La ripresa agricola dell’Appennino ha troppi nemici a due gambe e a quattro zampe: è la sintesi dello sfogo del presidente dell’associazione ‘Progetto Mela Rosa Romana’, Dario Mingarelli, espressa nel suo intervento all’incontro che si è tenuto a Grizzana Morandi sul lavoro dei “Custodi della Biodiversità”. Con questo termine ci si intende riferire ai protagonisti ed eredi della civiltà contadina, riscopritori e salvatori dei prodotti dimenticati, come frutti e cereali antichi.
La denuncia di Mingarelli è partita
dalla constatazione che diversi operatori, pur disposti a impegnarsi e già disponendo
delle risorse necessarie a realizzare impianti di frutteti, in particolare meleti
di Rosa Romana, di cui c’è una notevole richiesta, desistono nella certezza che
il loro lavoro sarebbe vanificato in poco tempo dal passaggio impietoso degli
ungulati.
A ciò si aggiunge una pesante burocrazia
che impedisce lo svolgimento sereno di ogni
operazione agro-forestale.
“La ricerca universitaria sulla identificazione
della Mela Rosa Romana dell’Appennino bolognese”, ha detto nel suo intervento
Mingarelli, “e sulla constatazione delle qualità che la rendono unica, ha
notevolmente interessato il mercato e il mondo della cucina. La richiesta è di
30 quintali l’anno e ne disponiamo di solo 10”, ha spiegato. “L’incremento
della sua coltivazione costituirebbe quindi una risorsa economica per queste
zone. Purtroppo qui è ormai impossibile fare impresa, persino quella forestale”,
ha rincarato il presidente. “Vincoli sono necessari, ma non possono essere
scoraggianti. I principali operatori ecologici sono i contadini e non è
ammissibile che la disciplina sull’operato in collina e in montagna sia tale da
farli desistere”.
Mingarelli ha proposto l’istituzione di
un tavolo in cui mettere a confronto politici,
imprenditori e operatori al fine di trovare una via d’uscita dallo stallo e
consentire il riavvio dell’attività agricola in Appennino. Ha poi fatto un
accorato appello alle organizzazioni sindacali di categoria perché mettano in
campo la loro forza a sostegno dell’imprenditoria agricola, soprattutto quella dei
giovani che oggi, in numero sempre maggiore, si avvicinano a questo tipo di
attività, svolta a contatto con la natura e garante di una continuità nella
difesa ambientale. A margine dell’intervento, Mingarelli ha poi proposto la realizzazione di un monumento
al contadino da porre in una posizione centrale di Grizzana Morandi. Proposta
che è stata accolta con grande interesse dal presidente della Pro Loco di
Grizzana, Cesare Calisti, il quale ha aggiunto che andrebbe completato con la
figura della donna contadina, per ricordare che tutta la famiglia dell’agricoltore
contribuisce alla buona riuscita della attività. La famiglia contadina è stata protagonista
del passato agricolo montanaro e aspetta
ora i degni successori.
1 commento:
Cittadini artificializzati, ammalati (vegani) credono che la natura sia un parco waltdisneyano.
No grazie.
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