro Sighinolfi

Mauro Castellani ha detto...

Sono perplesso!! Rispondere a tutte le banalità riportate in alcuni post richiederebbe un libro non un commento.
Possibile che nel 2012 ancora alberghi tanta ignoranza in materia venatoria in una società che si definisce "civile" ?
Ma ci rendiamo conto dei condizionamenti, degli stravolgimenti morfologici che apportiamo al nostro suolo, dei limiti invalicabili che poniamo alle specie animali, a tutta quella serie di azioni dettate da una antropizzazione che stà letteralmente soffocando e distruggendo migliaia e migliaia di biotopi e con essi, il nostro patrimonio faunistico.
La salamandra non è specie cacciabile ma si stà estinguendo, il pipistrello non è specie cacciabile ma si stà estinguendo, il tritone di fontana non è specie cacciabile ma è già quasi estinto.
La smettiamo con pietismi inutili nei confronti degli animali, pietismi che servono solamente a chi ha interessi economici o politici (che è poi la stessa cosa)a disgregare chi potrebbe metterli in difficoltà, e andiamo al nocciolo del problema?
Sono un pò avanti negli anni e credo, purtroppo, che non riuscirò a vedere una società che rispetta la vita, l'ambiente, gli Uomini e gli animali, i tempi della crescita individuale sono diversi dalla crescita della società, occorre qualche generazione.

Dante Franchi ha detto...

Che storia commovente!
Quanti disinteressati e volenterosi cacciatori - pardon - selecontrollori, di animali di grossa taglia!
Forse avete ragione: state investendo volontariamente troppe risorse economiche e troppe energie.
A fronte di tanta manifesta ingratitudine io vi suggerirei di indirizzare altrove le vostre energie umane ed economiche;
Verso obiettivi più gratificanti, lasciando agli agricoltori ed alle Istituzioni il pesante onere di occuparsi della gestione numerica e selettiva degli ungulati, nobili o meno nobili che dir si voglia.
Ci sono tanti settori, anche meno dispendiosi e meno faticosi, bisognosi di volontariato.
Reindirizzate colà il vostro impegno sociale.

Giuseppe Armenante ha detto...

Purtroppo paghiamo per aver sempre evitato di ribattere colpo su colpo ogni qualvolta in modo più o meno esplicito i vari media di informazione sia via etere che tramite carta stampata ci hanno attaccato e ci siamo , il più delle volte, rifugiati in commenti e/o proteste pubblicate solo sulle varie riviste del settore che naturalmente non raggiungono mai gli autori assertori, molto spesso, di affermazioni del tutto gratuite e prive di ogni fondamento anche perchè formulate da persone che non hanno conoscenza alcuna non solo della pratica della caccia ma, anche di cosa sia l'etologia e la biologia delle popolazioni di animali selvatici.
Conoscono cosa vuol dire "Capacità portante" di un territorio? Sanno cos'è un ecotono? etc etc NON CREDO, NON CREDO PROPRIO.
Ma purtroppo i più pericolosi sono quelli che attaccano per vie trasversali come la LAC che ultimamente ha presentato un ricorso al TAR di Parma in merito al piombo contenuto nelle palle da caccia.
Il ricorso è stato rigettato ma di certo non è finita qui.
Ma dico io, con tutte le forme di inquinamento che danneggiano gli esseri viventi umani ed animali devo credere che il mio nemico si preoccupa della mia salute?
Bisognerà vigilare attentamente perchè l'argomento è molto ma molto serio e i risvolti di una eventuale evoluzione in senso favorevole alla totale abolizione del piombo dalle palle da caccia potrebbe essere il preludio per un attacco anche per il rame e allora si che, così come già per la munizione spezzata a pallini, non rimarrebbe che l'acciaio.
invito pertanto tutti a vigilare attentamente e ad essere sempre attenti e pronti a far sentire la propria voce e a guardarsi non solo dai nemici dichiarati, ma anche dai falsi amici che per interesse personale fanno finta di non sapere che continuando a sollecitare l'adozione esclusiva di palle monolitiche, stanno aiutando chi vorrebbe far chiudere definitivamente la caccia in Italia.
Fortunatamente nelle istituzioni ai vari livelli,ci sono ancora persone che sanno affrontare l'argomento con la dovutà professionalità e a questo proposito chiudo ringraziando le autorità della regione Emilia Romagna per l'organizzazione di serio dibattito e confronto proprio sull'argomento del piombo nelle palle da caccia.
2 novembre 2012

Mauro Sighinolfi ha detto...

Mi trovo particolarmente daccordo col Signor Dante Franchi quando evidenzia che verso il lavoro dei selecacciatori è diffusa una manifesta ingratitudine:è innegabile!
Suggerisce come soluzione di indirizzare altrove le energie profuse;arbitrariamente suppongo si riferisca ad organizzazioni con scopi benefici e di solidarietà sociale.Benissimo!Ancor prima di cotanto illuminato consiglio io e tanti altri colleghi siamo impegnati anche in attività ONLUS.
Comunque grazie per il consiglio,mi permetto di aggiungere che non siamo mai abbastanza a svolgere attività socialmente utili,c'è posto per tutti:selecacciatori e non.
Per ultimo, nel Suo mondo ideale quei selecacciatori che ora pagano e lavorano gratuitamente per cacciare saranno sostituiti da Guardie Provinciali pagate per cacciare...E' una logica che mi sfugge ma nel frattempo presenterò domanda per far parte di tale eletto Corpo .E' un sogno ma mai dire mai!

Mauro Sighinolfi

Villiam Migliari ha detto...

Alla cortese attenzione di Franco Odorici

La caccia !!
Argomento spinoso e contrastante a molti esseri ,fiumi di inchiostro sono stati versati a riguardo e spesso mi ritrovo a confrontarmi con molti di essi,i condomini del palazzo in cui abito,agricoltori indiavolati ,i miei nipoti ,e attoniti rimangono esterrefatti di tutte le attività ,le specializzazioni ,il volontariato in cui ogni cacciatore compie a salvaguardia di un comune patrimonio faunistico ,il quale spesso mi chiedono di essere partecipi a queste iniziative , che con grande entusiasmo mi prodigo ,nelle mie possibilità a soddisfarli.
E a mio avviso e da qui che bisogna incominciare ,un informazione al comune cittadino,ai giovani ,e i fatti li dimostrano dove la società oggi ormai e sazia di grandi discorsi o di paroloni, quello che si doveva dire ,è stato detto e scritto,ora necessità la concretezza. Vorrei descrivere più nel dettaglio tutti gli oneri e i balzelli , che ci competono, evitando alla società ulteriori costi. Senza dubbio ,che la nostra categoria detiene qualche peccato da scontare ,in quanto oggi la caccia non è più un'attività di sopravvivenza ,ma un'attività dedicata alla gestione faunistica e ambientale. Dove fino dai tempi remoti, l'uomo " essere animale superiore " ha sempre gestito e cacciato gli animali a suo uso e consumo.


Ed ora cari amici , cacciatori e non vi saluto cordialmente , in quanto lo zaino è sulle spalle e l'alpen stok tra le mani, mi avvio per boschi e sentieri ,per una sana vita all'aria aperta.

in bocca al lupo
villiam migliari










alberto ha detto...

qualcuno giustamente lo ha fatto notare dove sono le associazioni venatorie? dovrebbero esssere loro a riportare su giornali e televisioni articoli e servizi dove si riportano dati esatti sul lavoro del cacciatore
purtroppo i oommenti e le risposte agli animalisti rimangono solo fra gli scritti nei blog mentre Striscia la norizia per non parlare del 99% dei giornali sparano a zero contro caccia e cacciatori, sparando numeri , come nel caso dei morti a caccia che comprendono anche coloro che sono morti per infarto o per cadute sdai dirupi
oppure prendendo spunto da fatti di cronaca dove, purtroppo un cacciatore ha perso la testa ed ha ucciso due guardie zoofile o quell'altro dove un ex cacciatore a cui avevano tolto il porto d'armi per le minaccie che aveva fatto ha ucciso due donne con un coltello
è ora che le associazioni venatorie alle quali diamo un notevole contributo incomincino a difender i propri associati oppure fra breve la caccia sarà chiusa

Giovanni Heusch Lazzeri ha detto...

Che tristezza leggere sempre le stesse banalità dette e scritte da anticaccia e animalisti, sulla caccia in tutte le sue forme,i cacciatori e il mondo venatorio in genere! L'ARS VENANDI fa parte della nostra cultura e se oggi la caccia è diversa dai secoli passati(quando non era solo una forma di sopravvivenza)non per questo và criminalizzata. Uccidere un animale per puro gusto di uccidere non credo faccia parte del bagaglio del cacciatore e non è certo meglio o diverso che a uccidere sia una guardia venatoria, un agricoltore o un semplice cacciatore.
Oggi ci sono tante regole che non vengono rispettate come nella caccia; ad esempio guidare un'automobile, che uccide persone umane, e se ci sono trasgressori non per questo si deve eliminare la licenza di caccia o la patente di guida.Quello che è veramente triste è sentire sentenziare persone disinformate o peggio male informate sulla caccia, gli animali, la natura.
Costoro si informino seriamente e quando conoscono bene l'argomento, allora ben vengano critiche e proposte costruttive e serie.
Giovanni Heusch Lazzeri

alberto ha detto...

ringrazio Danilo Zappaterra per il suo post che mi ha permesso di capire la vera natura del movimento 5 stelle
grazie perchè sicuramente se trattate gli altri argomenti come l'argomento caccia se avevo una mezza idea di votare qualcosa di nuovo con il suo intervento mi ha fatto passare l'idea di votare per della gente che non conosce minimanente il territorio e le sue problematiche ma è solo ideologicamente talebana
dei talebani ne abbiamo già a sufficienza

Anonimo ha detto...


Mi sembrava che l’argomento sollevato dal sig. Odorici fosse “la caccia si selezione”.
Più della metà degli interventi successivi scivolano invece sulla solita diatriba contro la caccia in generale.
La caccia di selezione è basata su ragionamenti di carattere scientifico (non per niente è sovrintesa da un Istituto Scientifico come l’ISPRA) e la figura del selecontrollore è quella di un operatore che dona il suo tempo libero dopo aver percorso un tragitto culturale e esperienziale (molto costoso, tra l’altro). E’ un percorso estremamente selettivo in sé che è, in sostanza, un volontariato a pagamento regolamentato necessario, pur con le dovute e inevitabili situazioni di compromesso delle umane cose. Che questa attività possa essere fatta “meglio” non ci sono dubbi, non c’è limite (se non quello economico) al miglioramento, come d’altronde non c’è limite alla degenerazione. l’Italia (che come al solito è partita in ritardo rispetto al resto del nord Europa) almeno ha iniziato e prosegue su basi laiche e scientifiche (quelle che troverete mai espresse chiaramente sulle riviste pseudoscientifiche divulgative, che devono giocoforza essere politically correct). Il compito di un Istituto come l’ISPRA è tutto fuorché facile. Necessita di personale che favorisca i rilevamenti e gli studi sul territorio, non dimentichiamo che prima di selezionatori-cacciatori gli operatori in questione sono censitori addestrati, e se non ci fossero loro con il loro entusiasmo (a pagamento), addio dati preziosi. Necessita sperimentazioni e un’enorme quantità di interazioni con le parti politiche e amministrative. Vogliamo discutere sulla preparazione scientifica di chi lavora all’ISPRA?

Se si guarda alla “naturalità” non ci si dovrebbe limitare ai periodi recenti, ma spaziare su una visione più ampia. Ogni reintroduzione di ungulati, effettuata su indicazione dalle amministrazioni, deve trovare fondamenti storicamente documentabili oltre a sussistere le prerogative ambientali nel determinato territorio in esame, e questo è compito di ISPRA e degli Istituti collegati. Ovviamente nel periodo bellico e immediatamente post-bellico, ungulati su Monte Sole e altrove (qui in Emilia) non ce ne erano tanti, risentendo tragicamente della “pancia vuota endemica” degli abitanti, in un contesto non regolamentato e scarsamente controllato, una sorta di adattamento antropico alle ovvie necessità di sussistenza. Per i cervi di Monte sole...che dire: una fuga o più fughe da allevamenti limitrofi ha contribuito a creare un habitat progressivamente sostenibile fino a vent’anni fa, ma oggi, la mancanza di predatori efficienti ha imposto la selezione (considerando la forte antropizzazione e la relativa dimensione dell’areale) che fino a 200 anni fa comunque ospitava Cervi e Caprioli. Adesso i lupi ci sono...ma sono ancora insufficienti all’equilibrio “naturale”. Quando cresceranno naturalmente contribuiranno a bilanciare l’ecosistema, ma poi si dovranno fare i conti con altri “problemucci”...
Mi permetto poi di sollevare alcuni dubbi sui contadini. essi, e i pastori (specie in via di estinzione sulle nostre colline) hanno solitamente un atteggiamento pragmatico (eufemismo) che mal si concilia con quello scientifico...e d’altro canto, poi come la mettiamo con quelle “piantagioni” fatte ad arte in zone frequentate da ungulati appositamente per ricevere i “risarcimenti” con i fondi devoluti dai cacciatori??? non lo dico certo per sentito dire...E le guardie? ma avete un’idea di quante ce ne vorrebbero per sostituire i volontari (ripeto: che pagano volontariamente) e dove si troverebbero le risorse per pagare l’addestramento e il lavoro di un tal piccolo esercito?

Vittorio Brizzi

Anonimo ha detto...

Segue il precedente Vittorio Brizzi

-Citazione di un precedente anonimo-
Cari amici cacciatori, che vi definite paladini della natura e amici degli animali ...., che in poco più di 30.000 anni ha sovvertito l'ordine naturale di un pianeta che di anni ne ha 5 miliardi? Cominciate dall'uomo

Qui credo che ci sia un equivoco grande come una casa. Tanto rumore per nulla. Quale ordine naturale? Primo, nessuno vuole eliminare animali dannosi. Poi dannosi a che? Allo stato di cose che ha imposto l’uomo nei trascorsi ultimi 10.000 anni con la nascita dell’agricoltura e la pastorizia? Visto che vogliamo parlar di date, la terra ha 5 miliardi di anni, ma l’uomo (ominide) è comparso 2 milioni di anni fa circa. Solo 10.000 anni fa (6000 anni qui in Italia) ha imposto un brusco cambiamento alla sua nicchia modellando la Natura con la “rivoluzione neolitica”, sfruttandola da quel momento sempre di più, mettendo palizzate intorno agli orti, innescando progressivamente una spirale autodistruttiva (con violenza interspecie e guerre a gò gò) con le evidenti drammatiche conseguenze (e che le prossime generazioni subiranno con interessi “composti”). Colpa dei cacciatori neolitici? colpa dei moderni cacciatori di selezione? colpa di quelli “indifferenziati”?? ma scherziamo?. La categoria dei cacciatori – in senso lato – è l’unica che può vantare un rango differenziato, l’unica che è coerente alla sua Cultura nata due milioni di anni fa.
La caccia di selezione è un tentativo scientifico di contenere danni ben evidenti sul patrimonio faunistico, che derivano alla lunga da quelli che l’uomo ha progressivamente provocato al pianeta in questo lasso di tempo, infinitesimo, rispetto ai due milioni di anni in cui è sempre stato Cacciatore e Raccoglitore e senza ammazzarsi l’un l’altro. Se dovessimo seguire (!) il consiglio del lettore, dovremmo far piazza pulita proprio dei non cacciatori!

La caccia è un “vizio” che va ben al di là di quello che riesce facile giudicare da una pancia benpensante. Proviene dal profondo, indissolubilmente legata all’essere primitivo...e smettiamola di esprimere giudizi tolleranti nei confronti di chi caccia per sopravvivere e disgusto per chi caccia senza averne la necessità.
L’atto del cacciare ha componenti simboliche ben più profonde e radicate, che esulano dal carniere e dal trofeo. E le sue componenti indotte hanno permesso all’uomo l’evoluzione del cervello (e del linguaggio articolato come ultima gestazione).

Di certo, i cacciatori svolgono un servizio sociale molto importante: permettono ai loro detrattori di sfogare aggressività latenti in modo isterico e – tutto sommato - non molto distruttivo... almeno poi si placassero...

Vittorio Brizzi

luigi calisti ha detto...

luigi calisti

Come selettore, non sto a ripetere il nostro impegno, in termine di tempo, lavoro ed economico, che sicuramente è volto anche alla soddisfazione per poi giustamente prelevare quello che in termini di gestione concede. Ritengo comunque utili tutte le discussioni, se fatte senza alzare i toni e senza offese, però se non si va oltre non può sortire effetti significativi, in particolare per la nostra causa.
Personalmente ritengo che le nostre federazioni, la federcaccia per quanto mi riguarda, debbono promuovere e coinvolgere tutti gli enti preposti, rispondendo ai nostri detrattori con i dati e trasparenza. In oltre intraprendere tutte le azioni possibili per un miglioramento collettivo. Per poi sostenere le nostre cause sempre in modo più credibile.
Un cordiale saluto a tutti, con l'augurio di un impegno collettivo per un confronto costruttivo fra tutte e oltre le parti.

Domenico Medici ha detto...

Premetto che ho la fortuna di fare il lavoro più bello del mondo, a contatto con la natura, e con il fine unico di proteggerla. Fortunato vero.
Ma veniamo alla nostra disquisizione, un tempo in un ufficio ho letto in un piccolo quadretto una frase emblematica "PIU' CONOSCO L'UOMO PIU' APPREZZO GLI ANIMALI".
Riflettendoci la verità di questa frase e disarmante, non tanto per la specie animale, uomo, fine a se stessa, ma a ciò che l'uomo è diventato ed a prodotto.
Già cosa è diventato l'uomo?
Darwin, afferma che ogni essere vivente si evolve in relazione alle esigenze ambientali, adattandosi a queste, per motivi di sopravvivenza.
Tra le varie creature nell'evoluzione della specie vi è pure l'uomo, unico animale che ha imparato ad utilizzare il fuoco, primordiale forma d'inquinamento, ovviamente è una estremizzazione del problema.
L'uomo, evolvendosi, ha imparato a vestirsi, utilizzando pelli animali, realizzare fabbricati per ripararsi, estrarre e fondere metalli, a sfruttare gli animali allevandoli, per utilizzarli nei lavori e nella alimentazione.
Nel fare tutto ciò, l'ambiente è stato violentato, sopraffatto, ecc.
forse era meglio, rimanere nudi, continuare a rifugiarsi nelle caverne, mangiare radici o frutti selvatici, mantenere una aspettativa di vita inferiore ai trent'anni, una mortalità infantile prossima al 90%, non evolversi culturalmente e socialmente.
La verità è che è meglio far cadere l'attenzione sull'attività venatoria, per distrarre l'attenzione su problemi molto più importanti.
Per quanto riguarda la gestione della fauna cacciabile, non è certo colpa dei cacciatori, se l'abbandono delle campagne, per una vita più cittadina ha consentito e consente tutt'ora un incremento degli ungulati, o se l'agricoltore subisce danni a causa di una concentrazione troppo elevata di animali, costretti a ritirarsi sempre più, dall'incalzare della civiltà.
Quella stessa civiltà che lo costringe a subire densità politiche e non antropiche, quella civiltà che nei giorni festivi invade i loro ambienti in cerca di aria pulita, prati verdi, e che quando si ritira lascia segni degni dei più famosi campi di battaglia..
E già caro ambientalista, animalista, protezionista, comodo commentare tranquillamente seduti al bar o in poltrona i danni arrecati all'ambiente da selvaggi selecontrollori, che si alzano a notte fonda per andare a censire gli animali, o che sotto il sole costruiscono recinzioni per preservare le colture degli ultimi agricoltori, che pagano salatissimi bollettini, che vengono poi in grande maggioranza utilizzati per risarcire danni, che nonostante tutto gli animali arrecano, sia cacciabili e sia non cacciabili. Anche i danni arrecati dai selvatici protetti, (la grande maggioranza) risarciti dalle province, derivano dai soldi versati dai cacciatori.
Proviamo a chiedere ad un agricoltore quanto aiuto riceve da un semplice ambientalista? Quanti si alzerebbero di prima mattina, dopo una settimana di lavoro e vanno a riposarsi costruendo recinzioni?
A quest’ultima domanda mi piace dare una mia risposta, molti, in quanto la stragrande maggioranza dei cacciatori, è un ambientalista, e colui che controlla la popolazione ed il suo abitat, che ripulisce l'ambiente, che vi entra in punta di piedi e non come una masnada vociante e lui il vero ambientalista, e colui che cerca di recuperare il selvatico ferito, che si allena per evitare inutili sofferenze, che in condizioni climatiche avverse, chiede la sospensione dell'attività venatoria, come a fatto urca nel passato inverno.
Quante ce ne sarebbe da dire, ma che volete? iscrivetevi ad URCA e cominciate a fare, spendendo di tasca, gli ambientalisti come facciano noi, e poi vedrete che molte cose avranno un colore e sfumature diverse.
Chiudo con una frase famosa Meditate gente meditate.

Anonimo ha detto...

Sono un cacciatore di selezione appena tornato da una settimana di caccia con l'arco in USA. In quel paese l'attività venatoria è vista come una risorsa economica, sociale e ambientalista. Quando cerchiamo di spiegare il punto di vista contrario di molti italiani e i tanti balzelli di leggi e leggiuole, si meravigliano e non capiscono.
Ma che parliamo a fare, gli italiani vivono su un'altro pianeta... sono così intenti a giudicare gli altri che non si guardano mai allo specchio.

Otto Ventura

Anonimo ha detto...

Purtroppo siamo in Italia. Purtroppo troppa gente che non sà parla. E lo fa per aggredire, con parole forti, come per giustificare la propria opinione.
Il Lupo è stato reintrodotto, a farne le spese sono sempre i contadini, perchè tali predatori trovano più comodi ovili e pollai che cervi o cinghiali pronti a scattare.
Gazze, cornacchie, storni, altri nocivi.... si possono prendere, anche con trappole, ma.... c'è la burocrazia, si fa prima a rinunciare che a chiedere i permessi. Gli uccelli fanno poco danno rispetto ad una scrofa con i cuccioli, finchè non sono tutti sazi non se ne vanno.... e ritornano!!!!!
Perchè i selvatici vanno in un campo? perchè il bosco non li sfama più, sono troppi. Un certo numero va abbattuto col fucile o con l'arco, purtroppo. Come alternativa ci sono le automobili, ma uno scontro con un cinghiale non è mai senza conseguenze.
Per queso mi sento di incoraggiare iniziative per una caccia atta a CONTROLLARE e non a STERMINARE.