Sperimentato
lo scorso anno da una Asl per aggiornare sui pazienti che accedono al
pronto soccorso

La
Asl potrà così riprendere l’attività che aveva sospeso dopo
l’avvio dell’istruttoria. Il servizio attivato dall’Azienda
sanitaria prevede che il paziente, una volta espletate le attività
di triage, possa autorizzare un familiare a ricevere un link sullo
smartphone o sul tablet che lo indirizza ad una pagina web dove poter
visualizzare le procedure di cura, i tempi di attesa, le dimissioni o
il trasferimento nei reparti di degenza.
A
chi accede al servizio non sono mostrate informazioni diagnostiche,
né i dati anagrafici del paziente, ma solamente il codice di
accettazione e l’elenco cronologico delle visite e degli esami. La
pagina contiene informazioni standard ed è raggiungibile anche per
le 48 ore successive alle dimissioni dal pronto soccorso.
Chi
non usufruisce del servizio o ha bisogno di maggiori informazioni può
sempre rivolgersi al personale direttamente a voce.
Nella
prima fase dell’istruttoria, l’Ufficio del Garante aveva rilevato
alcune criticità con riferimento alle valutazioni effettuate dalla
Azienda sulla necessità e proporzionalità dei trattamenti rispetto
alle finalità perseguite, sulla tipologia delle informazioni
visualizzabili attraverso il servizio e sull’opportunità di
attivare lo stesso per tutte le tipologie di pazienti (codice rosso,
vittime di violenza). Altri elementi di criticità riguardavano
l’informativa e il modello di raccolta dei dati e del consenso per
l’adesione al servizio.
A
seguito dei rilievi sollevati, l’Azienda sanitaria ha presentato
una nuova valutazione d’impatto e i nuovi modelli di informativa e
di consenso. Modelli che, descrivendo meglio le caratteristiche del
servizio e puntualizzando le scelte in base ad una più compiuta
analisi dei rischi, hanno superato le criticità evidenziate
dall’Ufficio del Garante. Positivi i giudizi anche sulle modifiche
introdotte nella valutazione di impatto. Particolarmente apprezzata
la puntuale valutazione delle tipologie di accessi al pronto soccorso
per le quali la Asl non intende proporre il servizio all’assistito
(ad es., gravità delle condizioni cliniche o possibilità che queste
siano derivate da episodi di violenza) e la scelta di non indicare
nel dettaglio la tipologia di visita specialistica effettuata in
pronto soccorso.
2 commenti:
Mi sembra una violazione gravissima della privacy, adesso approfittano dell'emergenza per mettere la gente, probabilmente gli anziani, sotto tutela di fatto. Sono disgustato.
Leggi bene, capra: chi va al P.S. AUTORIZZA il familiare a leggere il link, ed è un link protetto.
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