sabato 28 maggio 2016

Birra, social food e sentieri digitali: le start-up dell’Appennino si aprono all’era post-industriale.

Riceviamo e riportiamo.



Si è tenuto mercoledì 25 maggio l’incontro conclusivo di “Che ti frulla per la testa?”, il progetto di supporto agli aspiranti imprenditori realizzato dall’Unione dei comuni dell’Appennino bolognese con la collaborazione della Città metropolitana di Bologna che ha presentato le 4 start-up più interessanti

Gli imprenditori dell’Appennino bolognesi hanno idee valide per sfruttare le ricchezze del territorio, rilanciarlo e creare nuovi distretti turistici ed enogastronomici che sappiano rispondere alla crisi del tradizionale comparto industriale.
È quanto emerso durante la presentazione a Vergato, presso la sede dell’Unione dei comuni dell’Appennino bolognese, dei risultati di “Che ti frulla per la testa?”, l’iniziativa di promozione imprenditoriale che ha coinvolto circa 30 aspiranti imprenditori del territorio nei settori dell’agroalimentare, artigianato, ristorazione, servizi hi-tech, fitness, servizi all’infanzia, attività turistiche. Il progetto si è posto come sportello d’ascolto per chi volesse proporre nuove idee e verificarne la fattibilità, grazie alla consulenza gratuita messa a disposizione dal Servizio Progetti d’impresa dello Sportello Unico per le Attività Produttive (SUAP) dell’Unione Appennino bolognese, in collaborazione con l’omonimo servizio presso la Città Metropolitana di Bologna.
Vincenzo Severino de “Il Gaggiolino” di Gaggio Montano si occupa di produzione di birra artigianale: nel suo intervento ha spiegato come il territorio appenninico si presterebbe bene alla coltivazione di luppolo e orzo distico per particolari condizioni climatiche. Non solo, rispetto ad altri territori l’Appennino può contare su sorgenti d’acqua eccellenti che sono una materia prima essenziale. L’obiettivo in questo caso è ampliare la filiera: non solo lavorazione per la produzione di birra, puntando più sulla qualità che sulla quantità, ma anche produzione di materie prime. Stesso obiettivo della Birra del Reno, altro birrificio di Castel di Casio che produce birra completamente artigianale, non pastorizzata e rifermentata in bottiglia utilizzando miele di acacia e di castagno.
Elisa Romani del bed & breakfast Romani di San Benedetto Val di Sambro ha illustrato come cambia la ristorazione oggi: nel suo caso alla classica struttura alberghiera è subentrato un bed & breakfast molto apprezzato soprattutto dai camminatori che percorrono la Via degli Dei, al quale è stato affiancato un home restaurant. Cioè una vera e propria tavolata familiare dove turisti spesso di nazionalità diverse si siedono insieme per condividere il pasto insieme. Il momento della cena diventa quindi un’esperienza sociale che va oltre il semplice consumo di alimenti.
L’ultimo progetto presentato è stato quello di Francesco Indello che parte da una considerazione semplice: chi fa trekking sui sentieri di montagna ha bisogno di servizio di geolocalizzazione e gps per orientarsi. Da qui l’idea di sentieri digitali: la tecnologia c’è già, quello che serve è il lavoro necessario a tracciare questi sentieri affiancando all’idea di mappa tradizionale anche foto e contenuti da rendere poi facilmente recuperabili tramite applicazioni per smartphone che aiutino gli escursionisti a non perdersi. La app in questione sarà scaricabile gratuitamente, adesso si punta a trovare finanziamenti che permettano di estendere il servizio alle centinaia di chilometri di sentieri che caratterizzano l’Appenino bolognese coinvolgendo anche giovani “esploratori”.
A conclusione della giornata il responsabile del Suap dell’Appennino bolognese Michele Deodati ha voluto sottolineare come si è premiata sì l’innovazione, l’ecosostenibilità, la fattibilità economica, ma soprattutto il legame con il territorio e la consapevolezza che non ha senso replicare in montagna modelli adatti alla pianura. Considerazione condivisa anche dal sindaco di Gaggio Montano Elisabetta Tanari, presente in veste di delegato per l’Unione per le attività produttive, che ha ricordato quanto importante sia partire da ciò che offre la montagna, dalle ricchezze presenti e dalle sue peculiarità, piuttosto che lamentarsi di ciò che non c’è come talvolta accade.

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