martedì 7 aprile 2009

BENNI


“Hanno fatto la multa a ‘Benni’. Lo hanno beccato mentre scendeva lungo la parete in tempi e in tracciati proibiti e lo hanno multato di ben 500 euro”. La voce è girata di bocca in bocca lungo tutto il contrafforte pliocenico e la novità ha avuto la disapprovazione generale.

Multare Benni, il più noto cultore della parete di Badolo, attento manutentore e tracciatore dei sentieri e delle linee di arrampicata lungo la bianca parete di arenaria, è per i tanti estimatori dell’arrampicatore come per un bolognese veder mettere i pantaloni al Gigante. Uno scempio contro la città. Multare Benni è stato uno scempio contro il contrafforte pliocenico. Tutti irritati e alla ricerca di qualcosa da fare, poiché la vicenda non può passare in sordina ne’ terminare con il pagamento.

Gli ospiti della casa famiglia di padre Marella, la Sorgente di Badolo, dove Benni collabora per portare avanti il difficile compito di assistere coloro che devono ritrovare la forza della vita, pensano a una vera e propria protesta ufficiale alla Polizia Provinciale che ha redatto il verbale di contravvenzione. Il Club Alpino sta pensando a un ricorso. Se si multa Benni che certamente non può aver fatto danni ambientali o operazioni dannose per la parete pliocenica, cosa fare a chi compie nell’indifferenza di tutti continuamente scempi ambientali, come abbandonare per esempio i rifiuti a Badolo?. Non ci siamo, si ripete fra coloro che si trovano a commentare la vicenda.

Ma Benni, al secolo Benito Modoni, che dice? Non si scompone. “Sapevo che non potevo andare ma come sempre ho fatto alcune discese lungo la parete per valutare lo stato dei chiodi applicati alle masse rocciose. Gli altri anni questa operazione la facevo in settembre-ottobre. Quest’anno per l’andamento climatico non mi è stato possibile per cui l’ho fatto in febbraio. Qualcuno mi ha visto e mi ha fotografato. La Polizia provinciale mi ha poi convocato e mi ha consegnato il verbale”. Benni spiega poi, “Quando si poteva fare arrampicata senza tante beghe ho tracciato tante nuove vie e nuovi sentieri. Poi il contrafforte è divenuto parco : non si poteva, ma si chiudeva un occhio. Ora è area protetta e non chiudono più quel benedetto occhio”.

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