domenica 21 ottobre 2012

Lo sceriffo di Loiano e Lo Spirito. Seconda parte:





Continua la storia del ‘bandito’  Gaetano Prosperi detto Lo Spirito che al tempo dell’annessione di Bologna al Regno sabaudo si battè per il Papa. La prima parte è stata pubblicata 15 giorni fa.


LO SPIRITO
Il Prosperi risultò imprendibile alla forza pubblica e il Cantoni lo paragonò <> il valoroso capo dei Boeri nella guerra contro gli inglesi. L’episodio più eclatante avvenne il 19 agosto 1861 quando il Capitano Gamberini rimase vittima dell’ennesimo agguato in località Lastre di Barbarolo. Ecco come lo stesso Gamberini ricostruì quanto avvenne quel lunedì mattina:<<… partii alle ore 9 del detto mattino a cavallo. Per li motivi che anderò adducendo, lungo il cammino stavo in sospetto di qualche agguato, massime nella parrocchia di Barbarolo, e mio malgrado non m’ingannai perché scorso poco più di mezz’ora nel passare il fosso in prossimità al luogo detto le Lastre in Barbarolo medesimo udii una esplosione di arma da fuoco e contemporaneamente mi sentii ferito alla parte posteriore del costato destro, sotto il destro orecchio, e al parietale pur destro; ferite che all’istante conobbi di nessun pericolo e prodotto da pallinacci di piombo. Immediatamente mi rivolsi dalla parte ove provenne il colpo, ch’era la folta macchia del soprastante colle, ed imbrandendo il revolver invitavo l’assassino a mostrarsi, ma non vedendo alcuno, discesi tosto da cavallo e mi accostai alla indicata macchia senz’essermi dato di scoprire in guisa alcuna l’assassino…>>. Per il mancato assassinio del Gamberini fu incolpato lo Spirito che un mese prima, il 15 luglio 1861, aveva ucciso in un celebre duello il vice brigadiere Sondaz  a Lògnola (Alla presenza delle più importanti autorità civili e militari, nel 150° dell’unità ed in seguito al libro sullo Spirito, è stata recentemente inaugurata a Loiano la piazzetta in memoria del brigadiere ucciso e posta una lapide sul luogo del duello a Cà de Rossi, mentre di Gaetano Prosperi nessun accenno…). Nel settembre del 1861, lo Spirito passeggiava tranquillamente per Roncastaldo, quando venne ferito in modo lieve da una fucilata alla schiena, sparata proditoriamente dal capitano Gamberini, che lo vide passare mentre stava giocando a carte nell’osteria dei fratelli Macchiavelli, nemici giurati dei Prosperi a causa di vecchie faide familiari. Lo Spirito decise così di rifugiarsi a Roma, coperto dai servizi segreti vaticani e proprio dalla città eterna il 6 gennaio 1862 partì la famosa lettera indirizzata a Gamberini:      
  
PIAZZETTA SONDAZ
 Signor Capitano
Colla presente vi fo sapere che trovami in questa Dominante. Sono persuaso che siete desideroso della mia persona, piglia pure la tua squadra e vieni a trapassarmi il cuore come sei desideroso, io trovami sempre in piazza della Rotonda perciò vi faccio sapere, che se voi non verrete a trovarmi me quest’estate voglio venire a trovarti a Voi, e perciò verrò con quella collera che ai sempre avuta verso di me, né godo che mi sono lavato le mani nel tuo sangue, ma non è stato sufficiente, ma però spero colla mia condizione che faccia in breve il viaggio che fece il suo caro brigatiere; il più che mi dovesse dispiacere è che se partisti, ed io non potervi trovare, ma spero dalli miei confidenti di sapere la vostra residenza; sei partito più volte per sino con 69 uomini a Vostra disposizione e  lo Spirito cammina sempre a spasso ed io vi voglio assolutamente morto; intanto se Voi mi chiederete perdono io vi perdonerò non volendo essere vendicativo come lo siete Voi; vi do tempo un mese, dopo del quale non ci sarà più tempo. Specchiatevi coll’esperienza addietro, che lo Spirito da chi è ferito vuole ferire benchè non abbia sparso del sangue. Non sperate d’assaggiare il mio sangue, Addio.                                                   Gaetano Prosperi                                                                                                                                
     

La lettera arrivò pochi giorni dopo allo stesso Gamberini e non si sa come, il proprietario del Corriere dell’Emilia, Pasquale Cuzzocrea, riuscì ad entrare in possesso della lettera e a pubblicarla nella settima colonna di detto giornale in data 22 gennaio 1862. Il giornalista fu indagato per sospetta complicità coi disertori della montagna, ma non risulta che venne poi scoperto come l’ebbe ricevuta. Un anno dopo, quando lo Spirito gravemente ferito ad una mano si fece arrestare dai Carabinieri di Castiglion dei Pepoli, la giuria della corte di Bologna lo discolpò sia dall’aver scritto la lettera (Prosperi era analfabeta come la maggioranza della popolazione) che dall’attentato al Gamberini, salvo farlo decapitare a Porta Lame il 15 dicembre del 1863 proprio il giorno del suo compleanno. In seguito all’arresto dello Spirito e per aver frenato la reazione del 1860, sua maestà Re Vittorio Emanuele II nominò il dott. Amato Gamberini Cavaliere dell’Ordine Mauriziano. Nel 1864 il cittadino Loianese Giuseppe Bonafè fece comporre da Giuseppe Macchiavelli dei sonetti in onore del cavaliere Amato Gamberini che vennero affissi sui muri di Loiano: “…medico chirurgo eccellentissimo toglieva al grave pericolo di morte Fortunata Bianconcini per vasto scirro ulcerato alla destra mammella con aderenze sterno costali, il marito Giuseppe Bonafè questi versi offeriva…” Il manifesto originale venuto alla luce durante le nuove ricerche sul Gamberini stupisce per l’acclamata devozione verso il medico chirurgo, quasi come fosse avvenuto un miracolo ad opera di un magnifico taumaturgo…Nel 1869 il Ministero dell’Educazione Nazionale lo nominò Delegato Scolastico Mandamentale. Il 19 marzo del 1897, all’età di 72 anni, il cav Amato Gamberini cessò di vivere.  Se il celebre chirurgo potè morire di morte naturale, lo si deve a circostanze eccezionali. Il maresciallo dei Carabinieri Vincenzo Navello di stanza a Lojano raccontò che lo Spirito più volte tese agguati onde uccidere il Gamberini e che una volta insieme a due disertori, si era recato sotto la sua camera da letto per ucciderlo nel momento in cui chiudeva la finestra. Fortuna volle che proprio quella sera la finestra venne chiusa dalla servente. Nonostante in quegli anni, la montagna bolognese fosse ferventemente religiosa e parteggiasse per il partito temporalista, le operazioni di leva procedettero con regolarità e i montanari accettarono il servizio sotto la bandiera tricolore sabauda avviandosi così verso il loro destino.

    Claudio Evangelisti



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