domenica 16 maggio 2010

Scampato pericolo per Mauro Paolini


“Avrei potuto essere là sotto anch’io. Fortunatamente ieri pomeriggio ho deciso di starmene nella nuova casa. Una mano superiore ha guidato la mia scelta”. E’ la drammatica considerazione di Mauro Paolini, proprietario della casa crollata. Sotto una pioggia che non dà tregua, l’uomo, riparato dal suo ombrello, ringrazia la buona sorte che lo ha risparmiato da una morte certa. “Sono stato nella casa crollata fino al primo pomeriggio per smontare un armadio che volevo trasferire all’esterno. Poi la pioggia incessante, il pomeriggio freddo e la fatica mi hanno fatto desistere e sono rimasto a casa. Mai avrei pensato che il crollo era così vicino. Il movimento della massa rocciosa era in atto da mesi e gli effetti sulla costruzione si rilevavano lentamente per cui si era pensato, una volta che la discesa a valle della frana si fosse fermata, di consolidare la struttura muraria con apposite ‘chiavi’. Avevo programmato di mettere in salvo anche il vino che avevo in cantina, le galline e i conigli congelati nel freezer. Ora è tutto là sotto”, indica rabbrividendo al pensiero di ciò che avrebbe potuto essergli successo. Il geometra Gisberto Gerbi, che segue l’attività della frana per conto della proprietà, dà un suo resoconto dell’accaduto: “La pioggia caduta in questi giorni ha velocizzato il distacco del ‘naso’ della montagna”. La massa che è scivolata a valle sembra infatti un naso sporgente dalla faccia della collina. “Roccia e sabbia sono scivolate sul fondo procurando la lacerazione alla base della costruzione che è stranamente colassata all’indietro verso la montagna, invadendo con poco materiale la provinciale anche se ci si affacciava. L’arrivo della frana è stato preceduto da un innalzamento del pavimento del piano terra, in particolare del garage. Ciò significa che l’arrivo della sabbia è stato preceduto da quello di una grande massa di acqua. ”. Il tecnico poi continua. “ Il crollo era una delle eventualità rilevate durante i sopralluoghi degli esperti. Non era possibile mettere in sicurezza l’edificio con le sole forze dei privati. La quantità di materiale che sarebbe stato necessario rimuovere era tale da risultare non sostenibile”. Ora si sta cercando di valutare lo stato di tutta l’area che è stata o che potrebbe essere interessata dal movimento franoso.

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