False fatture per oltre 200 milioni di euro su prodotti informatici.
Sfruttando indebitamente la normativa UE sulle transazioni intracomunitarie, ‘non imponibili’ ai fini IVA, avrebbero accumulato una evasione di 44 milioni di euro. Gli operatori della Guardia di Finanza hanno però scoperto l’illecito , chiamato in gergo ‘carosello’ e hanno sequestro al gruppo dei frodatori 32 milioni di euro fra danaro contante, disponibilità bancarie, immobili e quote societarie nelle province di Bologna, Modena, Terni e Sassari.
Il provvedimento è il
frutto di complesse attività investigative condotte dal Nucleo di Polizia
Economico-Finanziaria di Bologna iniziate nel 2020 con verifiche fiscali nei
confronti di quattro aziende bolognesi operanti nel settore della
commercializzazione all’ingrosso di prodotti informatici.
Il sistema di frode,
ideato e attuato da un quarantacinquenne di origine ternane, stabilmente
residente a Bologna, ha visto il coinvolgimento di 46 imprese, perlopiù evasori
totali, dislocate in Emilia Romagna e nel resto del Nord Italia.
L’ideatore della frode
aveva posto a capo di diverse aziende suoi prestanome con il compito di
acquistare da una società polacca prodotti informatici senza l’applicazione
dell’IVA. La merce veniva poi ceduta, solo “cartolarmente” e sottocosto, a
ulteriori società create appositamente per interporre passaggi e soggetti
economici nella catena di vendita così da rendere più complessa
l’identificazione dello schema illecito e dei responsabili.
Il meccanismo
fraudolento ha consentito la totale evasione delle imposte da parte imprese
coinvolte, le quali, oltre a non versare l’IVA e a non presentare alcuna
dichiarazione fiscale, venivano fatte cessare dopo pochi mesi di “attività” per
essere prontamente sostituite.
I prodotti informatici,
ceduti a prezzi molto competitivi alle società bolognesi, erano così
commercializzati on line generando rilevanti profitti e indebiti vantaggi
fiscali sia in termini di risparmio d’imposta che di ingenti crediti IVA. Gli
esiti delle indagini hanno permesso di denunciare 63 soggetti responsabili, a
vario titolo dei delitti fiscali di omesso versamento dell’IVA, emissione e
utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, omessa presentazione delle
dichiarazioni fiscali, reati in parte commessi nel territorio bolognese e in
parte in altre Regioni italiane. Per la sola provincia felsinea è stato
ricostruito un giro di false fatture il cui utilizzo in dichiarazione, per 210
milioni di euro, ha condotto la locale Procura della Repubblica a notificare 10
avvisi di conclusione delle indagini all’artefice della frode e ai legali
rappresentanti delle aziende operanti nel bolognese, contestando reati di
emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per i quali sono
previste pene fino a 8 anni di reclusione.
L’azione condotta testimonia, ancora una volta, l’impegno della Guardia di Finanza nel contrasto alle frodi all’IVA e più in generale all’evasione fiscale che costituisce un grave ostacolo allo sviluppo economico perché distorce la concorrenza e l’allocazione delle risorse, mina il rapporto di fiducia tra cittadini e Stato e penalizza l’equità, sottraendo spazi di intervento a favore delle fasce sociali più deboli. Da qui l’importanza dell’azione “chirurgica” svolta dalla Guardia di Finanza contro gli evasori totali e i frodatori.
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