giovedì 16 aprile 2009

CRISI AROTRONICS


“Siamo ormai al limite. Non arriviamo più a fine mese. Se questa situazione dovesse prolungasi oltre maggio-giugno sarà un disastro”. La denuncia è dei delegati sindacali Fiom di Arcotronics Stefania Serenari e e Devis Coriambi.

L’azienda, che occupa 850 unità operative , fra impiegati e operai e che produce particolari per l’industria dell’informatica, ha attuato ben 460 cassaintegrati, dei quali il 75 per cento riguarda posti della produzione e il restante gli impiegati. Attualmente attua una procedura a rotazione per cui la cassa integrazione occupa l’intero organico, ad accezione gli 80 impegnati nella sezione meccanica, dove si producono macchine automatiche, sempre per l’industria dell’informatica.

“Lavoriamo una settima su quattro”, precisano Stefania e Devis. “A seconda della categoria la cassa integrazione comporta un sussidio di 750 o 850 euro al mese. L’azienda, in base a un accordo di stabilimento, integra i primi con 80 e i secondi con 45 euro al mese. La cifra è comunque tale per cui il fine mese risulta una meta non raggiungibile senza altri aiuti. C’è chi ha il mutuo e chi riceve ‘bollette e avvisi di pagamento’ con fortissima apprensione. In questo periodo, in base allo stesso accordo, non maturiamo le ferie e neppure la tredicesima. Quello che poi particolarmente preoccupa è che non si intravvede alcuna luce che possa far sperare di essere prossimi alla fine del tunnel. Per di più tutta la sezione commerciale del gruppo proprietario è negli Stati Uniti per cui non abbiamo riferimenti diretti sull’andamento del mercato”.

La paura, ancora una volta, è quella che dinamiche che scorrono su binari lontani possano escludere l’Arcotroniscs dalle attenzione che merita. A dar corpo e forma a questo timore si aggiunge il fatto che il nuovo stabilimento Arcotronics è previsto venga realizzato a Pontecchio Marconi negli stabilimenti della ex Grandi Lavori. La funzione della ricollocazione dell’azienda è quella di metterla in una struttura all’avanguardia in grado quindi di ottimizzare la produzione.

Ma i lavori, il cui avvio è stato annunciato da tempo, sono fermi. I dipendenti Arcotronics puntano invece su questa novità per garantirsi la permanenza della sede produttiva nella vallata del Reno. “La prima cassa integrazione avviata ad ottobre aveva come ragione la ristrutturazione” precisano i delegati per sostenere la prosecuzione dei lavori. “Da gennaio, a queste 200 unità se ne sono aggiunte altre 260 per crisi di mercato”.

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