giovedì 25 ottobre 2018

La chiesa di Alvar Aalto di Riola in un film

In occasione della sesta edizione del Milano Design Film Festival, che si svolgerà dal 25 al 28 ottobre, si terrà la prima mondiale del documentario dal titolo “Non abbiamo sete di scenografie. La lunga storia della chiesa di Alvar Aalto a Riola”, diretto dal regista Roberto Ronchi e della giornalista Mara Corradi.




L'Unione dei Comuni dell'Appennino bolognese annuncia: 
 
Si terrà domani, venerdì 26 ottobre, nell’Anteo Palazzo del Cinema di Milano, alle 20.45, la prima proiezione ufficiale di “Non abbiamo sete di scenografie”, il documentario dedicato alla chiesa di Santa Maria Assunta di Riola (Grizzana Morandi) progettata dal grande architetto, designer, accademico finlandese Alvar Aalto. Il film sarà proiettato in occasione del Milano Design Film Festival . Oltre ai registi Roberto Ronchi e Mara Corradi saranno presenti Hilla Okkonen, responsabile Affari Culturali Ambasciata di Finlandia e Marco Tamarri, responsabile Turismo e Cultura dell'Unione dei comuni dell'Appennino bolognese.

Il documentario ha rappresentato quest’estate l’occasione per la comunità di Riola per festeggiare il quarantesimo anniversario dell’inaugurazione della chiesa: in effetti gli autori con il loro lavoro hanno ricostruito le alterne vicende che portarono alla costruzione dell’opera. Una struttura architettonica che ancora oggi merita di essere valorizzata per le sue peculiarità e la sua bellezza.
Una chiesa voluta fortemente da Giacomo Lercaro, arcivescovo di Bologna dal 1952 che aveva partecipato ai lavori del Concilio Vaticano II: la sua idea di rinnovamento basata sull’essenzialità degli spazi e della liturgia si sposava bene con il funzionalismo moderno dell’architetto nordico. Aalto visitò Riola il 10 gennaio 1966 e apprezzò la posizione dove l’edificio sarebbe sorto, vicina al fiume Reno e non distante da un centro abitato a cui mancava un luogo di culto, dopo le distruzioni del secondo conflitto mondiale.
Come il documentario racconta la chiesa sarà inaugurata grazie alla tenacia dei cittadini e degli imprenditori locali solo dodici anni dopo, nel 1978, quando né Alvar Aalto né Giacomo Lercaro potranno ormai vederla.
Nell’ambito del programma del festival una seconda proiezione è prevista sabato 27 ottobre alle 20.45 con ingresso gratuito sempre presso Anteo Palazzo del Cinema.
 


Il film ha avuto il contributo delle testimonianze di
Claudia Manenti
Laura Castagno
Glauco Gresleri
Leonardo Mosso
Tommi Lindh
Giuliano Gresleri
Elisabetta Gentilini
Arnaldo Fornasini
Paolo Vannini
Lia Fornasini
Vezio Nava
Alberto Melloni
Marco Bruni
Mariangela Malpassi
Piero Proni
don Fabio Betti

Pur essendo lunica opera italiana di uno dei più grandi maestri del Movimento Moderno, Alvar Aalto, la Chiesa di Riola di Vergato è rimasta quasi sconosciuta ai più per quarantanni e risulta inspiegabilmente poco nota anche agli addetti ai lavori. Il documentario va alla scoperta di questa preziosa opera e racconta linteressante vicenda che portò alla sua edificazione.
La storia narra gli eventi che intercorsero dal conferimento dellincarico ad Alvar Aalto da parte del Cardinale Giacomo Lercaro, nel novembre del 1965, allinaugurazione ufficiale della chiesa avvenuta ben 13 anni dopo, successivamente alla morte dei due protagonisti. Ricostruendo i motivi che portarono a un così lungo percorso, questopera si inserisce nelle vicende che toccarono lItalia e la provincia bolognese in quegli anni: dal fenomeno della crescita delle periferie, alla chiusura del Concilio Vaticano II con le conseguenze di un rinnovamento strutturale e spirituale da parte della Chiesa, dalle ipotesi sullimprovvisa destituzione di Lercaro da vescovo di Bologna, fino allintraprendenza dellimprenditoria edile e allo sviluppo della prefabbricazione.
Sullo sfondo una piccola parrocchia dellAppennino bolognese, così determinata a costruire questa chiesa da arrivare ad autotassarsi; e Don Luigi Borri, parroco contadino, che portò avanti il progetto come una missione, con un gruppo di fedelissimi che lo sostennero dallinizio alla fine. A Giacomo Lercaro, Alvar Aalto, Luigi Borri, si affianca alla fine la figura di un deus ex machina, il direttore della Grandi Lavori, Mario Tamburini, riolese e imprenditore coraggioso che si impegna a costruire la chiesa nonostante le avversità politiche ed economiche.
Quando nel febbraio del 1968 inaspettatamente vengono annunciate le dimissioni di Lercaro da vescovo di Bologna e tutti i suoi progetti in corso vengono bloccati e congelati, la chiesa di Riola diventa il simbolo di un trascorso da cancellare. Dallanalisi di Alberto Melloni, il documentario propone ipotesi sulla sua destituzione e descrive il clima di sospetto sulloperato del cardinale da parte degli ambienti curiali bolognese e romano, anche in virtù del ruolo cruciale di Lercaro in materia di rinnovamento liturgico allinterno del Concilio. Dopo anni di disillusioni per la gente di Riola, Mario Tamburini prende in mano la situazione e promette di realizzare la chiesa di Alvar Aalto a qualunque costo. Nel settembre del 1976 il cantiere si apre e la chiesa viene ultimata due anni dopo e inaugurata il 17 giugno 1978, alla presenza del successore di Lercaro, lArcivescovo Antonio Poma.

Il documentario è un percorso di scoperta e valorizzazione degli eventi, che si apre con un punto di vista particolare. È il punto di vista di un ragazzino bolognese che studia larchitettura di Alvar Aalto, ma ancora ignora lesistenza della sua unica opera italiana. Dal ritrovamento di un articolo allinterno di una monografia sullarchitetto, il ragazzino comincia unindagine che accompagna il pubblico attraverso le testimonianze di chi visse le vicende e di chi le sentì raccontare: gli architetti Giuliano e Glauco Gresleri, membri della Sezione tecnica dellufficio Nuove Chiese, voluto da Lercaro; i riolesi direttamente coinvolti nella storia e i loro figli che erano bambini allepoca e riportano oggi questi eventi come un momento glorioso nella storia del loro piccolo paese; i collaboratori di Aalto che condivisero con lui e con la moglie Elissa gli sviluppi del progetto nel tempo, gli architetti Vezio Nava e Leonardo Mosso. I testimoni e gli studiosi delloperato di Lercaro, come Claudia Manenti, direttore del Dies Domini Centro Studi per larchitettura sacra e la città. Lingegner Marco Bruni che seguì tutte le fasi di prefabbricazione delle parti e del cantiere per la Grandi Lavori e Piero Proni che lavorò con Mario Tamburini e con Giorgio Trebbi, architetto fedelissimo di Lercaro.
La scelta di Aalto testimonia l'attenzione di Lercaro nei confronti della contemporaneità architettonica e del Movimento Moderno, in grado di farsi interprete dei nuovi orientamenti spaziali indicati dal Concilio Vaticano II. La chiesa di Riola si inserisce nel programma lercariano, inaugurato con la famosa processione del giugno del 1955 nei terreni della periferia bolognese, in cui la diocesi si impegnò nellurgente compito di portare, sono parole del Cardinale, la "casa di Dio tra le case degli uomini.
Allinterno del suo discorso tenuto il 3 dicembre 1966, in occasione della presentazione del progetto della chiesa alle autorità e alla stampa, il Cardinale Lercaro sente la necessità di rimarcare che questa chiesa, così concepita, risponde allurgenza della piccola comunità di sentirsi unita intorno a un altare, rigettando le obiezioni di chi già criticava tale scelta come sfoggio di monumentalismo. Da una sua contestuale affermazione deriva il titolo del documentario Non abbiamo sete di scenografie.






Nessun commento: