Di
Renzo Panzacchi
presidente
Consorzio Castanicoltori.
Si
è temuto che un nuovo flagello si fosse abbattuto sui castagni
dell'Appennino bolognese. Una presenza incredibilmente numerosa di
impattanti coleotteri ha completamente spogliato tutti gli alberi di una vasta area,
lasciando solo i rami nudi come fosse 'passato un incendio'.
E'
stata quindi, quella appena trascorsa, una settimana di allarme rosso per
la castanicoltura del nostro Appennino.
L’emergenza
è fortunatamente rientrata venerdì 20 maggio, ma si sono vissuti
giorni di autentica fibrillazione.
L’allarme
è scattato martedì 17 quando in un castagneto di Monzuno si è
manifestata una forte infestazione di un grosso insetto che il
castanicoltore non è riuscito ad identificare.
Un
secondo sopralluogo effettuato mercoledì 18 ha messo in evidenza la
rapidissima diffusione dell’insetto che in sole 24 ore aveva
divorato le chiome di una decina di castagni lasciandoli
completamente senza foglie. Una visione impressionante.
Si
è temuto il peggio, anche perché l’esperienza vissuta negli
ultimi otto/nove anni a causa della vespa cinese ha lasciato nei
castanicoltori un ricordo indelebile e il solo pensiero che ci si
potesse nuovamente trovare davanti all’ennesimo insetto “alieno”
è stato istintivo, e comprensibile.
D’altra
parte proprio durante il convegno sulla Castanicoltura che si è
svolto a Pianoro Sabato 14 Maggio, l’argomento delle specie
“aliene”, che in un modo o nell’altro arrivano nel nostro paese
provenendo prevalentemente dall’Asia, era stato presentato dal
Dott. Massimo Bariselli con toni preoccupati.
Gli
“alieni”, tra cui molti insetti, e la vespa cinese è uno di
questi, si sviluppano in modo incontrollato perché non trovano da
noi i loro antagonisti naturali, cioè i loro nemici, provocando
danni ingenti sia in campo agricolo sia in quello animale.
Davanti
a quanto stava accadendo a Monzuno il Consorzio Castanicoltori
dell’Appennino Bolognese ha perciò allertato il SFSR (servizio
fitosanitario della regione) , inviando una serie di foto e una
preoccupata descrizione degli effetti ben visibili.
Il
SFSR ha immediatamente riconosciuto l’insetto che, fortunatamente,
non è “alieno” ma indigeno e quindi abituato a trovare
nell’ambiente i suoi predatori. Il suo nome scientifico è
Melolontha melolonta, ovvero il comune Maggiolino, da non
confondersi con la coccinella (quella rossa con i puntini neri), che
è invece un insetto utile perché si nutre di afidi delle piante.
Quello
che è apparso molto insolito al SFSR è stata la vastità
dell’infestazione e il conseguente rapidissimo deperimento del
castagneto.
E
in effetti nella giornata di giovedì 19 due ettari su tre del
castagneto infestato erano praticamente stati divorati, e l’attività
degli insetti sembrava inarrestabile.
Venerdì
20, nel corso del sopralluogo effettuato proprio dal Dott. Massimo
Bariselli era già visibile il rallentamento dell’attività
dell’insetto, che stava probabilmente concludendo il suo ciclo
vitale.
Il
Maggiolino è un coleottero e, va detto chiaramente, non è un
parassita specifico del castagno, ma è un divoratore di foglie, di
tutte le foglie. Se invece di un castagneto avesse trovato un
pioppeto o un querceto o un bosco misto, si sarebbe nutrito di quelle
foglie.
Difficile
se non impossibile stabilire le cause di tanta virulenza, soprattutto
in Appennino. Fenomeni simili sono noti ma sempre in pianura.
Tuttavia,
un anziano castanicolture presente al sopralluogo ricordava un
episodio simile verificatosi 40/50 anni fa sempre nell’area di
Monzuno.
Il
castagneto divorato dai maggiolini per quest’anno non potrà
ovviamente produrre granchè, ma il danno non è irreversibile e già
quest’anno si assisterà ad una ripresa, se pur lenta, dei
castagni.
Dunque
una grande paura, fortunatamente risoltasi bene.
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