martedì 15 novembre 2011

Gli operai Kemet hanno detto 'sì' all'accordo sindacale.


Si sono concluse ieri le assemblee dei lavoratori Kemet negli stabilimenti di Sasso Marconi, Vergato e Monghidoro per una valutazione sull’accordo siglato la settimana scorsa in Regione che delimita, dopo anni di crisi e di incertezza, l’impegno programmatico dell’azienda negli stabilimenti italiani. In parole semplici ‘il piano industriale’ che la Kemet realizzerà nei prossimi anni.

Non ci saranno licenziamenti, se non su base volontaria e la multinazionale realizzerà entro due anni un nuovo stabilimento a Borgonuovo di Sasso Marconi che accoglierà tutte la lavorazioni Kemet e sarà tale da consentire di operare nel migliore dei modi, utilizzando tecniche all’avanguardia.

Alcune lavorazioni saranno trasferite in altre nazioni e altre, di maggiore qualità e complessità, le sostituiranno per garantire in questo modo il lavoro per l’organico concordato. Gli stabilimenti di Monghidoro e di Vergato verranno dismessi.

L’azienda a fine estate aveva ‘dichiarato’ un esubero di 212 lavoratori e l’intenzione di trasferire in Macedonia alcune lavorazioni. L’alzata di scudi di sindacati enti locale e assessorato alle attività produttive regionale ha portato a una buona soluzione.

L’accordo è stato accolto in modo favorevole dalla stragrande maggioranza dei lavoratori” spiega Devis Coriambi (nella foto) della rappresentanza sindacale unitaria Kemet (RSU). “La conclusione è stato il massimo che sindacalmente era possibile ottenere. Non possiamo parlare di successo, ma la soluzione adottata è certamente positiva e in questo modo è stata percepita da coloro che hanno partecipato alle assemblee. Certo rimangono i problemi aperti dei trasferimenti di 120 lavoratori di Monghidoro e 180 da Vergato a Borgonuovo e il via vai di macchine dei condensatori che partono e altre che arrivano. Si prende un problema alla volta e si va avanti,” ha concluso Coriambi con molta filosofia del buonsenso come a significare che con la buona volontà è tutto risolvibile.

Di concreto rimane il fatto che oltre 600 lavoratori conserveranno il loro posto e quello di Sasso Marconi potrebbe diventare lo stabilimento ‘fiore all’occhiello’ della multinazionale.

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