domenica 5 maggio 2013

MARCONI E LE BIBLIOTECHE ITALIANE


Lodovico Gualandi alla Fondazione Marconi

Di Lodovico Gualandi, marconista del XXI secolo:  

In Russia l’invenzione della radio è stata ufficialmente attribuita al  fisico russo Aleksander Stepanovich Popov, il 7 maggio del lontano 1945, data anniversario tuttora  rigorosamente rispettata.
In Italia invece, abrogando ingiustificatamente la data anniversario di  Marconi, si è commesso l’errore di facilitare la distorsione della verità  storica in molta letteratura e pagine web.

Per il titolo onorifico di marconista del XXI secolo, conferitomi dalla  Fondazione Guglielmo Marconi di Villa Griffone, ritengo doveroso segnalare  che presso la Sala di Consultazione della Biblioteca dell’Archiginnasio di  Bologna, e nelle biblioteche pubbliche italiane, non esiste una sola  enciclopedia, o testo di storia della scienza e della tecnica, che offra  un’esposizione panoramica e comprensiva sulla vera paternità della radio.
La Radio è stata inventata da Guglielmo Marconi a Villa Griffone di  Pontecchio nel 1895, e brevettata a Londra il 2 giugno 1896, ma nella  Grande Enciclopedia Sovietica presente nella Sala di Consultazione della Biblioteca dell’Archiginnasio, l’invenzione è attribuita al Fisico russo.

Non si comprende perché lUniversità degli Studi di Bologna e nessunaltra  Istituzione scientifica non riveli che alla fine del secondo conflitto  mondiale, per stabilire ufficialmente che la radio era stata inventata dal  fisico russo , le autorità del passato regime sovietico costrinsero gli  scienziati dall’Accademia delle scienze di Mosca a dichiarare il falso.
Se le autorità che governano il nostro Paese non si preoccuperanno di  stabilire mediante inconfutabili documenti storici che il Vero Inventore  della Radio è Guglielmo Marconi, i giornalisti della carta stampata e gli  autori di pagine web e di programmi radio televisivi, continuando ad  attingere sull’invenzione della radio le versioni pubblicate dalle  Enciclopedie Zanichelli, De Agostini. Mondatori, e perfino da alcune  importanti opere della Treccani, contribuiranno a perpetuare la  disinformazione su una delle maggiori conquiste scientifiche italiane del XX secolo.



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