giovedì 7 febbraio 2019

Esondazione del Reno. Il Governo 'tira le orecchie' alla Regione

Su Bologna Today si legge:

Sull'argine saltato del Reno il Governo scrive a Stefano Bonaccini per chiedergli spiegazioni. Il sottosegretario all'Ambiente Vannia Gava, esponente della Lega, ha scritto una lettera al presidente della Regione Emilia-Romagna "per chiedere le cause per cui non sono ancora ultimati i lavori per la mitigazione del rischio idrogeologico al centro di un accordo tra presidenza del Consiglio dei ministri, ministero dell'Ambiente e Regione Emilia Romagna finanziato con 43,4 milioni di euro".
In particolare, si legge in una nota, "era previsto un intervento da 220mila euro per il ripristino e la sistemazione dell'area di Passo Pioppe, un lavoro che non solo non è stato ultimato ma che è addirittura una delle cause dell'esondazione che ha costretto 250 cittadini a lasciare le loro case", afferma Gava nella sua lettera.
"Si tratta- secondo il sottosegretario- di un ritardo difficilmente spiegabile specialmente perche' questi interventi erano stati finanziati proprio in virtù della necessità di essere realizzati tempestivamente e di essere rapidamente cantierabili. Chiedo quindi al presidente, nella sua veste di commissario di Governo, di conoscere le cause di questi ritardi. Il ministero dell'ambiente assicurerà la più totale collaborazione e supporto".
"Detto che nessun ritardo è mai tollerabile, soprattutto quando si tratta di interventi per la messa in sicurezza del territorio, e quindi delle comunità locali- replica l'assessore all'Ambiente Paola Gazzolo- l'auspicio è che la sottosegretario all'Ambiente, Vannia Gava, stia verificando in tutte le aree del paese lo stato di attuazione delle opere previste.
Così come credo sia nei suoi poteri verificare un dato non nella nostra disponibilità ma reso noto da un autorevole dirigente del ministero dell'Economia in una recente riunione a Roma, e cioè che solo il 7% delle risorse destinate alla messa in sicurezza del territorio sia stata spesa, il che non accade certo in Emilia-Romagna", regione che "fa registrare una capacità di spesa che si avvicina al 70% dei fondi stanziati, di gran lunga superiore a quella media in Italia".
Peraltro, scrive ancora Gazzolo in una nota, "dei fondi destinati alla sicurezza del territorio e ipotizzati sia dal presidente del Consiglio che dal ministro per l'Ambiente non si ha ancora alcuna notizia, così come sta avvenendo sui progetti relativi all'Emilia-Romagna e le risorse previste e già definite: invitiamo quindi la sottosegretario Gava, dalla quale in questi lunghi mesi non abbiamo mai avuto alcun cenno o riscontro, a venire in Regione, per verificare lo stato di avanzamento dei progetti in Emilia-Romagna e avere le risposte che tuttora aspettiamo".
Inoltre, replica ancora l'assessore, "è bene precisare che dei 43,4 milioni di cui parla Gava, 28,4 sono statali e 16 stanziati dalla Regione. Degli interventi previsti, ne sono stati realizzati per 28,45 milioni di euro, già liquidati alle aziende che li hanno eseguiti, pari al 66% di quanto complessivamente disponibili.
Se consideriamo poi i fondi già impegnati, relativi a cantieri in corso o in avvio, saliamo a 34,56 milioni di euro, quasi l'80%. Mi chiedo se altri in Italia hanno fatto altrettanto sulle aree metropolitane, dimostrando una analoga capacità di programmazione, intervento e spesa come quella della Regione Emilia-Romagna".
Quanto al nodo idraulico bolognese, prosegue ancora Gazzolo, "nel bacino Reno-Samoggia sono previsti interventi di messa in sicurezza, fra cui la realizzazione di casse d'espansione per una portata complessiva di 33 milioni di metri cubi, per un investimento complessivo di 220 milioni di euro, 77 dei quali destinati a opere sul Cavo Napoleonico.


Sono già finanziati cantieri per 40 milioni di euro, 23 stanziati dallo Stato e 17 dalla Regione". Un certo peso, sostiene Gazzolo, l'ha avuto anche l'entrata in vigore del nuovo codice degli appalti nel 2016 e la sua immediata applicazione. "Non ci fu alcuna fase di transizione- sottolinea Gazzolo- il che costrinse tutta la pubblica amministrazione a riesaminare i progetti approvati alla luce delle nuove norme e dei nuovi parametri da rispettare, cosa che venne fatta anche in Regione e anche col progetto sulla località Pioppe". (Bil/ Dire)



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