“La protezione civile si è dimostrata piuttosto superficiale. I tecnici, giovedì scorso sollecitati dall’allerta del Comune, hanno valutato il dissesto dalla strada , hanno visionato le crepe nei muri e nessuno è salito sul fronte del movimento franoso. Giovedì era ancora stabile. Se ne sono andati promettendo un monitoraggio generale mai avvenuto. Non è questo un modo di affrontare professionalmente una tematica come quella della frana di Vado. E’ mancata una figura realmente operativa. Ancora ora manca questa figura”. Non le manda a dire il geometra Gisberto Gerbi che segue, quale tecnico della proprietà, la vicenda della frana che ha privato le famiglie di Mauro Paolini della casa. Non è comunque l’unico ad assegnare responsabilità gestionali: “Vado è stato bombardato due volte”, racconta un residente che vuole mantenere l’anonimato. “La prima dalle bombe degli Alleati, la seconda dai piani regolatori che si sono susseguiti dopo la guerra, disegnati non su indirizzi tecnici, ma politici”. I vadesi, dal canto loro, pare abbiano imparato a convivere con le frane che la fragilità della montagna che sovrasta l’abitato non fa mancare. “La mia casa per fortuna non ha avuto danni”, spiega Paolo Biacchessi, la cui abitazione è vicinissima a quella crollata: “La montagna si muove ormai da 40 anni. Mia nonna nel ’94 fuggì in tempo da un crollo di allora. Abita ancora qua con me. Noi questa volta, in meno di mezz’ora dal crollo, eravamo già in un’altra casa”. Giuseppe Battistini aggiunge: “La morfologia del luogo rende inevitabili i rischi frana. Sarebbe comunque necessaria una maggiore cautela nell’utilizzo del territorio”. Mario Cericola rimarca : “Abito in una casa contro la parete rocciosa e non ho paura”. Dello stesso tono le affermazioni di Paolo Fabbri: “Abito a Vado in una casa non lontana dalla montagna e anch’io non ho paura”. Luciano Nascetti qualche perplessità la evidenzia: “Speriamo che ciò che è avvenuto non si ripeta”. Carlo Tonelli di Sasso Marconi capisce il dramma: “Mi dispiace per coloro che abitano ai piedi della montagna. Vivranno certamente in modo tormentato”. La giovanissima Anna Zaliznyak non ha dubbi: “Ho paura che ciò che è accaduto a Vado possa ripetersi vicino alla mia casa”. Rina Santi di Lama di Setta è solidale con gli sfollati di Vado: “Sono passata a vedere la frana. Povera gente. Per fortuna che li avevano mandati via”. Loretta Calzolari si chiede: “C’erano degli scavi in corso. Come è possibile in un punto tanto fragile?”. Alfredo Dainesi di Marzabotto: “Speriamo di non vedere più frane, ma quello stato della parete rocciosa non lascia tranquilli”.
lunedì 17 maggio 2010
Il secondo giorno della frana
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