martedì 8 novembre 2011

67 anni fa l'eccidio nazifascista di Casteldebole


Con una manifestazione tenutasi a Bologna, il Comitato Provinciale ANPI e il Comune di Bologna, in collaborazione con il Comitato Provinciale della Resistenza e della Lotta di Liberazione, hanno ricordato il 67° anniversario dell'eccidio nazifascista di Casteldebole che vide eroicamente protagonisti i partigiani, fra cui quelli della Brigata Bolero. Brigata che aveva affiliati anche nella valle del Reno.

Questi i fatti raccontati in un comunicato Anpi.

La sera del 29 ottobre 1944 alcuni componenti della 63a Brigata Garibaldi, fra i quali il comandante Corrado Masetti "Bolero" e il commissario politico Monaldo Calari "Enrico", giunsero sulla riva sinistra
del fiume Reno tra Tripoli (Casalecchio di Reno) e Casteldebole (Bologna), dove era pronta una barca per traghettare gli uomini sull'altra sponda.

La brigata che operava sull'Appennino bolognese aveva ricevuto l'ordine di convergere in città per prendere parte a quella che si riteneva l'imminente insurrezione. A causa della piena, il fiume non fu attraversato e i partigiani si nascosero nel capanno di una cava di ghiaia, per ripararsi dalla pioggia. La loro presenza fu notata da un delatore il quale informò i tedeschi.

Verso le ore 13 del 30 ottobre ingenti reparti di SS e paracadutisti tedeschi circondarono i partigiani i quali non si arresero e caddero combattendo, dopo avere resistito per oltre 3 ore. I 20 partigiani feriti furono torturati prima di essere finiti. Si salvò Alessandro Ventura "Fra Diavolo" perché, abitando a Casteldebole, la sera tra il 29 e il 30 si era recato a salutare la madre. Intervenne però nella battaglia uccidendo un
ufficiale e ferendo due soldati. Poi dovette ritirarsi. Fu arrestato e fucilato dai fascisti il 17 aprile 1945 alla vigilia della liberazione.
Mentre era in corso lo scontro, i tedeschi uccisero 5 persone che transitavano casualmente nei pressi. Sempre nel pomeriggio e nella sera del 30 ottobre i tedeschi rastrellarono 11 persone e le fucilarono il
giorno dopo.
Un eccidio particolarmente efferato, uno dei tanti tasselli di quella follia criminale che i nazifascisti hanno scatenato contro il nostro Paese.

Nella foto, i funerali.


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