sabato 18 ottobre 2008

TURBOGAS


La centrale turbogas che si intende realizzare a Lama di Reno approda in Parlamento per una interrogazione del parlamentare del PdL Giuliano Cazzola al Ministro dell’Ambiente e tutela del Territorio e del Mare, Stefania Prestigiacomo.


Il parlamentare chiede se ‘il ministero ha avviato o intenda avviare ulteriori indagini per quanto di sua competenza al fine di una più completa valutazione complessiva del progetto di costruzione della centrale a turbogas e quali azioni informative intenda porre in essere al fine di garantire una adeguata informazione alla cittadinanza residente nella zona interessata’. Cazzola, dopo aver ricordato che la ditta titolare del progetto, la Dufenergy Italia S.p.A., ha siglato un protocollo d’intesa con la Regione Emilia Romagna, le provincie di Modena e di Bologna, i comuni di Marzabotto e di Spilamberto per la costruzione nell’area ex Burgo di una centrale termoelettrica a ciclo combinato non cogenerativa, ha precisato che alcuni cittadini hanno dato vita ad un comitato spontaneo e hanno iniziato la raccolta delle firme per una petizione nella quale si chiede ‘che ogni progetto di riconversione dell’area ex-Cartiera e di utilizzo industriale di ogni altra area del territorio comunale di Marzabotto venga realizzato unicamente in assenza di qualunque emissione tossica/inquinante e che, nel caso specifico di progetti per la produzione energetica, vengano utilizzate esclusivamente fonti rinnovabili e non inquinanti’. La petizione avrebbe già raccolto più di 7000 firme di cittadini residenti nella zona. Intanto i cittadini di Marzabotto vivono l’intenso confronto con apprensione. “Ho firmato la petizione. Abbiamo già tante cose che inquinano. Non abbiamo bisogno se ne aggiungano altre”, ha detto Vittorio Lorenzano. “Abbiamo paura”, aggiunge Cristina Serena. “Se le informazioni che ho so corrette, oltre ad essere inquinante, la centrale dà lavoro a poche persone. Non risolve quindi neppure il ‘buco’ occupazionale lasciato dalla Burgo”. Lorenza Gravili si dice decisamente contraria alla centrale: “Vi erano altre richieste di imprenditori intenzionati a riavviare attività industriali a Lama di Reno. Non si capisce perché l’opportunità non è stata colta”. Paola Cacciari è più possibilista: “Capisco chi rifiuta la presenza della centrale perché dannosa. So però che di energia ne abbiamo bisogno. Confido che le tecnologie attuali consentano di realizzarla in modo poco inquinante”.

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