giovedì 8 agosto 2024

A Castiglione dei Pepoli si farà scuola di Ecologia Politica in Montagna

 E’ la quinta edizione di ‘Futuro’ ed è in programma dall’11 al 13 ottobre 2024. Già aperte le iscrizioni.



L’ Unione Comuni Appennino Bolognese informa:

 Cosa favorisce la permanenza delle nuove generazioni in Appennino? Quali sono gli spazi di cultura e socialità che possono alimentare il loro presente e renderle capaci di costruire nuovi futuri possibili?

Futuro è il tema della quinta edizione della Scuola di Ecologia Politica in Montagna.

Dall’11 al 13 ottobre 2024, i corsi si terranno anche quest’anno nel territorio di Castiglione dei Pepoli e, in un’ottica di rete, in tutta l’area dell’Appennino bolognese.

Le iscrizioni si sono aperte  e ci sarà tempo fino al 15 settembre 2024 per mandare la propria adesione. La scuola prevede un massimo di 20 partecipanti.

Il tema del Futuro verrà declinato in due filoni principali: la “memoria” e le “scuole”, intesi come presidi imprescindibili soprattutto nelle terre alte, per costruire nuovi percorsi e affrontare le sfide contemporanee, in modo rigorosamente ecologico.

L’obiettivo delle docenze è quello di restituire una panoramica tanto del delicato stato dell’arte, quanto di nuovi processi e sperimentazioni sia nell’ambito dell’educazione e della formazione, che nella gestione e valorizzazione degli archivi e di tutte le forme di memoria storica, quali fondamenta identitarie di una comunità. Tutte le informazioni le trovate qui.

L’ecologia politica è una disciplina che intreccia i fattori economici, sociali e culturali ai fenomeni ambientali, per interrogarsi – e interrogare il potere politico – su come sia possibile incidere positivamente sulla crisi ecologica che il mondo sta attraversando. Aprire la riflessione e il confronto nelle terre alte italiane è un modo per osservare il centro, il modello-città, i suoi cortocircuiti e i suoi fallimenti da una prospettiva alternativa. La rete pubblico-privata che si è creata e cresce, attorno al progetto, anno dopo anno dal 2020 a oggi, dimostra la necessità dei territori di strutturare un confronto attivo con professionisti multidisciplinari e le comunità di riferimento, per trovare risposte – ma soprattutto porsi le giuste domande – per affrontare sfide irrimandabili della contemporaneità.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

La prima ecologia per la montagna e' quella di ritornare a rendere equo il lavoro agricolo, zootecnico che e' Il Lavoro in montagna.
Questo NON avviene perche' si e' deciso che il settore primario venisse sacrificato a favore degli altri.
Questo avviene con la brutale competizione: non mi vendi la lonza di maiale a 2,20Euro / q.le? La compro in Bielorussia a quel prezzo, fottiti!

Ovviamente questo va bene ai demaghhi e ai vari elettori consumisti che lo elelggono che preferiscono prendere lonza "improbabile" a prezzo stracciato perche' poi, coi denari risparmiati, fanno il uichend a Londra oppure si comprano la felfa della influensa etc. etc. .

Ci sono paesi che hanno deciso di NON seguire questa strada della distruzione del settore primario: in Svizzera esistono dazi PESANTISSIMI sulla importazione di carne e questo permette ai contadini elevetici di avere un reddito decente e qindi di rimanere in montagna, allevare boivini e altro.

Come per l'immigtazione di massa, questo NON e' casuale, e' una scelta voluta, politica se non imposta.

Anonimo ha detto...

" interrogare il potere politico ?" Ecco come rovinare tutto.