mercoledì 23 novembre 2011

Dall’area verde alla discarica. Quattro imprenditori e un direttore dei lavori denunciati dai Carabinieri.



Dovevano trasformare un’area incolta in parco fluviale attrezzato, ma hanno trovato più conveniente iniziare a impiantare una cava di ghiaia abusiva e collocare il pregiato ricavato sul mercato. Poi, per arrotondare e ottimizzare l’operazione, hanno trasformato il buco creato dallo scavo in discarica di materiali pericolosi e cancerogeni.

La bella trovata ha avuto termine con l’intervento dei Carabinieri di Castel di Casio che, lunedì scorso, 21 novembre, hanno deferito in stato di libertà per furto aggravato, frode nelle pubbliche forniture, attività di cava abusiva, omessa trasmissione di documenti attinenti la sicurezza sull’attività di cava, opere eseguite in area paesaggistica tutelata, gestione non autorizzata dei rifiuti e discarica non autorizzata, il 51enne T.F., nato a Bologna e residente a Castel di Casio, il42enne M.M., nato a Verbania (VB) residente a Inarzo (VA), coniugato, il 62enne L.F., nato a Massa (MS) e residente a Castel di Casio, coniugato, il 50enne B.S. nato a Montese residente a Gaggio Montano , coniugato e il 56enne B.G., nato e residente a Vergato.

Tutto ha avuto inizio nell’estate del 2008, quando il Comune di Castel di Casio affidò i lavori a una ditta del posto, per trasformare un’area incolta di proprietà demaniale in parco fluviale attrezzato.

Alcuni cittadini però si erano accorti che qualcosa non era chiaro, per gli strani movimenti notturni di mezzi pesanti che trasportavano via terreno e ghiaia.

I dubbi portarono costoro a rivolgersi ai Carabinieri di Castel di Casio cui segnalarono gli strani trasporti notturni. I militari decisero di iniziare una serie di appostamenti e sopralluoghi e infatti, dopo pochi giorni, notarono degli operai che scavavano in una zona dove era assolutamente vietato.

I militari, dopo aver informato la magistratura, posero sotto sequestro l’intera area e, in collaborazione con il Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri di Bologna, iniziarono prelievi e analisi chimiche del terreno.

Il lavoro portò alla luce diverse irregolarità ambientali e non solo. Gli investigatori scoprirono che le ditte esecutrici avevano prelevato abusivamente ghiaia dall’area fluviale e l’avevano trasporta in parte fuori dal cantiere e in parte riutilizzata per i lavori del cantiere stesso, incorrendo così nel reato di frode nelle pubbliche forniture. Il contratto d’appalto infatti imponeva l’acquisto del materiale ghiaioso e non il facile e gratuito reperimento sul posto che si voleva preservare e tutelare.

I gestori del cantiere avevano realizzato una vera e propria cava abusiva in area paesaggistica tutelata e portato a termine il furto del materiale ghiaioso di valore che portavano fuori dal cantiere e utilizzavano per altri scopi.

Gli improvvisati ‘cavatori’ dovevano però ripianare le enormi buche generate dalle loro razzie notturne. Decisero così, per dare un ulteriore utile al loro operare, di riempire gli scavi con materiale il cui smaltimento richiedeva un costo per il possessore. Il responsabile del cantiere, utilizzando quest’alternativa, evitava così di spendere le cifre necessarie per un normale riempimento e il fornitore della ‘materia prima’ di pagare il necessario per lo smaltimento dei suoi materiali speciali.

Le analisi hanno accertato che in quel materiale inerte di riempimento , in alcuni casi, era presente anche del pericoloso eternit, sostanza cancerogena, in contrasto quindi con la finalità di ‘Area Verde’ di forte pregio che il Comune voleva creare.

I Carabinieri del N.O.E. e quelli di Castel di Casio, coordinati dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Bologna dott. Gustapane, hanno posto termine all’illecita attività prima che potessero verificarsi problemi seri, sia a livello ambientale che di sanità pubblica.

T.F., in qualità di titolare della ditta appaltatrice dei lavori di realizzazione del “parco fluviale”, nonché capo cantiere, è stato indagato per furto aggravato, frode nelle pubbliche forniture, attività di cava abusiva, omessa trasmissione di documenti attinenti la sicurezza sull’attività di cava, opere eseguite in area paesaggistica tutelata, gestione non autorizzata dei rifiuti e discarica non autorizzata.

M.M., di professione architetto, in qualità di direttore dei lavori, dovrà rispondere di frode nelle pubbliche forniture, attivita’ di cava abusiva, omessa trasmissione di documenti attinenti la sicurezza sull’attività di cava, opere eseguite in area paesaggistica tutelata, gestione non autorizzata dei rifiuti e discarica non autorizzata.

L.F., imprenditore, B.S., e B.G., entrambi artigiani, sono stati denunciati per gestione non autorizzata dei rifiuti e discarica non autorizzata, in quanto, essendo i titolari di imprese edili, trasportavano all’interno dell’ “Area Verde” la terra di scavo che veniva utilizzata per riempire le buche createsi a seguito degli scavi abusivi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

ma è mai possibile che comunque siano sempre o i cittadini o altre forze dell'ordine a occuparsi di terrtorio?

ma la polizia municipale e l'ufficio tecnico di un comune ogni tanto non sarebe il caso che controlli di persona cosa accade sul territorio?

ma la parola PRESIDIO ha ancora un significato?