In
calo gli accessi al pronto soccorso che però continua a essere
preferito dai cittadini del Medio Reno e della Valle del Setta. Il
sindaco Giuseppe Argentieri è perplesso dai modi in cui è stata
ventilata da Bonaccini, a poche ore dal voto, la possibilità di
riaprire punto nascita a Porretta: dove sono finiti tutti i discorsi
sull’efficienza e la condivisione delle scelte?
di
Carmine Caputo
Si
è tenuto all’inizio di febbraio il previsto incontro del comitato
di controllo per il riordino dei servizi territoriali ed ospedalieri
dell’Appennino bolognese: considerando i recenti accadimenti che
hanno riacceso i riflettori sulla situazione del Sistema Sanitario
Nazionale, la questione del futuro dell’ospedale di Vergato è
quanto mai di attualità. All’incontro erano presenti per l’AUSL
la direttrice del Distretto dell’Appennino Sandra
Mondini, i
rappresentanti delle sigle sindacali, di associazioni e comitati, del
consiglio comunale di Vergato (maggioranza e opposizione) e delle
giunte comunali vicine oltre ovviamente al sindaco di Vergato
Giuseppe
Argentieri
e al presidente del Distretto Alessandro
Santoni.
L’AUSL
ha presentato alcuni dati: con
lo spostamento a Porretta del reparto di ortopedia, come era
prevedibile l’attività specialistica a Vergato è calata del
94,63%
(in altre parole si è dimezzata) passando dalle 2030 prenotazioni
del 2018 alle 1043 del 2019, con un calo molto sentito soprattutto
tra i residenti dell’Alta Valle del Reno e della Valle del Setta.
Tuttavia,
sottolineano dall’AUSL, il calo di Vergato è stato abbondantemente
compensato dalla crescita del servizio di Porretta, aumentato del
48,70% (da 2813 a 4183 visite specialistiche), per cui in valori
assoluti il servizio specialistico di ortopedia in Appennino è
cresciuto del 7,91%, smentendo i timori di chi prevedeva un
maggior afflusso a Bologna. Anche l’attività chirurgica è
cresciuta, con 724 interventi nel 2019 rispetto ai 643 del 2018.
Sul
fronte del pronto soccorso il calo di Vergato è percepibile,
coprendo il 41% degli interventi (erano il 43%) mentre Porretta è
passata dal 56,5% del totale dal 59%. Sul pronto soccorso va detto
che il calo di Vergato è molto localizzato, essendo limitato
all’Alto Reno, mentre invece i cittadini dei comuni del Medio Reno
(Marzabotto, Vergato, Grizzana) e della Valle del Setta (Monzuno, San
Benedetto, Castiglione) continuano a preferire nettamente l’ospedale
vergatese a Porretta, anche più che in passato.
Se
questi dati rappresentano un calo dei servizi offerti a Vergato, va
detto che l’AUSL ha evidenziato anche come sono stati attivati
10 posti letti per le cure intermedie, per quei casi segnalati
dai medici di famiglia che non possono essere gestiti a casa, con 170
ricoveri per il 2019 contro i 105 del 2018. Durante il ricovero
vengono effettuate ricognizioni di tipo socio-sanitario per
continuare a seguire il paziente anche dopo la dimissione, anche
perché, sottolineano dall'AUSL, spesso si evidenziano problematiche
di tipo sociale. I posti letto saranno raddoppiati entro il 2021.
Altre
buone notizie vengono dalla Casa della Salute, con la crescita dei
servizi di gastropack (prestazioni specialistiche ambulatoriali
gastroenterologiche condivise con i medici di famiglia), ambulatorio
psichiatrico, chirurgia maxillo-facciale, terapia del dolore,
dietologia, ambulatorio ferite difficili e ambulatorio cure
palliative. Infine l’AUSL ha sottolineato quanto siano
sottoutilizzati i servizi di radiologia (utilizzato a malapena per il
60% dell’offerta disponibile) e di TAC.
Sulle
prospettive future, va ricordato che la Regione ha stanziato 800
mila euro per il completamento del terzo piano e la realizzazione di
un centro per la riabilitazione anche se, come ha sottolineato la
direttrice Mondini, sul futuro del sistema sanitario a Vergato come
altrove incombono grossi interrogativi legati alla carenza di
personale medico.
Il
sindaco di Vergato Giuseppe Argentieri ha suggerito un consiglio
comunale aperto con i vertici dell’azienda per informare la
cittadinanza. «Vergato può diventare un punto di
riferimento in tanti ambiti, penso alla preparazione ai trapianti.
Certo che la dichiarazione di Bonaccini circa la possibilità di
ripristinare il punto nascita di Porretta, a 48 ore dal voto, mi
lascia molto perplesso, soprattutto nel metodo. Non sono
assolutamente contrario, ma si sarebbe dovuti passare dal distretto
socio sanitario. Così si rischia di inficiare tutti i discorsi fatti
sui criteri di efficienza, efficacia ed economicità che sono sempre
stati utilizzati per giustificare il riordino, riducendo tutto ad una
scelta politica».
Il
presidente del Distretto Socio Sanitario dell’Appennino bolognese
Alessandro Santoni ha invece affermato che non si può tornare
indietro: tutti hanno detto di investire sull’Appennino, per cui
ora ci si aspetta che ciò accada davvero. «Servono più
informazioni sui servizi, i CUP non bastano. E bisogna lavorare per
assumere medici vincolati a operare in Appennino. E la prima
opportunità da sfruttare sarà proprio quella legata ai lavori di
ristrutturazione del 3° piano, che a mio avviso dovranno essere
indirizzati verso l’ampliamento dei servizi, partendo dalle
positive aperture avute in questo senso da parte dell’ASL.»
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