sabato 8 settembre 2018

Galli (Fi): No ai divieti per camini e stufe a legna, la Regione apra il confronto coi Comuni

L’azzurro contesta le nuove norme del Pair e stima costi “da 4.000 euro in su” per le certificazioni. “Ripensare l’impianto complessivo delle norme e prevedere incentivi”

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Ripensare all’impianto complessivo di tali misure che potrebbero risultare eccessivamente gravose in termini economici per famiglie e attività”. Anche Andrea Galli ( nella foto)  interviene contro le nuove norme del Piano aria integrato regionale (Pair 2020) che per i Comuni sotto i 300 metri di altitudine, prevede, dal primo ottobre al 31 marzo, il divieto di utilizzare legna “nei generatori di calore con classe di prestazione emissiva inferiore a 2 stelle e nei focolari aperti e che possono funzionare aperti”. Misure- taglia corto l’azzurro- che “intaccano la quotidianità delle famiglie” e che potranno “costare anche dai 4.000 euro in su” per chi volesse certificare il proprio impianto.
Il consigliere forzista obietta che i divieti toccheranno “inevitabilmente non solo aree cittadine, ma anche zone rurali, marittime e di vallata dove caminetti e stufe a legna risultano parte integrante delle abitazioni” e sottolinea che “non appare sufficientemente chiaro, inoltre, se il divieto valga anche per attività che normalmente utilizzano camini o forni a legna (ad esempio agriturismi, ristoranti o pizzerie)”.
Galli chiede dunque che la Regione apra “al più presto un confronto con i soggetti interessati, in primis i Comuni, per valutare l’applicazione di correttivi alle limitazioni stesse come, per esempio, l’applicabilità del divieto solo agli impianti di nuova installazione”. L’esponente dell’opposizione incalza infine la giunta a far sapere “se siano giunte lamentele, rimostranze, manifestazioni di dubbi e perplessità da parte dei Comuni”, e se, “a fronte di tali gravosi obblighi per le famiglie, la Regione abbia previsto forme di incentivazione adeguate, per quali somme e con quali tempistiche”.


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