lunedì 18 febbraio 2019

Alluvione del Reno, il M5S ha presenta un esposto in Procura.

Piccinini ( nella foto): “L'argine crollato era più basso di quello principale”. Depositato il faldone, composto da quasi 200 pagine, sull’esondazione dello scorso 2 febbraio a Passo Pioppe. Silvia Piccinini, capogruppo regionale del MoVimento 5 Stelle: "Inaccettabili le dichiarazioni delle sindache di Castel Maggiore e Argelato".

Riceviamo:

Oltre 50 allegati, tra cui due video, per un totale di quasi 200 pagine: è l’esposto che il MoVimento 5 Stelle, con la capogruppo Silvia Piccinini, ha presentato questa mattina in Procura a Bologna sull’alluvione che lo scorso 2 febbraio ha colpito Castel Maggiore e Argelato provocando danni che, al momento, sono stati stimati in oltre 22 milioni di euro. Nel faldone, che ricostruisce nel dettaglio gli interventi fatti negli ultimi anni soprattutto nella zona di Passo Pioppe, si cerca di porre all’attenzione degli inquirenti le caratteristiche dell’argine provvisorio, lungo 200 metri, che fu ricostruito dopo la demolizione del deposito militare presente proprio in quell’area. “Dalla ricostruzione che abbiamo fatto, anche supportati da alcuni documenti video di cui siamo entrati in possesso - spiega Silvia Piccinini - crediamo sia legittimo sostenere che l’argine provvisorio realizzato fosse sì più alto rispetto a quello presente fino a quel momento, come ha spiegato la Regione, ma in ogni caso inferiore di almeno 50 centimetri rispetto a quello principale che scorre lungo tutto il fiume in quella stessa zona. E di certo non è un caso che l’esondazione sia avvenuta proprio in quel punto mentre, sia più a valle che a monte, non risultano esserci stati problemi visto che il livello dell’acqua è stato più basso del livello dell’argine”. Un altro aspetto sul quale si cerca di far luce all’interno dell’esposto presentato dal MoVimento 5 Stelle riguarda le tempistiche dell’intervento programmato a Passo Pioppe per il quale le risorse (220mila euro) erano ampiamente disponibili ma che, nonostante ciò, si è prolungato senza mai concludersi attraverso un arco temporale di ben tre anni, dal 2015 al 2018. “Visto che si trattava di un intervento prioritario, che riguardava appena 200 metri di argine, crediamo che si dovesse utilizzare la procedura di somma urgenza e, in ogni caso, facendo molta attenzione a tutti i dettagli possibili. D’altronde lo stabiliva proprio il progetto approvato che la ricostruzione dell’argine dovesse essere fatta in un periodo estivo per evitare problemi dovuti al maltempo e con un intervento immediato, senza passaggi intermedi come invece è stato fatto – aggiunge Silvia Piccinini – Tutte mancanze che, a nostro avviso, sono direttamente imputabili al commissario per il dissesto idrogeologico, ovvero il presidente Bonaccini, che aveva il compito di vigilare sull’attuazione di quell’intervento. Adesso il nostro auspicio è che la magistratura possa fornire delle risposte, di certo più esaustive, di quelle che fino ad oggi sono arrivate dalla Regione. I cittadini che hanno subìto dei danni importanti meritano che venga fatta assoluta chiarezza su questa vicenda. Anche per questo troviamo inconcepibili e particolarmente gravi le dichiarazioni delle sindache di Castel Maggiore e Argelato che auspicano che tutto venga insabbiato  aspettando una fantomatica relazione della Regione che potrà far altro che assolvere se stessa” conclude la capogruppo regionale del M5S.

1 commento:

Anonimo ha detto...

E come al solito finirà a vino e tarallucci tra i compagni.