EMILIA 3 |
Un'immagine
del team Red Engine mostra il motore di un'auto solare durante un test drive
(Epa)
A nessuno piace rimanere in strada senza un
goccio di benzina. Tantomeno se la strada in questione è un deserto, senza
punti di rifornimento. Eppure nel mondo c'è una gara di automobilismo, lungo
ben 3.000 km di spazi desertici, dove le vetture corrono senza carburante,
sospinte soltanto dall'energia solare. Si tratta del World Solar Challenge, la
cui edizione 2013 prenderà il via il 6 ottobre a Darwin, nell'Australia del
Nord. La competizione ha origine nel 1982, quando due veri e propri pionieri,
Hans Tholstrup e Larry Perkins, attraversarono incolumi il continente da ovest
a est a bordo di una pioneristica macchina solare. Nel 1987 si tenne la prima
edizione del World Solar Challenge, che poi si è ripetuta ogni tre anni e, più
recentemente, ogni biennio.L'obiettivo, oltre alla sfida in sé, è stimolare lo sviluppo delle alternative ai motori dei veicoli convenzionali, auto elettrica in primis, che in questi anni stanno iniziando a uscire dalla nicchia e ad affacciarsi con successo sul mercato di massa. In effetti dietro questa competizione non ci sono ambientalisti sfegatati ma, piuttosto, le più importanti università del mondo e nomi di primo piano dell'economia mondiale, tra cui Toshiba, Bridgestone, ecc. La Challenger Class, la vera e propria gara dedicata ai prototipi, vede la presenza di autentici gioielli di aerodinamica, che devono rispettare requisiti stringenti per la partecipazione: 4 ruote, 1 pilota, lunghezza massima 4,5 metri, larghezza massima 1,8, non più di 6 mq di pannelli solari e batterie ridotte al minimo. La perfetta gestione energetica è infatti alla base della filosofia del Worl solar Challenge: sulla base del concetto che una macchina da 1000 W completerebbe il percorso in 50 ore, alle auto solari sono concessi 5 kWh nominali di energia immagazzinata, cioè il 10% della cifra teorica. Il resto dell'energia deve venire dal Sole o sotto forma di energia cinetica recuperata dal veicolo.
La auto da battere è la Tokay Challenger, sviluppata dall'omonima università nipponica, che ha trionfato nelle ultime due edizioni: in quella 2011 la velocità media è stata di tutto rispetto, oltre 91 km orari, ma il team giapponese aveva fatto ancora meglio nel 2009, completando il percorso Darwin-Adelaide a una media di 100 Kmh. Nelle ultime edizioni, in effetti, il dominio del Sol Levante sembra insidiato soltanto dagli atenei americani, ma l'Italia proverà a ribaltare la situazione con il team Onda Solare. Il mezzo tricolore, ribattezzato Emilia3, utilizza componenti di STMicroelectronics, ed è stato messo a punto da docenti, studenti e giovani ricercatori dell'Università di Bologna e del Cnr. Quest'anno il compito dei progettisti é stato reso ancora più arduo dal nuovo regolamento tecnico che impone quattro ruote (nel 2011 erano tre) e la presenza di un cono di visibilità per il pilota, all'interno del quale non ci devono essere parti di carrozzeria. La velocità di crociera di Emilia 3 sarà sospinta da numerosi accorgimenti tecnici: ad esempio uno speciale algoritmo permetterà di sfruttare al massimo la potenza generata dai pannelli fotovoltaici dell'automobile, indipendentemente dalla temperatura e dal quantitativo di radiazione catturata quando il veicolo cambia direzione rispetto al Sole. La presenza o meno dei raggi solari condiziona, ovviamente, lo svolgimento della gara: le vetture hanno tempo soltanto dalle 8 alle 17 per coprire quanti più chilometri possibile, poi le squadre devono fermarsi e accamparsi nel deserto. Un'opzione che, sicuramente, non può essere adottata dai comuni automobilisti, ma grazie a competizioni come il Solar Challenge si punta a fare in modo che le soste forzate per le auto non convenzionali siano in futuro sempre meno frequenti.
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