Il comandante della Brigata partigiana Stella Rossa, Mario Musolesi, (nella foto) nome di battaglia Lupo, fu ucciso dal portaordini tedesco Hurt Wolfle in un corpo a corpo in cui il comandante ebbe la peggio. Lo ha chiarito l’avvocato Andrea Speranzoni, incaricato di rappresentare la parte civile al processo di La Spezia a carico dei militari tedeschi che parteciparono agli eccidi dell’autunno ’44 a Marzabotto, durante un incontro pubblico per la presentazione del volume ‘Il massacro - Guerra ai civili a Monte Sole’, tratto dagli atti del processo di La Spezia e da numerose altre documentazioni. Alla presentazione hanno partecipato anche gli autori, gli storici Luca Baldissara e Paolo Pezzino. L’avvocato ha precisato che la vicenda è stata ricordata nella testimonianza del comandante tedesco Wilfried Zesegebrent, in una sua testimonianza alla procura militare di La Spezia nel 2004 e riportata anche nel libro scritto dai reduci tedeschi della sedicesima divisione dal titolo ‘Nello stesso posto, nella stessa direzione’ pubblicato a Monaco di Baviera nel 1994. Il legale ha raccontato anche come avvenne lo scontro in cui il Lupo perdette la vita. Il portaordini Hurt Wolfle stava scendendo da Cadotto diretto a Rioveggio quando intercettò il comandante partigiano. Ne seguì uno scontro corpo a corpo in cui ognuno, a distanza ravvicinata, si toglieva dal riparo e sparava per poi ritornare velocemente nel riparo. In questa tecnica di combattimento il portaordini era particolarmente abile ed ebbe la meglio. A dare credibilità alle testimonianze che imputano a Wolfle l’uccisione in combattimento del comandante partigiano, vi è il fatto che poche settimane dopo lo scontro, al portaordini fu conferita l’onorificenza de ‘La fibbia’ che veniva assegnata a chi si era comportato in modo particolarmente valoroso nel corpo a corpo o che, sempre a corpo a corpo, aveva portato a termine una azione rilevante. Durante lo stesso incontro di presentazione è stato sottolineato come a vestire la divisa tedesca nei tragici giorni dell’eccidio di Monte Sole, vi fossero anche degli italiani. I militari italiani che servivano nell’esercito tedesco erano quelli che, fatti prigionieri dopo l’8 settembre e internati in Germania, accettarono di continuare a combattere con i tedeschi. Si tratta di circa un 15 % degli 800.000 catturati dai tedeschi. Quindi oltre 100.000 uomini. Per questa ragione è molto probabile che alcuni di questi fossero a Monte Sole. Di certo si sa di due che parteciparono allo scontro di Rasiglio di Sasso Marconi. Scontro che si concluse con i tristi avvenimenti al cavalcavia di Casalecchio.
Carmela Gardini dell’Anpi ha ricordato i tragici eccidi che si perpetrarono a Sasso Marconi durante l’occupazione tedesca: le uccisioni per rappresaglia di Rio Conco, dei civili di Rasiglio con il martirio don Ruggero Ruggeri, i rastrellati uccisi a Casa Suore di Mongardino, e quella del campo di smistamento di Colle Ameno, dove rimasero vittime anche numerosi abitanti di Marzabotto
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