L’azzurro
contesta le nuove norme del Pair e stima costi “da 4.000 euro in
su” per le certificazioni. “Ripensare l’impianto complessivo
delle norme e prevedere incentivi”
Segnalato
“Ripensare
all’impianto complessivo di tali misure che potrebbero risultare
eccessivamente gravose in termini economici per famiglie e
attività”. Anche
Andrea Galli ( nella foto)
interviene contro le nuove norme del Piano aria integrato regionale
(Pair 2020) che per i Comuni sotto i 300 metri di altitudine,
prevede, dal primo ottobre al 31 marzo, il divieto di utilizzare
legna “nei generatori di calore con classe di prestazione emissiva
inferiore a 2 stelle e nei focolari aperti e che possono funzionare
aperti”. Misure- taglia corto l’azzurro- che “intaccano la
quotidianità delle famiglie” e che potranno “costare anche dai
4.000 euro in su” per chi volesse certificare il proprio impianto.
Il
consigliere forzista obietta che i divieti toccheranno
“inevitabilmente non solo aree cittadine, ma anche zone rurali,
marittime e di vallata dove caminetti e stufe a legna risultano parte
integrante delle abitazioni” e sottolinea che “non appare
sufficientemente chiaro, inoltre, se il divieto valga anche per
attività che normalmente utilizzano camini o forni a legna (ad
esempio agriturismi, ristoranti o pizzerie)”.
Galli
chiede dunque che la Regione apra “al più presto un confronto
con i soggetti interessati, in primis i Comuni, per valutare
l’applicazione di correttivi alle limitazioni stesse come, per
esempio, l’applicabilità del divieto solo agli impianti di nuova
installazione”. L’esponente dell’opposizione incalza infine la
giunta a far sapere “se siano
giunte lamentele, rimostranze, manifestazioni di dubbi e perplessità
da parte dei Comuni”, e se, “a fronte di tali gravosi
obblighi per le famiglie, la Regione abbia previsto forme di
incentivazione adeguate, per quali somme e con quali tempistiche”.
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