sabato 29 febbraio 2020

E' da rivalutare Marco, l'operaio morto nell'impianto di termovalorizzazione al Frullo

La moglie e le sorelle : “Ci sentivamo in dovere di dare voce a chi purtroppo non ne ha più”.
Alessandra Bonazzi, Silvana e Paola Tarabusi, rispettivamente moglie e sorelle di Marco Tarabusi, deceduto mentre era impegnato in un intervento manutentivo a un impianto  di Hera, non accettano la valutazione sul loro congiunto uscita dalle conclusioni dibattimentali.

Alla morte di Marco è seguito un lungo processo che vedeva imputati tre dirigenti dell'azienda. Alla prima assoluzione dei tre imputati è seguito il ricorso in appello, conclusosi recentemente con la riconferma del primo giudizio. Ma nella motivazione della sentenza c'è un passo che indica il comportamento della vittima come 'imprevedibilmente colposo ed esorbitante le funzione ad esso assegnate'. E' proprio questo passo che i congiunti di Marco non accettano e chiedono ora che l'agire di Marco sia rivalutato . In un comunicato esprimono tutta la loro amarezza:
Il 2 dicembre 2010 un operaio di soli 40 anni morì durante lo svolgimento del suo lavoro di manutentore degli impianti di Fea ( Hera ), di cui era dipendente da oltre 17 anni.
A distanza di quasi 10 anni, dopo un processo di primo grado ed uno in appello, si è arrivati alla medesima sentenza: il fatto non costituisce reato.
Quello che fa ancora più male però sono state le parole usate per descrivere la sua presunta condotta in quella maledetta mattina, ossia: “comportamento imprevedibilmente colposo … esorbitante le funzioni allo stesso assegnate”. 

Questo non era Marco Tarabusi. Chi lo ha conosciuto non può che prendere le distanze da affermazioni del genere che non lo rappresentano minimamente, che suppongono un’arroganza o un comportamento irrispettoso delle regole che non gli appartenevano.
Possibile che sul lavoro fosse così diverso? Quello che è effettivamente accaduto quella mattina è stato ricostruito senza poter chiedere anche a lui la versione dei fatti. Purtroppo è facile dare etichette e colpe a chi non può più difendersi, a chi ora tace per sempre. Tra le numerose pagine che costituiscono il fascicolo di questa vicenda, ci sono però elementi che hanno portato la Procura stessa a chiedere l’Appello…

Marco è morto una seconda volta. Oltre ad aver perso la vita, è stato gettato fango anche sulla sua figura di lavoratore e di persona.
Marco Tarabusi amava la vita, amava la moglie ed i suoi tre figli. Era una persona solare, piena di energia, amava lo sport e adorava i ragazzi che allenava a pallavolo. Metteva molto impegno in tutto quello che faceva, applicandosi con entusiasmo, competenza e determinazione. Amava il suo lavoro, voleva vivere e di certo non si sarebbe messo in situazioni di rischio.

Ci sentivamo in dovere di dare voce a chi purtroppo non ne ha più.

2 commenti:

silvana tarabusi ha detto...

Ringrazio Fabbriani per lo spazio concesso.
Silvana Tarabusi

Unknown ha detto...

Chi come me ha conosciuto Marco Tarabusi non può credere a queste parole della sentenza perché se c'era una persona meticolosa, seria e precisa quella era Marco. Continuate a lottare. Avete tutta la nostra solidarietà...